Celleno, un paese fantasma nella Tuscia viterbese

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Arroccato sulle colline tufacee sopra il lago di Bolsena si trova un borgo fantasma, noto anche come paese delle ciliegie (per la nota sagra di questo prodotto che si svolge la seconda domenica di Giugno) ma che in realtà si chiama Celleno. Sembra che il nome derivi dalle cavità o grotte di cui il sottosuolo è pieno e che, nel dialetto del posto, sono chiamate “celle”. Venne abbandonato perché ritenuto sfortunato a causa di una serie di eventi catastrofici come terremoti, frane, epidemie. La visita è gratuita.

Cenni di storia

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La storia di questo borgo ci dice che venne fondato molto prima dell’antica Roma e divenne poi, con gli etruschi, una fondamentale punto di scambi viari tra il popolo dei Volsini e quelli della città di Ferento; tale importanza strategica continuò con i Romani. Venne saccheggiata da Goti e Longobardi per poi finire sotto il predominio prima dei Guelfi e poi dei Gibellini. Nel 1527 papa Clemente VIII assegnò Celleno al cardinale Franciotto Orsini. La famiglia Orsini lo tenne fino al 1580, quando fu poi assorbito dalla Camera Apostolica.
Celleno oggi rientra in un progetto di recupero denominato “Il Borgo Fantasma di Celleno”, realizzato dall’Università della Tuscia, sostenuta dalla Regione Lazio. Arrivando al borgo antico, la prima cosa che apprezzerete è il Castello Orsini, all’ingresso, sulla destra dell’antico abitato, circondato da un fossato e impreziosito da un fortilizio e da una torre di guardia. Sotto di esso, visitabili, si trovano le celle che ospitano ancora gli attrezzi agricoli e dell’uso quotidiano dell’epoca. Apprezzabilissimi l’antico forno, le stalle e le cantine dove un tempo si teneva il vino.

Guardando verso la Piazza del Comune, a destra del castello, sorge la Chiesa di San Carlo, realizzata nell’anno giubilare 1625 per volontà della Congregazione di San Carlo che venne edificato sui resti di una più antica chiesa medievale con navata unica, di dimensioni molto ridotte, ma abilmente affrescata.
A sinistra del castello si innalza il campanile dell’ex parrocchia ed accanto ad esso si trovano i ruderi della Chiesa di San Donato, patrono di Celleno.

La leggenda delle Arpie

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La leggenda narra che nel mese di luglio, ma non si sa bene il giorno, arrivino a convegno le Arpie, esseri alati leggendari col corpo di donna, che svolazzano sopra le mura del castello. Si dice che probabilmente questi racconti vennero introdotti proprio dai Longobardi. Ed in loro memoria si tiene la “Notte dell’Arpia”, un evento musicale che coinvolge artisti locali con uno spettacolo circense, “L’Arpia Volante”, messo in scena dagli artisti del Circo Verde.

Uscendo dal borgo, è consigliabile visitare il Convento di San Giovanni Battista che fu costruito a partire dal 1610 attorno alla preesistente Pieve Romanica di San Giovanni, di cui oggi ne conserva l’abside del XII secolo. Il convento è dotato di un chiostro quadrangolare affrescato con storie relative a San Francesco.

Come arrivarci

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Da Roma occorre imboccare la Cassia bis fino a Viterbo e da qui percorrere la SP5 Teverina in direzione Celleno. Se invece provenite da altre zone, bisogna percorrere l’Autostrada A1 e prendere l’uscita al casello di Orte. Dopodiché prendere la Superstrada in direzione di Viterbo e infine la SP5 per Celleno. Giunti in paese si potrà parcheggiare l’auto a pochi metri dall’ingresso dei primi ruderi.

Dove mangiare

Presso il ristorante “Mediterranea”, sulla strada Teverina al km 15, ad un costo tra i 20 e i 30 euro, potrete gustare, oltre a piatti vegani, paccheri, scialatelli allo scoglio, spaghetti con colatura di alici, calamarata del pescatore, frittura di paranza, coda di rospo, orata, spigola, trancio di spada (tutto alla griglia) od anche varie pizze napoletane. Ampio parcheggio ed accesso per diversamente abili.

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