Pierangelo Bertoli, una voce emiliana per la canzone politica

pierangelo bertoli

Pierangelo Bertoli nacque a Sassuolo nel 1942. Nel suo primo anno d’età fu colpito da poliomielite che lo privò dell’uso delle gambe per tutta la vita. La sua infanzia fu caratterizzata però dall’ambiente in cui crebbe: figlio di operai della provincia modenese, entrò subito in contatto con una vivace vita politica di sinistra (in particolare del partito comunista). Iniziò quindi a interessarsi del clima sociale italiano molto prima di entrare in contatto con la musica. Seppur il fratello avesse una propria band quando Pierangelo era adolescente, egli ricevette in prestito una chitarra solo al venticinquesimo anno d’età e solo allora mise in musica le parole e i pensieri.

Musica, Politica, Locale

Dal 1970 iniziò a incidere con musicisti incontrati sempre nei raggruppamenti comunisti alla quale partecipava. Il suo primo album LP, Rosso colore dell’amore (Lega del vento Rosso, 1974), è una sintesi di brani dedicati sia alla lotta politica, come Non Vincono, che alla gioia e all’amore, come Rosso colore dell’amore, e Per dirti t’amo. L’album successivo continua questa tendenza ma aggiungendo anche brani in dialetto sassolese come Prega Crest (Roca Blues, 1975). Da una parte questi primi album fecero conoscere la voce di Bertoli ai circoli comunisti italiani e internazionali, dall’altra gli procurarono dei contratti discografici: prima con l’etichetta CGD, che pubblicò il successivo Eppure Sofia nel 1976, poi con la casa discografica Ascolto di Caterina Caselli, per l’album Il centro del fiume nel 1977. Nel 1978 l’album S’at ven in meint (Ascolto, 1978) con solo canzoni in dialetto sassolese.

Riconoscimento in Italia

A rendere effettivamente noto Pierangelo Bertoli a livello nazionale furono probabilmente l’album A muro duro nel 1979 e poi Certi momenti nel 1980. Il primo racchiude un’omonima canzone che è forse la più famosa del cantante ed eseguita da tutti gli artisti partecipanti nel 2012 al concerto per le vittime del terremoto in Emilia, Italia Loves Emilia. Nel secondo invece una collaborazione con Fiorella Mannoia (all’epoca all’inizio di carriera) per la canzone Pescatore. Il cantante esce dalla scena locale emiliana ma non abbandona le idee e le ispirazioni sociali legate ai suoi riferimenti politici. Nell’ultimo album sono riscontrate critiche verso la chiesa cattolica (palesate anche in interviste successive); mentre nel 1984 saranno sottolineate critiche contro il totalitarismo sovietico con la canzone Varsavia (Canzone d’autore, 1987) che lo porterà ad allontanarsi dal partito comunista per avvicinarsi alla sinistra socialista e poi ai radicali. In questi anni si prodigò spesso a sostegno dell’inclusività verso le persone come lui affette da disabilità; vinse un telegatto nel 1989 per uno spot a favore della rimozione di barriere architettoniche nei luoghi pubblici.

Nel 1991 partecipò al Festival di Sanremo assieme al gruppo sardo Tazenda con una canzone di quest’ultimi e tradotta in parte da Bertoli: Spunta la luna del monte. Nel 1992 di nuovo a Sanremo con una canzone ritenuta profetizzante lo scandalo di Tangentopoli: Italia d’oro. In questo decennio assistiamo alla pubblicazione di 3 album: Italia d’oro (Dischi Ricordi, 1992), Gli anni miei (Dischi Ricordi, 1993), Angoli di vita (Crisler, 1997). Nel 2002 la pubblicazione dell’ultimo album, 301 guerre fa, con la Crisler. Quell’anno, dopo varie cure per il tumore ai polmoni di cui soffriva, lo colse la morte all’età di 59 anni. Dopo di lui sarà soprattutto il figlio Alberto a portarne avanti l’eredità musicale essendo anch’egli cantante e musicista.

Lo stile

Bertoli nasce come un cantautore nel senso più ideale del termine: crea dei testi che poi la musica si limita a supportare: la centralità è della voce, ad accompagnare potrebbe esserci anche solo la chitarra (strumento primario di Bertoli). L’apparato sonoro, quindi tastiere, batteria, basso, armonica, sono affidate a collaboratori, lasciando così il cantante a dedicarsi soprattutto alla scrittura dei testi. La voce è certamente presente e importante in ogni brano: il tono è potente, caldo e ricco di armonici, capace di inasprire al meglio le parti gravi e rallegrare quelle acute. In tal senso le canzoni malinconiche risultano quanto più evocative (ascolta Non ti sveglierò), mentre quelle più spensierate acquisiscono un sapore allegro e folklorico (ascolta L‘Autobus).

I temi trattati dal cantautore passano dalla politica (Non vincono), all’amore (Chiama Piano), al popolare (Rosso colore), nonché alla propria vita (Muso duro). Un’artista sicuramente prolifico nel corso della sua vita e molto attivo nella scena musicale emiliana (oltre alla Mannoia, ebbe il merito di far conoscere un giovanissimo Luciano Ligabue). Forse la sua attenzione verso temi politici e sociali, nonché per l’inclusività, lo hanno identificato più come artista locale che nazionale, non venendo promosso sempre dai palchi della penisola e rimanendo tuttora meno conosciuto rispetto ad altri musicisti del suo tempo. Ciò però l’ha reso più autentico rispetto a una promozione di un prodotto musicale quanto più lontano dalle regole del mercato e del successo. Le canzoni di Pierangelo Bertoli ci regalano ancora oggi stralci di musica e testi senza tempo, capaci di emozionarci e farci pensare esattamente come quando furono composti.

Fonte foto copertina: pagina Facebook Pierangelo Bertoli

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