Strumenti musicali nel 2023

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Ogni anno vengono creati nuovi strumenti musicali. Tuttavia, questi strumenti non arrivano a un grande pubblico. Ma il mondo ha davvero bisogno di nuovi strumenti musicali? Certamente c’è stata una cristallizzazione degli organici evoluti durante gli anni: la composizione orchestrale ha ensemble ben definiti, le band rock si sono adagiate in uno standard, la musica elettronica necessita di mezzi specifici. In questo spazio un nuovo strumento musicale troverebbe difficilmente posto.

Come uno strumento diventa popolare

Ogni strumento musicale conserva un proprio suono ben specifico, una proposta armonico-melodica o ritmica in grado di valorizzarlo e una praticità dell’esecuzione che lo renda efficiente. Un ultimo elemento di cui ha bisogno per diffondersi è un’economicità produttiva. Molti strumenti che nascono negli ultimi anni, infatti, sono in grado di proporre nuove sonorità, di iscriversi in praticità su regole armonico-melodiche e ritmiche della musica costituita e spesso sono abbastanza facili da essere appresi e insegnati. Tuttavia vengono usati solo dal loro inventore il quale non è in grado produrli in serie, inoltre manca un mercato dove effettivamente venderli. Ciò non significa che un appiglio popolare, quindi un interesse economico, non possa avvenire a distanza di anni: strumenti come l’ukulele o l’armonica hanno trovato largo appezzamento dalla fine degli anni ’80 soprattutto quando, una volta usciti dai loro territori di riferimento, sono diventati economici e disponibili a un largo pubblico.

Musica digitale e nuovi suoni

Al di là della nascita di nuovi strumenti fisici che possono dar vita a nuove sonorità, questi si trovano a competere con la possibilità di creare qualsiasi suono digitalmente. Compositori e producer hanno a disposizione decine di sintetizzatori digitali in grado di elaborare e manipolare qualsiasi onda audio. Ciò significa che ogni suono può essere riprodotto facilmente da un computer con un buon software. Si conclude la consuetudine che per un nuovo suono occorra un nuovo strumento in grado di produrlo. Anche in questo contesto l’idea di economicità supera quella di creatività: è quasi gratuito creare un nuovo suono con i mezzi digitali già a nostra disposizione, mentre dall’altra parte occorre utilizzare materiali e tempo per creare un aggeggio unico capace di produrre una sonorità ricercata, omettendo se questa sonorità sia predisposta per inserirsi nel panorama musicale contemporaneo, sia a livello estetico che economico.

Nuovi strumenti o nuovi generi?

Se nascesse uno strumento totalmente nuovo che sappia essere pratico, economico e popolare, esso potrebbe rimanere fine a sé stesso perché potrebbe mancare ancora un contesto sociale e culturale dove una nuova sonorità possa trovare posto. Per esempio, la distorsione per chitarra nasce negli anni ’30 ma trova il suo pieno potenziale nella musica metal degli anni ’90, difficile pensare che una distorsione elevata avrebbe potuto essere apprezzata e condivisa già nei primi anni, senza contare che all’epoca erano in pochissimi a permettersi di comprare una chitarra e un amplificatore. Un altro esempio: nel medioevo nasce l’organistrum che si perfezionerà in epoca rinascimentale nella ghironda, tale strumento vedrà un revival già a fine Seicento nelle corti francesi con composizioni originali per lo strumento, inoltre rimarrà stabile e presente nella musica tradizionale in diverse aree europee. Tuttavia, non è mai stata inclusa nelle formazioni classiche colte, né ha vantato una diffusione popolare (come di contro è successo successivamente alla fisarmonica), probabilmente per il suo costo elevato di fabbricazione e la sua non semplice praticità esecutiva.

Di contro ci sono strumenti che hanno trovato un inaspettato riconoscimento internazionale. Certamente è il caso del didgeridoo che trova un suo rinnovato successo a seguito della popolarità della musica techno e dubstep. Il didgeridoo non è stato incluso entro questi generi ma la sua sonorità ha tratto vantaggio dalla somiglianza coi bassi vibranti delle componenti elettroniche. Lo strumento australiano non è semplice da imparare in quanto ricorre alla tecnica della respirazione circolare, tuttavia è economico e facile da reperire.

Storia totalmente diversa riguarda l’otamatone, strumento nato in Giappone nel 1998 da un’azienda di giocattoli. Un sintetizzatore facile da usare, dall’appeal comica e dai costi contenuti ma le cui sonorità non hanno mai raggiunto un apprezzamento diffuso. Questo strumento ha avuto grande diffusione nelle produzioni musicali per lo più umoristiche ma non è stato assorbito da nessuna cultura musicale propriamente detta, né è diventato parte di gruppi musicali strutturati. In poche parole non ha spazio in nessun genere musicale che lo considerino essenziale e principe.

Ci sono strumenti che invece si sono rivelati estremamente versatili e quindi ancora proposti e usati in contesti e generi diversi. È sicuramente il caso del sassofono e del violoncello. Questi due strumenti si scoprono trasversali nei generi, impiegati efficacemente sia in contesi colti che popolari, sia con fini imitativi che virtuosistici. Non sono necessariamente economici e richiedono un certo studio prima di essere impiegati ma raccolgono sempre numerosi musicisti e pubblico. Per fare due veloci esempi si pensi ai 2Cellos e ai Moon Hooch.

Conclusioni

Anche in assenza dell’onnipotenza della musica digitale, la creazione di nuovi strumenti musicali e quindi di nuove sonorità potrebbe rimanere sempre un’operazione fine a sé stessa. La difficoltà è la coincidenza dell’emergere di una nuova scena musicale con le proprie regole e i propri strumenti di riferimento in concomitanza con la nascita di uno strumento musicale. Tale concordanza non è impossibile ma è difficile in quanto è più ordinario assistere alla proposta di strumenti già esistenti in nuovi contesti. La musica indie americana ha dato nuova linfa al banjo, prima relegato a contesti country e bluegrass; oppure il folk metal che ha rimesso al centro cornamusa, fisarmonica e flauti, estratti dai loro palchi del revival tradizionale. Queste corrispondenze però non sono mai ovvie o scontate, giacché ci sono numerosi altri strumenti che sembrano non poter uscire dallo spazio nella quale sono per lo più impiegati: il corno francese vive solo entro la musica romantica, la balalaika e il cavaquinho non hanno seguito la stessa fortuna dell’ukulele, lo xaphoon viene riscoperto a macchia da alcune band alternative, e che dire del theremin che un secolo fa veniva proposto come il futuro del violino?

Foto copertina di Andrea Demetrio Rampin

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