
Il soggiorno estivo di Leone XIV nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo riaccende i riflettori su uno dei luoghi più affascinanti del Lazio, tra memorie imperiali, architetture barocche, giardini storici, osservatori astronomici e musei aperti anche in estate
Castel Gandolfo: un ritorno che segna una svolta
Dal 6 al 20 luglio 2025, e nuovamente dal 15 al 17 agosto, Papa Leone XIV soggiornerà a Castel Gandolfo, nelle Ville Pontificie affacciate sul lago Albano, a 25 chilometri da Roma. Si tratta del primo soggiorno estivo continuato di un Pontefice dalla storica rinuncia di Benedetto XVI, che fu l’ultimo a risiedervi stabilmente prima di trasferirsi al monastero vaticano Mater Ecclesiae.
Papa Francesco, pur avendo visitato Castel Gandolfo in tre occasioni — la prima nel marzo 2013, poi nel 2023 e infine il 29 maggio e il 3 luglio 2025 — aveva infatti scelto di non utilizzarla come residenza estiva, preferendo invece destinare il Palazzo Apostolico a sede museale aperta al pubblico.
Leone XIV riapre dunque un capitolo importante nella storia della residenza papale, ma lo fa in una modalità inedita: non soggiornerà nel Palazzo, bensì nella più appartata Villa Barberini, immersa nei giardini pontifici.
Non solo riposo: gli impegni del Pontefice
Il soggiorno estivo del Santo Padre non coincide con un completo ritiro dalle attività pastorali. Come ha dichiarato don Tadeusz Rozmus, parroco della Pontificia Parrocchia di San Tommaso da Villanova, Leone XIV alternerà momenti di studio, incontri privati, preparazione di documenti ufficiali e celebrazioni liturgiche.
In particolare, è prevista per domenica 13 luglio, alle ore 10, una solenne celebrazione eucaristica nella chiesa intitolata a san Tommaso da Villanova, progettata dal Bernini e situata al centro del borgo. Per l’occasione si attende un flusso internazionale di fedeli, provenienti da Stati Uniti, Australia e altri paesi, come dimostrano le numerose richieste giunte alla curia locale. Scopriamo insieme questo patrimonio.
Le Ville Pontificie: un patrimonio architettonico e paesaggistico
Castel Gandolfo sorge sui resti della grandiosa villa imperiale di Domiziano (81–96 d.C.), l’Albanum Domitiani, che si estendeva per oltre 14 chilometri quadrati fino alle rive del lago. Le strutture moderne delle Ville Pontificie incorporano le vestigia dell’antico complesso romano, testimoniando la continuità tra la Roma imperiale e la Chiesa cattolica in una stratificazione storica senza eguali.
Nel 1604, l’intera area fu inglobata nei beni della Santa Sede. Quanto al primo soggiorno papale documentato, esso risale al 1626, quando Urbano VIII Barberini (Maffeo Barberini, 1568–1644) affidò all’architetto Carlo Maderno la trasformazione dell’antica rocca in residenza estiva, con decorazioni affidate all’artista fiorentino Simone Lagi. Successivi ampliamenti si devono a Alessandro VII (Fabio Chigi, 1599–1667), con l’intervento del Bernini e a Clemente XIV (Giovanni Vincenzo Antonio Ganganelli, 1705–1774), che acquistò la vicina Villa Cybo.
Villa Barberini: il cuore del soggiorno
Come accennato, a ospitare Leone XIV sarà Villa Barberini, situata nel settore più riservato delle Ville Pontificie. Originariamente eretta da Scipione Visconti nel XVII secolo e acquistata da Taddeo Barberini nel 1630, la villa fu trasformata in una residenza di delizie: non una semplice dimora rurale, ma un luogo concepito per l’otium nobile, secondo la tradizione tardo-rinascimentale e barocca delle ville suburbane, dove architettura, paesaggio e simbologia si fondono in una visione di armonia e di piacere contemplativo.
Terrazze ordinate, frutteti, uliveti, siepi geometriche e fontane disposte secondo assi prospettici ne facevano infatti uno spazio destinato non alla produzione, ma alla riflessione, alla lettura, al passeggio: in una parola, alla delizia dell’anima e dei sensi.
