
Musicisti, produttori, case discografiche e appassionati spesso si chiedono: quale sarà la musica del futuro? Se per alcuni è un esercizio di fantasia e creatività, per altri è un problema fondamentale: intercettare quanto prima le mode delle prossime generazioni migliorerà la propria posizione sul mercato e la diffusione del proprio materiale. Alcune band sperimentali, invece, cercano di proiettarsi in avanti offrendo un sound talmente innovativo da anticipare i gusti dei nuovi ascoltatori. Ma tutti si muovono in un terreno scivoloso. Capire le tendenze significa capire la società in toto e dato che viviamo un’epoca in cui i cambiamenti estetici sono piuttosto rapidi, è sicuramente più facile e redditizio seguire le correnti che non inaugurarle. Proporsi come dei precursori ha spesso condotto al fallimento commerciale e non al merito: la musica elettronica nasce già negli anni ’50 ma all’epoca non c’era un pubblico desideroso di ascoltarla, strumenti musicali futuristici come la glassharmonica e il theremin sono rimasti sconosciuti a livello popolare, generi come la dubstep hanno avuto un breve successo per poi confondersi fra sonorità e stili attigui.
Il passato racconta il futuro
Per tentare di prevedere il futuro a volte bisogna osservare cosa è successo nel passato. L’illusione della proiezione del successo musicale ci viene consigliata da un aneddoto del compositore Arnold Schoenberg (1874-1951): <Ora i postini fischiettano Rossini, fra cinquant’anni fischietteranno i miei brani>. La musica da fischiettare sono i capolavori dell’atonalità e della dodecafonia di Schoenberg, difficili da imparare, da eseguire e anche da ascoltare. Sebbene l’aneddoto sia probabilmente inventato, rispecchia il seguente pregiudizio sociale: il presente avrà fama nel futuro come il passato ha celebrità nel presente. Ebbene, ciò non succede sistematicamente. Il tempo è un susseguirsi di innumerevoli fatti che avvengono tutti assieme. La nostra percezione è un filtro che trattiene gli avvenimenti più impattanti sulla nostra esperienza. Così qualcosa rimane e qualcosa scompare. Nella musica succede lo stesso. Soffermarsi su ciò che è rimasto ci può suggerire ciò che rimarrà. Attenzione, è un livello popolare-commerciale non individuale-personale. In questo senso, musiche atonali e dalle strutture complesse non sono mai emerse (se non fra gli addetti ai lavori), mentre melodie accattivanti e ritmi semplici sono riconosciute fra un largo pubblico. Testi elaborati con concetti profondi si perdono nelle librerie musicali, ma alla radio troviamo sempre canzonette con rime facili e frasi ridondanti (amore, cuore, cielo).
Come nascerà un genere
Abbiamo detto che numerosi pionieri spariscono nell’etere poiché la loro proposta non viene raccolta da un ampio campo di fruitori. Dobbiamo però riferirci a questi compositori e musicisti come dei tentativi comunque più o meno riusciti di far combaciare delle realtà diverse. La musica del futuro seguirà questi pattern esattamente come successo già in passato; un nuovo genere musicale nascerà tramite tre importanti variabili: evoluzione tecnologica, incontro culturale, cambiamento del gusto sociale.
Per evoluzione tecnologica ci riferiamo agli strumenti musicali e ai dispositivi di registrazione, riproduzione e ascolto. Questi elementi influiscono molto sulle possibilità di struttura di una categoria musicale, sono la tavolozza quasi infinita da cui un artista può scegliere i suoi talenti. Quando parliamo di musica e tecnologia si ricordi che non nasce prima l’uovo o la gallina: le cose vanno avanti assieme. Per esempio, l’evoluzione sostenuta dagli strumenti musicali suggerisce una modifica alla tecnica vocale: nel XVII secolo il sorpasso acustico delle viole da braccio sulle viole da gamba ha spinto l’irrobustirsi della tecnica vocale dei cantanti. La voce doveva essere più poderosa per sostenere la forza delle sonorità dei nuovi organici barocchi, dando il via alla musica d’opera per come la conosciamo oggi. Oppure, alla fine degli anni ’70, le distorsioni imponenti raggiunte dalle chitarre elettriche unite ai nuovi amplificatori hanno portato alle specialità vocali di scream e growl con conseguente emergere della musica metal.
L’incontro di due culture è spesso un fugace accenno di un autore a sonorità particolari ma non sempre dà vita a un nuovo filone (vedi Allegretto alla Turca di Mozart). A volte però si struttura come un compendio di elementi che poi influisce su produttori e compositori di tutta una scena. Un caso noto è quello del reggaetone: un genere che nasce dall’incontro di musica latina e pop americano nelle sale da ballo del centro America e poi si diffonde il tutto il mondo come musica dell’estate, rendendo il ritmo che la contraddistingue uno dei più famosi a livello popolare.
I cambiamenti dei gusti di una società non sono sempre evidenti e difficilmente possono essere guidati dall’alto. Questi mettono in atto nell’individuo emozioni importanti che invece di essere proiettate in avanti verso il nuovo regrediscono verso il passato. In questo frangente la musica del futuro potrebbe essere un recupero di suoni e parole che in realtà appartengono a un mondo che non c’è più. È l’effetto nostalgia. Tale è stata la fortunata stagione dell’indie italiano che ha ripescato a piene mani dagli anni ’80 e ’90 ma per ascoltatori che in quegli anni, o erano bambini, o non erano ancora nati. E sono il riproporre di synth, auto-tune, chitarre e testi propri di quell’epoca.
Si può creare il suono del futuro?
No, o almeno, è difficile. Chi cerca di creare musica del futuro sta in realtà usando strumenti attuali proponendo miscele di generi già esistenti più o meno apprezzati dal pubblico contemporaneo. Non si può nemmeno dare per scontato che la musica sperimentale dell’oggi diventerà la musica commerciale del futuro. Molti artisti della musica colta estremamente sperimentali del passato non sono mai stati conosciuti da un largo pubblico. Alla fine degli anni ’50 nella città tedesca di Darmstadt vari compositori studiarono l’utilizzo del sintetizzatore ma questo strumento trovò la sua popolarità vent’anni dopo con la musica elettronica da ballo. In quegli anni non solo si venne a creare un pubblico attratto da quelle sonorità ma anche uno strumento elettronico pratico e più economicamente alla portata degli artisti.
L’arte e l’AI adesso
Con l’evoluzione tecnologica sta entrando in campo un nuovo giocatore che cambierà ulteriormente le dinamiche in corso: l’intelligenza artificiale. Questo può essere uno nuovo strumento al servizio degli artisti, oppure un cinico mezzo per la loro sostituzione, dato che alcuni sistemi permettono di creare musica anche con solo alcuni input verbali. Se da una parte ciò potrebbe saturare il mercato con brani privi di diritto d’autore, dall’altra potrebbe rendere ancora più centrali i concerti dal vivo e le interazioni con musicisti reali. Inoltre, nella proposta perfezionista del medium artificiale, potrebbero acquisire più valore le stonature e le tecniche “sporche”. Come contraltare all’auto-tune subentrerà la ricerca di un suono poco intonato ma per questo percepito come puro.
Epilogo
Ultimo appunto: molta della musica del VOSTRO futuro è musica che già esiste ma non avete ancora scoperto. Perfino di autori che già conoscete e che in questo momento non apprezzate. La colonna sonora della vostra vita è in divenire, non pensate sia necessariamente qualcosa di cibernetico creato da un computer, perché una chitarra stonata e una voce stridula che canta d’amore sono sempre dietro l’angolo.
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