La sorprendente somiglianza tra britannici ed italiani

Scrivo sempre delle differenze che ci sono tra noi italiani ed i britannici, tra le nostre culture così distanti, tra le nostre abitudini così diverse. 

Tra tante diversità, però, ho trovato qualcosa che ci avvicina e ci accomuna: ho notato che quando si parla di amore e di attenzione per il bene comune, di rispetto per quel qualcosa che non è solo nostro ma appartiene alla società, quando ci viene chiesta una rinuncia per tutelare la collettività cui apparteniamo, allora dimostriamo di essere incredibilmente simili se non uguali. È quello, infatti, il momento in cui le nostre condotte si uniformano, legate dall’assoluto disinteresse per la collettività: ai britannici, come agli italiani, non importa assolutamente niente del bene comune, zero. E se ci fosse stato bisogno di una dimostrazione, è arrivato il Covid-19 ed ogni dubbio è scomparso.

La prima ondata della epidemia ha colto il mondo impreparato: non si conosceva nulla del nuovo virus e tutti i paesi ne sono stati colpiti in maniera simile. 

Da febbraio ad oggi molte cose sono state chiarite: sappiamo che il nostro nemico, chiamato Covid-19, è un virus che si trasmette per via aerea, quindi le goccioline respiratorie – gli sputacchi che ci sfuggono mentre parliamo per capirci, o quando starnutiamo – sono un vettore. Siccome una cura ancora non c’è e il vaccino chissà quando arriverà, i paesi di tutto il mondo hanno richiesto ai cittadini l’utilizzo dei medesimi protocolli: indossare mascherine, lavarsi spesso le mani, tenere una distanza dal prossimo di almeno un metro. 

Per far capire alla gente il concetto della “distanza” è stata coniata un’espressione apposta: distanziamento sociale, social distancing, tradotta così in tutto il mondo. 

A ben vedere, la parola “distanziamento” sarebbe stata sufficiente anche da sola, era ovvio che dovessimo stare distanti gli uni dagli altri e non da un parapetto o dal muro, ma “distanziamento sociale” voleva essere uno slogan, un messaggio così forte da plasmare le condotte delle persone: state distanti, il virus non ha gambe e cammina con le vostre, non siatene il vettore, se starete distanti lo sconfiggeremo. 

Ebbene, si fosse trattato di una campagna pubblicitaria sarebbe stata il fallimento del secolo, in Italia come in UK, a Roma come a Londra. 

Gente che non sapeva cosa fossero i virus ha iniziato a pontificare sull’inesistenza degli stessi, sull’inutilità delle mascherine e sull’assurdità del distanziamento.

È arrivato anche il caldo e a quel punto mettere la mascherina è parsa a molti una follia. Fa male, si respira anidride carbonica. Pensa ai milioni di chirurghi che indossano la mascherina ore ed ore al giorno e muoiono come mosche… ma no, non risulta che ne me muoiano di continuo per via dell’uso continuato… che strano, eh?

E poi, il distanziamento: ma come si fa a stare distanziati? Dove lo mettiamo il bisogno di socializzare, di goderci la vita tutti ammucchiati in spiaggia, nei parchi o nei ristoranti? Io mi voglio divertire, I want to have fun!

Così eccoci qui, a Londra come a Roma, in Italia come in UK, tutti nuovamente impestati. 

Sarebbe bastato così poco: mascherina, lavarsi le mani, stare distanti per proteggerci, magari rinunciando a qualcosa per il bene di tutti.

Ma, appunto, da Londra a Roma pare si sia fatto a gara per violare le regole del distanziamento, in nome della libertà. Quella individuale, ovviamente, ché di quella collettiva non si è preoccupato nessuno, italiano o britannico che fosse.

Boris Johnson aveva torto quando ha detto che i britannici amano la libertà più degli italiani: la amano quanto la amiamo noi, è solo che amiamo tutti quella sbagliata, quella che ci fa preoccupare solo per noi stessi senza tener conto dei più ampi interessi della società cui apparteniamo. 

La condotta dei britannici stupisce maggiormente: noi italiani, si sa, le regole le contestiamo a prescindere, ma i britannici, così precisi, così superiori a tutti, quelli  cui l’Europa stava stretta perché loro sono meglio, adesso eccoli qui, senza mascherine e irrispettosi delle regole. Ed il virus si diffonde ed i contagi aumentano.

Così siamo di nuovo tutti uniti, britannici ed italiani, nel protestare contro i rispettivi governi per i nuovi provvedimenti di chiusura. 

Alla fine non siamo così diversi e le differenze tra noi si azzerano, sommerse dall’attaccamento alla libertà di fare come ci pare, a scapito di tutti. A scapito, addirittura, di noi stessi. 

Foto di Vianney Dugrain da Pixabay

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.