Al centro di questo disegno si inserisce l’affascinante “spasseggio”, un lungo camminamento pavimentato in pietra di peperino, elevato sopra le arcate dell’antico criptoportico della villa romana preesistente. Il luogo, era deputato alla passeggiata del padrone di casa e dei suoi ospiti colti, tra sentieri ombreggiati e citazioni classiche, in uno spazio che univa la misura del corpo alla misura del pensiero.
Ad ampliare ulteriormente la costruzione fu Francesco Barberini e da sua figlia Cornelia Costanza, cui si deve la commissione dell’affresco monumentale raffigurante la Consegna delle Chiavi di Palestrina, realizzato da Giovan Francesco Buonamici.
Passiamo adesso agli elementi naturali che circondano la dimora.
Paesaggio, natura e giardini storici
L’intero comprensorio delle Ville Pontificie è un autentico laboratorio del paesaggio, in cui si intrecciano forme e memorie: il rigore prospettico del giardino all’italiana, le geometrie simboliche della classicità latina, la misura umanistica del disegno rinascimentale.
I tre parchi principali — Giardino del Moro, Giardino Segreto e Villa Cybo — furono riqualificati nel corso del Novecento, in seguito ai Patti Lateranensi del 1929, che restituirono l’area alla piena disponibilità della Santa Sede.
Ciascuno di questi spazi risponde a un’intenzione paesaggistica distinta: il Giardino del Moro si dispiega in una sequenza di terrazzamenti e prospettive che richiamano il gusto manierista; il Giardino Segreto, più raccolto e simbolico, custodisce essenze rare e medicinali, che evocano gli horti conclusi medievali (spazi recintati, protetti, separati dal mondo, in cui la natura è ordinata secondo un disegno sacro e contemplativo) e l’idea della natura come libro sacro; Villa Cybo, infine, mescola all’impianto classico varietà botaniche esotiche introdotte nei secoli successivi, tra cui cedri del Libano, allori, cipressi toscani, lecci secolari e magnolie imperiali. Il che, traccia una sorta di atlante arboreo dell’anima mediterranea.
In definitiva, il verde diventa scrittura vivente. Il susseguirsi di specie autoctone e alloctone, la diversificazione delle altezze e delle tessiture fogliari, il gioco di pieni e vuoti visivi creano un’architettura vegetale che parla tanto alla ragione quanto alla contemplazione.
Il Borgo Laudato sì
È proprio in questi spazi che prende forma il Borgo Laudato Sì’, istituito da Papa Francesco nel 2023 come manifestazione concreta dei principi contenuti nell’omonima enciclica.
In pratica, non si tratta di un’iniziativa puramente ecologica, ma di un atto teologico-paesaggistico, orientato a restituire al giardino il suo statuto originario: luogo sacro, destinato alla formazione interiore, alla rigenerazione delle relazioni comunitarie, all’instaurazione di un’alleanza rinnovata tra l’uomo e la terra.
All’interno del giardino, le aree didattiche, gli orti condivisi, le colture diversificate, le zone destinate alla riforestazione e gli apiari educativi, sono concepiti secondo una grammatica paesaggistica fondata sulla custodia silenziosa, sull’ascolto della materia vivente, sulla continuità tra creato e creatura. Ma non finisce qui.
Osservatorio Astronomico: la scienza tra le stelle
Dal 1934, le Ville ospitano anche la Specola Vaticana, l’Osservatorio Astronomico della Santa Sede, trasferito da Roma a causa del progressivo inquinamento luminoso che, già all’epoca, comprometteva l’osservazione scientifica del cielo.
Questo spostamento non fu solo tecnico, ma simbolico: il ritorno della Specola in uno spazio immerso nel silenzio e nel buio naturale segnò la volontà della Chiesa di conservare il legame tra scienza e contemplazione, tra indagine razionale e stupore cosmico.
