Veni, vidi, Nibali! Lo Squalo sbrana la Milano Sanremo

ccicloopertinaIl tifoso non si abitua all’idea che lo Squalo, quando meno te lo aspetti, può regalare magie come quelle di ieri. Nibali stravince la Milano Sanremo scattando sul Poggio e dando sfoggio di tutte le sue qualità.

LA CORSA

I 291 chilometri  che collegano Milano a Sanremo sono il percorso dalla ”Classicissima”, la prima corsa monumento della stagione che inaugura la stagione delle grandi classiche; la Sanremo è una corsa dura, la più lunga delle classiche, che si può vincere all’ultimo metro ma che si può perdere al primo chilometro, per via dei mille pericoli creati da pioggia, vento, salite, discese oltre che dalle tattiche di gara che lasciano aperti spiragli di vittoria a velocisti, finisseur e scalatori.

La Milano Sanremo di ieri è stata un mix di tutte quelle condizioni che rendono la storia di tale corsa estremamente affascinante: il percorso duro e selettivo, la pioggia sin dai primi chilometri, il sole che fa capolinea dalle nuvole sul finale di gara. Il Passo del Turchino è il primo scossone altimetrico quando la corsa è all’incirca alla sua metà, prima e dopo tanta pianura, fino alla zona dei Capi quando i chilometri alla fine sono poco meno di 70: Capo Mele, Capo Cervo, Capo Berta, Cipressa, Poggio. Sui Capi solitamente la fuga degli attaccanti del primo minuto trova la fine, mentre il gruppo inizia a viaggiare a compatto ad alto ritmo, con ciclisti che attaccano spesso a ripetizione per cercare di portare a compimento la mossa vincente; a 3 chilometri dalla fine ci si rigetta sulla Via Aurelia che, costeggiata dal mare, veicola lo spettacolo verso il traguardo posto in Via Roma a Sanremo.

LA GARA

ciclocicli1Come da prassi una fuga di uomini in cerca di visibilità prende il largo subito e, sempre come da prassi, il loro destino appare subito segnato. Maestri, Rota, Kobernyak, Sagiv, Winden, Hatsuyama, Planet, Bono e Mosca guadagnano un massimo di 6’30” di vantaggio ma nella zona dei Capi le loro speranze sono già sotto lo zero. Il gruppo approccia i Capi con violenza, con numerose cadute che estromettono molti dei favorti, Cavendish rimedia una frattura al costato centrando uno spartitraffico e impattando di schiena sull’asfalto dopo una piroetta in aria. Nessuno riesce a prendere il controllo della situazione e si arriva così all’ultima salita, quella del Poggio, con un gruppo sostanzialmente compatto.

Le grandi corse sono vinte dai grandi corridori, ma sono pochi quelli che riescono a farlo con clamore sportivo e facendo esplodere il tifo. Nibali, sino ad ora silente nella pancia del gruppo e passato in sordina nella vigilia della gara, sul Poggio decide che è giunto il momento di rendere memorabile la sua gara: si sfila dal gruppo ed attacca senza troppi tatticismi riuscendo quasi subito a mettere tra se ed il resto del gruppo 10”. La salita del poggio scorre veloce sotto le ruote, o la pinna, dello Squalo, che mantiene costante quel solco scavato dagli inseguitori i quali non riescono ad organizzare un’azione ci contrattacco efficace. Nibali imbocca la discesa del poggio a tutta, mettendo in luce le doti da discesista ormai note, pennella le curve in maniera ineccepibile e dietro i secondi di vantaggio diventano 12”; dal gruppo evade Matteo Trentin che prova a riprendere il leader della corsa, salvo poi dover rinculare e tornare in mezzo agli altri. A 3 chilometri dalla fine il pubblico sull’Aurelia vede passarsi davanti Nibali lanciato a tutta verso Via Roma, mentre dietro gli avversari non riescono a rispondere a quello che si profila come un capolavoro sportivo d’altri tempi, di quelli che rimangono impressi nella memoria degli appassionati e che entrano di diritto nella storia di questa corsa, di questo sport. Nibali negli ultimi metri ha i velocisti a poche decine di metri che lanciano la volata, ma la linea del traguardo è oramai prossima, ed Ewan e Demare possono solo spartirsi secondo e terzo posto, perchè il siciliano capitano della Bahrain Merida ha stra vinto la Milano Sanremo 2018.

IL TRIONFO

ciclo 2ciclismoL’ultima vittoria azzurra era stata quella di Pozzato nel 2006, Nibali l’aveva sfiorata anche, finendo a podio, ma l’attacco giusto non era mai stato messo in atto. Ieri invece il suo attacco mortifero ha rimarcato i bordi del profilo da campione che corrispondono al suo essere, troppe volte messo in dubbio da chi lo accusa(va) di vincere ogni volta per molteplici fortunose concause. Il palmares parla chiaro: il Tour de France, due Giro d’Italia,una Vuelta de Espana, due campionati italiani, due Giro di Lombardia, la Milano Sanremo. A suggellare l’icona da vincitore di Vincenzo è giunta nel post gara la telefonata del Cannibale Eddy Merckx, il più forte di sempre che si è complimentato con l’azzurro confidandogli di averlo fatto fortemente emozionare. La stagione è solo agli inizi, nei piani di Nibali ci sono Liegi-Bastogne-Liegi ( altra classica monumento), Tour e soprattutto la conquista dell’unica maglia che gli manca, quella con l’iride, messa in palio nel campionato del mondo di Innsbruck il cui percorso che sembra essere stato disegnato per le qualità del capitano azzurro.

Foto: @Milano_Sanremo

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