La Battaglia di Gaza e la Crociata degli Scomunicati

la battaglia di gaza

Una delle imprese più straordinarie compiute da Federico II di Svevia fu la restituzione del Santo Sepolcro alla cristianità senza che venisse versata una sola goccia di sangue. A otto secoli di distanza l’impresa appare ancor più grande se si considera l’attuale situazione in Palestina.  

La riconquista della Terra Santa fu il risultato di un accordo di pace decennale con il sultano d’Egitto al Malik al Kamil (passato alla storia come il trattato di Giaffa, siglato il 18 febbraio 1229) e fu tanto più straordinaria in quanto avvenne quando Federico era scomunicato.

Trascorsi i dieci anni dell’accordo di pace, il 13 novembre del 1239, Gaza fu teatro di una sanguinosa battaglia tra cristiani e mussulmani Ayyubidi, la dinastia fondata da Saladino, la stessa di al Malik al Kamil che, nel frattempo, era morto. La battaglia fu la conseguenza della chiamata alle armi di papa Gregorio IX. Nel settembre del 1239 un esercito di crociati sotto la guida di Teobaldo di Navarra, conte di Champagne, arrivò ad Acri dove ricevette rinforzo dagli Ordini militari (Templari, Ospedalieri e Teutonici) e dai Baroni del Regno di Gerusalemme. 

La battaglia si svolse in più fasi nelle quali l’esercito crociato subì numerose perdite e circa 80 uomini furono fatti prigionieri. Quando l’esercito mussulmano si ritirò a Gaza Teobaldo rinunciò all’inseguimento temendo l’uccisione dei prigionieri in caso di attacco. Soltanto due anni dopo i crociati catturati furono finalmente rilasciati. 

L’attacco terroristico di Hamas e la reazione di Israele

Il 7 ottobre scorso numerosi terroristi di Hamas usciti dalla Striscia di Gaza hanno perpetrato l’attacco terroristico più sanguinoso mai avvenuto sul suolo israeliano. Circa 1200 persone, per la maggior parte civili tra cui donne e bambini, sono state barbaramente uccise, 253 sarebbero state prese in ostaggio. La reazione di Israele non si è fatta attendere e da oltre sei mesi gli attacchi su Gaza continuano sotto gli occhi indignati del mondo intero. In particolare sono stati gli studenti dei campus americani e delle università europee a promuovere una serie di proteste e di sit-in che hanno destato clamore e messo in rilievo la sproporzione della reazione di Israele. Tale reazione, finalizzata all’eliminazione di Hamas, sta mietendo vittime in modo indiscriminato nella popolazione civile. La conta dei morti si avvicina drammaticamente alla cifra di 35.000 di cui oltre un terzo, circa 12.300, sono bambini. Il sospetto è che in Palestina sia in corso una pulizia etnica con l’obiettivo di cacciare i palestinesi dalla striscia di Gaza a cui seguiranno quelli dei territori della Cisgiordania. Ciò renderà molto più difficile un accordo, se mai ci sarà, di convivenza pacifica che porti alla realizzazione di due Stati.  

L’attuale crisi in Palestina si presta ad un confronto la battaglia di Gaza del 1239? Dare una risposta a questa domanda è semplicemente impossibile e tuttavia una cosa è certa: la drammatica situazione in cui versa oggi la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza è il risultato dell’incapacità di raggiungere un accordo di pace e di pacifica convivenza tra popoli con diverse fedi religiose. 

In questo articolo vogliamo fare una riflessione su ciò che furono le crociate e soffermarci sull’unica che produsse un’accordo di pace duraturo, quella di Federico II di Svevia, passata alla storia come la “crociata degli scomunicati”. 

Crociate, evoluzione armata dei pellegrinaggi in Terra Santa

Le crociate furono un fenomeno complesso, sociale, religioso, politico e militare, che ebbe luogo dall’XI al XIII secolo e produsse conseguenze che si manifestarono nei secoli successivi. La parola “crociata” fu coniata quando ormai i viaggi in Terra Santa si erano esauriti. Essa deriva da “croce”: è dunque legata alla morte di Cristo sul Golgota, la collina fuori le mura di Gerusalemme dove ebbe luogo la crocifissione. Le spoglie mortali di Cristo vennero poste nel Santo Sepolcro. Paradossalmente il primo e più importante luogo sacro della cristianità è una tomba vuota.

La prima crociata ebbe luogo nel 1095. Fu voluta da Urbano II e rappresentò l’inizio di una rivoluzione dottrinale. Per la prima volta la Chiesa passava dal rifiuto della violenza alla giustificazione dell’uso delle armi, dal pacifismo alla guerra santa. Prima delle crociate la posizione della Chiesa era stata fondamentalmente pacifista, basata sulla parola di Gesù, che aveva professato l’amore verso il prossimo e verso il nemico.

Inizialmente non ci fu una chiara distinzione tra crociati e pellegrini. La trasformazione avvenne nel XII secolo allorché la contesa per il possesso di Gerusalemme infiammò la scena politica e sociale tra Europa e Medio Oriente. Papi, sovrani, nobili, signori, cavalieri, pellegrini videro nella difesa del Santo Sepolcro il loro obiettivo principale e ciò ancor di più allorquando Saladino si impossessò di Gerusalemme il 2 ottobre 1187. 