Affidata ai Padri Gesuiti, eredi di una tradizione secolare di ricerca e speculazione astronomica, la Specola è dotata di telescopi, cupole di osservazione, laboratori di analisi astrofisica, archivi e biblioteche, in cui si custodiscono carte celesti, strumenti storici, ephemerides e manoscritti che risalgono all’età barocca.
Fondata formalmente nel 1891 da Leone XIII, ma con origini più remote nella cultura scientifica della Curia romana, essa rappresenta oggi una delle più antiche istituzioni astronomiche ecclesiastiche al mondo, ponte tra la sapienza antica e la ricerca contemporanea.
Durante la permanenza del Pontefice, l’Osservatorio resterà temporaneamente chiuso al pubblico, per poi riaprire le sue porte ai visitatori con percorsi guidati attraverso sale normalmente riservate agli studiosi: spazi dove il sapere non è mai disgiunto dalla meraviglia, e dove l’osservazione delle stelle continua a essere forma alta di lode e rito intellettuale del creato.
Il Polo Museale: itinerari tra arte e storia
Dal 2016, il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo è parte integrante del Polo Museale delle Ville Pontificie, aperto al pubblico mediante prenotazione. Il percorso si articola in una serie di stanze e gallerie di straordinaria densità simbolica.
Si apre con la Galleria dei Ritratti Papali, che dal XVI secolo ad oggi documenta l’evoluzione della teologia del potere, del linguaggio iconico della Chiesa e della percezione pubblica del pontificato. Ogni ritratto non rappresenta soltanto un uomo, ma una visione ecclesiale, una stagione storica, una posizione spirituale.
Seguono la Sala del Trono e il Concistoro, ambienti deputati alle decisioni supreme e ai momenti solenni della vita pontificia. La loro architettura e decorazione non obbediscono a criteri ornamentali, ma celebrano — attraverso la disposizione spaziale, la simbologia araldica e la selezione cromatica — la dimensione sacra dell’autorità petrina.
Particolare rilievo assumono le Stanze private dei Pontefici, in cui si respira un’intimità severa e composta. Nulla di superfluo, nessuna ostentazione: solo essenzialità e silenzio, che restituiscono l’immagine di un potere custodito nel raccoglimento e nella preghiera.
Degna di attenzione è soprattutto la Cappella, impreziosita dalla presenza della Madonna di Czestochowa, icona di origine bizantina e patrona della Polonia, introduce alla dimensione mariana del luogo: una spiritualità della protezione, della forza mite, della vigilanza interiore.
Completano il percorso la Biblioteca e lo Studio, luoghi dove la sapienza si fa gesto quotidiano e la scrittura diventa ministero. In questi spazi il pontefice non è sovrano, ma uomo orante, studioso, custode del logos.
Le mostre
Attualmente sono visitabili anche le Collezioni Storiche, oltre a tre mostre temporanee, accuratamente allestite secondo un criterio tematico e cronologico.
“Bellini e Sodoma. Passione di Cristo” propone un dialogo visivo tra due visioni profondamente diverse del sacro: da un lato la compostezza luminosa di Giovanni Bellini, dall’altro la drammaticità perturbante di Sodoma, pittore visionario e inquieto.
L’allestimento costruisce una narrazione sul dolore redentivo, sull’intimità della Passione e sulla sua trasfigurazione artistica nei secoli.
“L’arazzo di Raffaello. La Lapidazione di Santo Stefano” espone una delle più raffinate traduzioni tessili delle invenzioni grafiche del Sanzio.
L’arazzo, realizzato nelle botteghe fiamminghe su cartone raffaellesco, diventa una catechesi visiva sulla testimonianza fino al sangue, dove trama e ordito, colore e ritmo compositivo narrano il primato della fede vissuta come dono totale.
“Castel Gandolfo 1944”, infine, è dedicata a una delle pagine più commoventi della storia contemporanea del papato.
La mostra ricostruisce il drammatico bombardamento del 10 febbraio 1944, che causò la morte di oltre 500 persone. In quei mesi, Pio XII (Eugenio Pacelli, 1876–1958), aprì il Palazzo Apostolico, come rifugio per sfollati, perseguitati, bambini e partorienti, trasformandosi in un luogo di misericordia attiva.
