Case in affitto a NYC

L’altro ieri c’erano 24 gradi e si girava a maniche corte, oggi nevica: benvenuti a New York City!

Amici di London Eye, il mio “occhio” per qualche mese si sposta qui, nella Grande Mela, la città dove tutto è possibile, inclusi sbalzi climatici di 20 gradi da un giorno all’altro. C’è chi dice che faccia parte del fascino della città, di certo è un’esperienza interessante. Per un lungo soggiorno in questa città, quindi, occorre un guardaroba quattro stagioni ma, prima di tutto, occorre una sistemazione confortevole, cosa meno facile da trovare di quanto si possa immaginare. 

Attenzione alle scelte online

Tanto per cominciare, mai, e dico mai, scegliere un appartamento basandosi sulle fotografie.

Potreste dire “bella scoperta, questo vale in tutto il mondo” ma quando si viene a NYC si è portati a credere che in questa città ricca e sfarzosa le case siano mediamente belle: insomma, un conto è cercare un appartamento a Calcutta, altra cosa è New York City, no? Errore! New York può offrire sistemazioni così miserabili che faticherete a credere di essere davvero nel cuore del sogno americano. Ed i siti online, dove gli appartamenti sono fotografati da ogni angolatura, non sono di aiuto: ci sono tuguri di tale fotogenia da lasciare sconcertati. Anche a voler essere scaltri e scandagliare le foto con minuziosa attenzione, ci sono cose alle quali noi europei non penseremmo mai: di solito controlliamo i bagni, la cucina, l’ampiezza degli spazi, ma a chi verrebbe in mente che la finestra di una camera possa affacciare sul muro del palazzo di fronte, così vicino da poter essere toccato? Parlo per esperienza diretta, lo ho visto con i miei occhi increduli.

Lavatrice

La lavatrice. Ecco un’altra cosa che siamo abituati a dare per scontata e che invece, qui, nella Grande Mela, è un lusso: pochi appartamenti la hanno all’interno, alcuni palazzi hanno le lavanderie comuni nei seminterrati ma capita di frequente che non ci sia ed il bucato si va a farlo fuori, nelle lavanderie a gettone. Io ancora non me ne capacito ma tant’è, a New York City.

La topaia

E poi c’è l’appartamento dove abbiamo rischiato di trascorre tre mesi.

Scaltra come una faina, dopo aver visto la casa online, ho mandato un’amica a visitarlo dal vivo.

“Quando sono andata era occupato da gente che aveva un sacco di roba”, mi ha detto la mia amica, “però è grande. Ci sono lavatrice ed asciugatrice come vuoi tu. Per tre mesi mi pare possa andare.” mi ha detto rassicurandomi. Ed ho prenotato. Per tre mesi. E quando sono entrata mi è venuto un colpo. Ammi ha brillantemente riassunto lo stato dei luoghi: 

“Fa tutto schifo.” ha detto, chiudendosi poi in un silenzio disperato.

In effetti si potrebbe dire che “fa schifo” sia stato un giudizio affrettato perché poi, a verificarlo meglio, l’appartamento faceva più che schifo: cadeva a pezzi. E quei pezzi erano luridi.

Anzi tutto la cucina, i cui sportelli brillavano di unto antico divenuto un tutt’uno con l’anta. I pensili nell’interno, per fortuna, erano puliti per una ragione semplice: non c’erano, tutti crollati. I pochi ripiani esistenti erano occupati da paccottiglia di vario genere, probabile ricordo di precedenti inquilini. Dal lavandino non usciva acqua calda e, visto com’era ridotto, sorprendeva che uscisse dell’acqua. 

Quando ho chiesto di riparare i pensili ed il rubinetto, mi è stato risposto: i pensili non sono rotti, è il design; quanto all’acqua calda, ce l’hai nel resto della casa.

Le due camere da letto erano ampie ma tutto all’interno crollava: i cassetti della cassettiera, le lampade, le tende, tenute su per miracolo. Le finestre, in apparenza grandi e luminose, erano in realtà sigillate da un orrido doppio vetro incastonato da una struttura in metallo che non avrebbe stonato in un magazzino abbandonato.

I bagni, due, funzionavano entrambi e questo era il lato positivo, pazienza per l’illuminazione delle plafoniere che spandevano una luce giallognola sul mosaico beige di pareti e pavimento: veniva più voglia di piangere che di lavarsi ma, si sa, i colori sono questione di gusti.

Nel soggiorno trionfava un tappeto che in vita sua doveva essere stato calpestato da migliaia di persone e ne riportava chiare le tracce.

C’erano, poi, una cabina armadio per stanza, una gran comodità avevo pensato guardando le foto e la planimetria. Non avrei mai immaginato, però, che entrambe fossero invase da oggetti che non erano di proprietà degli occupanti, come aveva pensato la mia amica quando aveva visto la casa, ma si trattava di cose del proprietario: lampade rotte, scatole di elettrodomestici, sedie, un seggiolino per bambini, due stampanti, cuscini lerci e, per ogni evenienza, una sedia a rotelle. Giuro: una sedia a rotelle.

Quando ho chiesto di rimuovere ogni cosa mi è stato risposto: e dove metto tutto? 

Potreste pensare: siete andati al risparmio ma vi assicuro che no, non ci regalavano nulla.

Due settimane è il tempo che abbiamo trascorso nella topaia, due settimane nel corso delle quali abbiamo visto altre topaie fino a che, quando ormai eravamo arresi a restare dove stavamo, abbiamo trovato un appartamento normale, pulito e luminoso. Ed allora è stata la volta del background check ma questa è un’altra storia e ve la racconto la prossima volta.

Tutto questo, comunque, per dirvi: attenti, NYC sarà anche una delle città più ricche del mondo ma le case in affitto non sempre la rispecchiano.

N.d.A.

Ho pensato a lungo se scrivere questo articolo: lamentarmi di una brutta casa in un momento in cui migliaia di persone hanno perso la propria mi faceva e mi fa sentire a disagio. London Eye, però, ha sempre cercato di dare ai suoi Lettori un po’ di leggerezza e, perseguendo questo fine, scrivo e continuerò a scrivere.

Foto di noelsch da Pixabay

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