Il biossido di titanio sì o no?

il biossido

Il biossido di titanio (TiO2) è un minerale presente nei suoli e nei sedimenti, poiché il titanio è il nono elemento più frequentemente trovato sulla crosta terrestre.

Questa sostanza viene prodotta e/o importata nello Spazio economico europeo in oltre 1.000.000 di tonnellate all’anno, perché ha un’ampia gamma di applicazioni come pigmento per conferire bianchezza e opacità a prodotti di ogni genere.

Infatti è usata per vernici, rivestimenti, plastica, carta, inchiostri, ma anche alimenti (l’additivo noto come E171), pillole e compresse, dentifrici e cosmetici.

In particolare, nei cosmetici il biossido di titanio in polvere, con particelle di dimensioni nanometriche (un nanometro è un milionesimo di millimetro), è utilizzato come filtro solare fisico grazie alle sue forti capacità di assorbimento della luce UV e al fatto che in questa forma risulta essere trasparente anziché bianco, con evidenti vantaggi estetici.

Si definiscono filtri fisici quelli capaci di riflettere e/o diffondere le radiazioni ultraviolette, e sono costituiti da molecole inorganiche.

Fantastico! o no?

Il biossido di titanio ha una solubilità in acqua molto scarsa e quindi per molti anni è stata considerata una polvere inerte. Tuttavia, i dati mostrano una distribuzione rapida, un’eliminazione lenta o inefficace e un potenziale accumulo nei tessuti a lungo termine, particolarmente importanti per la valutazione del rischio umano derivante dall’inalazione di TiO2 nanometrico. Dopo l’esposizione orale, l’assorbimento e la tossicità del nano-TiO2 sono limitati.

L’ultima valutazione dell’EFSA (l’agenzia Europea per la sicurezza alimentare, che ha sede in Italia a Parma) sul biossido di titanio (E171) è stata completata nel 2021 e ha concluso che il biossido di titanio non può più essere considerato sicuro come additivo alimentare a causa di problemi di genotossicità, cioè di tossicità a carico del DNA, il nostro patrimonio genetico.

Anche la polvere di biossido di titanio, se inalata, è stata classificata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) come cancerogena del gruppo 2B, il che significa che è possibile che sia cancerogena per l’uomo.

Queste valutazioni hanno generato una vivace discussione sull’opportunità di continuare ad usare il biossido di Titanio nei cosmetici da parte dei consumatori.

Come sempre, dipende…

Sicuramente non è più accettabile la presenza del Biossido di Titanio come additivo alimentare.

Secondo la classificazione fornita dalle aziende all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) che ha emanato il regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorization and Restriction of Chemicals), il Biossido di Titanio è sospettato di provocare il cancro  solo se sotto forma di polvere in particelle nanometriche, mentre per le altre forme non vi sono pericoli, quindi la polvere di dimensioni superiori a quelle nanometriche può continuare ad essere prodotta ed utilizzata come pigmento in prodotti non alimentare.

Tuttavia una percentuale di particelle più piccole è sempre contenuta in una polvere, quindi la guida dell’ECHA sull’uso sicuro del biossido di titanio suggerisce di osservare buone pratiche di igiene industriale durante la sua manipolazione, evitando di sollevare e respirare la polvere.

E nei cosmetici?

La maggior parte degli studi condotti su esseri umani o animali a livello cutaneo hanno dimostrato che il nano-TiO2 non penetra oltre gli strati esterni dello strato corneo e non raggiunge la circolazione sanguigna, né nella pelle sana né in quella compromessa.

 Il comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (SCCS) giunge alla conclusione che non vi siano prove di cancerogenicità, mutagenicità o tossicità riproduttiva dopo l’esposizione cutanea al nano-TiO2 contenuto nei filtri solari, che quindi non presenta rischi per la salute se applicato sulla pelle a una concentrazione fino al 25% (che non è poco). Il Regolamento sui cosmetici dell’UE ha reso il nano-TiO2 un filtro UV autorizzato, tranne che nei prodotti spray che potrebbero portare all’esposizione polmonare per inalazione.

Esistono comunque altri filtri solari efficaci diversi dal biossido di Titanio, filtri chimici autorizzati dal regolamento cosmetici. Si definiscono filtri chimici tutti quei filtri solari capaci di assorbire le radiazioni elettromagnetiche ultraviolette restituendole sotto forma di altra energia, non pericolosa per la pelle.

Se poi non volete fidarvi nè del biossido di Titanio nè della chimica, ci sono sempre la maglietta, il cappello e l’ombrellone.

*Biochimico, direttrice del  Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL

Foto di Bruno da Pixabay

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