Particolarmente toccante è la testimonianza relativa alla nascita di quaranta bambini nei locali della residenza pontificia, e in particolare sul letto personale del Papa, diventato per necessità culla e altare di vita.
Suggestioni invisibili: segreti, simboli e leggende delle Ville Pontificie
Al di là della loro evidente bellezza e del rigore architettonico che ne struttura gli spazi, le Ville Pontificie di Castel Gandolfo custodiscono una geografia del mistero, fatta di tracce invisibili, simboli sepolti, racconti tramandati con voce sommessa, al margine della storia ufficiale.
Molti studiosi, sin dal XIX secolo, hanno segnalato la presenza di assi orientati astronomicamente, soprattutto nella disposizione dei viali e nella posizione della specola vaticana rispetto ai giardini. Non pochi hanno ipotizzato un’antica conoscenza dei piani celesti impressa nel disegno terrestre, secondo una tradizione che affonda le radici nella Roma imperiale e nella cosmologia neoplatonica. Infine, il criptoportico romano, con le sue gallerie ipogee, è stato a lungo ritenuto un luogo iniziatico, forse legato a culti misterici precristiani: il suo orientamento, la luce radente che ne filtra, la successione ritmica delle arcate suggeriscono infatti un percorso più simbolico che funzionale.
La scala cieca e altre curiosità
Tra i racconti più affascinanti si tramanda quello della “scala cieca” della Villa Barberini: una rampa di accesso secondaria, oggi murata, che sarebbe stata usata da alcuni pontefici per spostarsi senza essere visti, in segno di umiltà o per motivi di sicurezza. Secondo la leggenda, Pio IX vi avrebbe trascorso intere notti in preghiera silenziosa, inginocchiato sulla pietra, nel periodo delle grandi trasformazioni politiche del Risorgimento.
Vi è poi la Sala della Musica, che oltre alla funzione liturgica e cerimoniale, sarebbe stata progettata — secondo alcuni architetti del primo Novecento — secondo i principi dell’armonia pitagorica, con proporzioni architettoniche basate sulle frazioni musicali. Alcuni raccontano che durante particolari ore del giorno, la stanza produceva un effetto acustico di risonanza “pura”, una specie di suono interno, udibile solo da chi vi si trovava solo e in silenzio assoluto.
Infine, non mancano presenze più evanescenti: nel Giardino Segreto, alcuni giardinieri hanno riferito, in epoche diverse, di avvistamenti notturni, figure indistinte, passi leggeri, improvvisi profumi di incenso o di mirto. Nulla di sensazionalistico, nessuna apparizione dichiarata: piuttosto, un velo sottile di sacralità non codificata, che sembra percorrere i sentieri al crepuscolo.
Visite estive: come, quando, dove
Nel mese di luglio, in concomitanza con il soggiorno di Leone XIV presso le Ville Pontificie, il complesso museale di Castel Gandolfo rimarrà in gran parte accessibile, pur con alcuni aggiustamenti negli orari e negli spazi visitabili. In particolare, la domenica mattina sarà prevista una variazione per permettere lo svolgimento dell’Angelus in Piazza della Libertà, visibile anche dalle terrazze della residenza.
Va tuttavia precisato che la Villa Barberini sarà temporaneamente chiusa al pubblico per tutta la durata della permanenza papale, per ovvie ragioni di sicurezza e di riservatezza.
Il calendario estivo, adattato alla nuova situazione, prevede inoltre percorsi guidati speciali e aperture straordinarie che offriranno al pubblico l’occasione di accedere ad ambienti solitamente non fruibili. Tra questi, la Cappella di Urbano VIII, esempio di sacralità barocca raccolta; la Sala del Biliardo, dove la cultura dell’ozio nobile si intrecciava alla diplomazia informale; la Sala della Musica; il criptoportico romano, struttura ipogea di grande suggestione storica e simbolica; e infine i giardini segreti, che verranno proposti attraverso percorsi botanici e paesaggistici condotti da specialisti.
Fonte: Vatican News
Finte foto: Comune di Castel Gandolfo
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