Federico II e al Kamil, i due Sovrani più potenti del Mediterraneo

Quando, nel 1194, Federico II di Svevia viene al mondo, la principale preoccupazione dei papi è quella di gestire i rapporti con i regnanti, in primis con gli imperatori del Sacro Romano Impero, in modo da salvaguardare il primato e gli interessi della Chiesa. Le crociate diventano uno strumento formidabile nelle loro mani. I papi contemporanei di Federico II – Innocenzo III, Onorio III, Gregorio IX e Innocenzo IV – ne sono agguerriti sostenitori. Federico non può sottrarsi all’obbligo di organizzare e guidare una crociata, ma lo fa a modo suo. Vediamo.

Nel 1212 Federico lascia la Sicilia e si reca in Germania dove trascorrerà otto lunghi anni. Nel 1214 la battaglia di Bouvines (oggi nella regione dell’Alta Francia), primo scontro della storia tra Stati nazionali (Francia, Inghilterra, Germania) pone le premesse per ottenere la Corona imperiale. Il 22 novembre 1220, a Roma nella Basilica di San Pietro, Federico viene incoronato da papa Onorio III. Presta solenne giuramento come “protettore e difensore della Chiesa Romana”, poi viene unto con il sacro crisma dal vescovo Ugolino dei conti di Segni, cardinale di Ostia, futuro papa Gregorio IX, dalle cui mani riceve la croce. 

La battaglia

Appena incoronato Federico promette di inviare in Egitto un contingente nella primavera seguente e di partire egli stesso in agosto. Tre mesi dopo, il 10 febbraio 1221, da Salerno invia una lettera circolare a tutte le città della Toscana e della Lombardia ordinando di preparare uomini ed equipaggiamenti per l’imminente viaggio in Terra Santa. Pochi giorni dopo giunge, per la prima volta nella sua vita, in Puglia, a Foggia (che sceglierà come „Regalis Sedes Imperialis“) e successivamente visita Barletta, Bari, Brindisi, etc., col chiaro scopo di conoscere i territori del Regno da cui partirà per la Terra Santa. Nel frattempo la quinta crociata, ordinata da Onorio III e guidata dal legato pontificio Pelagio, fallisce miseramente sotto le mura di Damietta, in Egitto (fallisce, per inciso, anche il tentativo di Francesco di Assisi di convertire il sultano al Kamil). Onorio accusa Federico di aver contribuito al fallimento non avendo mantenuto la promessa fatta in San Pietro. Come nuovo termine per la crociata venne concordato l’anno 1227, ma subito dopo la partenza da Brindisi, un’epidemia scoppiata sulle navi costringe Federico a interrompere il viaggio e a far ritorno a Otranto. 

La Scomunica del Papa e la Pace col Sultano

Il 29 settembre 1227 Ugolino, divenuto papa col nome di Gregorio IX, scomunica Federico. Incurante della scomunica nel giugno 1228 Federico parte per la crociata. Giunto in Terra Santa, dal settembre 1228 al febbraio 1229 conduce trattative con il sultano al Malik al Kamil. I due sovrani non si incontrano di persona, ma si scambiano visite di emissari nei rispettivi accampamenti. Le trattative avvengono segretamente e sono accompagnate da scambi di doni e di informazioni su temi di medicina e di scienza. Il 18 marzo 1229 nella Chiesa del Santo Sepolcro Federico II si autoincorona Re di Gerusalemme.

Di seguito un estratto dei termini dell’accordo in un racconto dello stesso Federico: 

«Ci è stata restituita Gerusalemme e tutto il contado tra essa e Giaffa, Nazaret e il contado fino ad Acri, la terra di Tibnin che è ampia, larghissima e utile ai Cristiani, Sidone con tutta la pianura e il contado, un luogo utile ai Cristiani e ai Musulmani che lo ritenevano fruttuoso per il porto dove custodivano le armi e da dove portavano frequentemente quanto necessario a Damasco e Babilonia. Inoltre, a noi è consentito riedificare le mura della santa città di Gerusalemme, il castello di Giaffa, Sidone, Cesarea e quello costruito dai teutonici nella montagna di Acri, cosa che mai fu permessa ai Cristiani durante la tregua. Il sultano, invece, fino al termine della nostra tregua decennale, non deve edificare o costruire alcun nuovo castello […] Sappiate, infine, che il sultano dovrà restituire quei prigionieri non ritornati al tempo della perdita di Damietta secondo il patto avuto tra lui e gli altri cristiani, e quelli catturati dopo» (Fonte: Coronatio hierosolymitana, in Monumenta Germaniae Historica – dal saggio di Giovanni Coppola “Costruzioni Federiciane in Terra Santa durante la sesta crociata, 1228-1229”). 

La Battaglia

Sopra, un particolare della Mappa di Gerusalemme al tempo dei crociati – XII sec. – Originale: Biblioteca Reale dei Paesi Bassi, L’Aia. Foto di Pasquale Episcopo tratta dal Catalogo della mostra “Jerusalem 1000 – 1400. Every People under Heaven” Metropolitan Museum of Art New York. 26/09/2016 – 08/01/2017.

Nell’immagine centrale, la conquista di Damietta da parte dei Crociati. Dipinto di Cornelis Claesz van Wieringen. Frans
Hals Museum Haarlem, Paesi Bassi. (da Wikipedia – immagine di pubblico dominio)

Foto copertina di hosny salah da Pixabay

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