L’adolescenza e la ribellione secondo Irene Nemirovsky

«La schiavitù, la prigione, ripetere ogni giorno gli stessi gesti alla stessa ora… Alzarsi, vestirsi… gli abitini scuri, i pesanti stivaletti, le calze a costine, fatti apposta apposta come una livrea, affinché nessuno per strada segua con lo sguardo neppure per un istante questa ragazzina insignificante che cammina». Siamo tra le pagine di Il ballo di Irene Nemirovsky e a parlare è Antoinette Kampf, quattordici anni, un’adolescente in fiore che si sente già una donna. Nel ballo che i genitori stanno organizzando nella loro grande casa vede l’occasione per approdare al mondo degli adulti . Un debutto in società che ha il sapore della libertà e della passione amorosa tipiche della giovinezza ma non dell’infanzia. La madre dispotica spezza sul nascere ogni speranza: «Questa ragazzina, questa mocciosa, andare al ballo, ma guardate un po’!». 

Il conflitto con la madre

Dispotica ai limiti della caricatura, Rosine Kampf è la figura più imponente del racconto. Si contende la scena con la figlia diventandone antagonista e insieme co-protagonista. Ambiziosa, bizzosa, arrogante, egoista oltre ogni dire. Tratta Antoinette come se fosse un piccolo soldato da raddrizzare, umiliandola e sminuendola continuamente. In realtà ne invidia la giovinezza, anzi, invidia il suo essere giovane e ricca insieme. «Ah! La vita era fatta male!… Il suo viso di ventenne… le guance floride… E le calze rattoppate, la biancheria ricucita… E ora i gioielli, i vestiti, le prime rughe… Andava tutto di pari passo… Quanto bisognava affrettarsi a vivere, Dio santo!» pensa Rosine guardandosi allo specchio.

I Kampf sono diventati ricchi all’improvviso e da poco, tutto merito di un fortunato quanto indefinito investimento in Borsa del signor Kampf. Siamo nella Parigi del 1928, un anno prima della Grande Depressione, e il ballo ha un duplice scopo: inaugurare la scalata sociale della famiglia e sbattere in faccia l’opulenza conquistata a chi in passato li aveva denigrati. Ma nell’economia del racconto il ballo è molto di più, fa emergere tutte le pulsioni, i difetti e i desideri che animano le due protagoniste, e soprattutto mostra perfettamente il meccanismo storto che regola il loro rapporto. Mamma e figlia combattono un duello continuo. La prima con la sua costante disapprovazione, la seconda con le lacrime trattenute per orgoglio e il proposito sempre rimandato di spezzare le catene che la vincolano a una sudditanza perenne. Un equilibrio precario e logorato che improvvisamente viene ribaltato perché Antoinette si ribella.

La ribellione

Complici il rancore represso nei confronti della madre, la frustrazione per i panni di bambina in cui non si riconosce più e l’invidia la liaison della tata inglese Betty, Antoinette esplode e in un gesto impulsivo butta nel fiume tutti gli inviti per il ballo. «Una sorta di vertigine si impadronì di lei, un bisogno selvaggio di commettere una bravata, di compiere una cattiveria. Serrando i denti, prese tutte le buste, le accartocciò tra le mani, le strappò e le gettò tutte insieme nella Senna. Per un lungo momento, con il cuore in gola, le guardò fluttuare contro l’arcata del ponte». Finché il vento le trascinò nell’acqua». Questo è il momento chiave del racconto perché è qui che si innesca il meccanismo che farà esplodere tutte le ostilità: non solo tra madre e figlia, ma anche tra moglie e marito.

L’analisi del dolore privato di un’adolescente nella cornice dei frivoli preparativi di un ballo diventa particolarmente interessante se pensiamo che chi scrive è una venticinquenne con una vita segnata dai trasferimenti e dai grandi drammi della storia. Il trasferimento da Kiev a a Pietroburgo a soli dieci anni, La fuga da Pietroburgo nel 1918 a causa della Rivoluzione russa, la Finlandia, Stoccolma… E poi il trasferimento in Francia, inizio di una nuova vita che si concluderà nel 1939 con la fatale deportazione a Auschwitz nonostante la recente conversione dall’ebraismo al cattolicesimo. Ma forse è proprio l’ampiezza di uno sguardo che ha assorbito tante realtà che, coniugato a una sensibilità naturale, ha permesso alla Nemirovsky di scendere nelle profondità dell’animo di una giovane donna e di vivere insieme a lei quei problemi che visti da fuori sono piccoli ma dall’interno diventano veri e propri drammi. 

Fonte foto: paladanzebologna.it

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