Violenza contro le donne, anche nella scienza?

violenza donne

Perchè?

Il 25 Novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal, attiviste uccise nella Repubblica Dominicana nel 1960.

Da scienziata, la prima domanda che mi viene in mente è perché esista una violenza in particolare contro le donne.

Mi sembra  evidente che la violenza si scateni quando la donna non rimane nei confini dei ruoli che gli uomini hanno assegnato loro, i ruoli di moglie, madre, amante, schiava, sottomessa in ogni campo. 

Anche il ruolo di scienziata sembra che alle donne in passato non si addicesse troppo, e per questo quelle che sono riuscite ad emergere hanno sempre pagato un prezzo elevato.

Voglio perciò ricordare alcune delle donne che hanno combattuto prima di noi, permettendoci di abbattere i confini di genere nella ricerca scientifica, e di emergere senza dover più temere la violenza, almeno quella fisica, almeno in questo campo. 

Alcuni esempi

Pensiamo a Ipazia, vissuta da Alessandria d’Egitto, nella seconda metà del IV secolo, matematica, astronoma e filosofa, che amava insegnare pubblicamente a chiunque volesse ascoltarla Platone o Aristotele, accusata di essere una seduttrice e  forse una strega, uccisa da un gruppo di fanatici cristiani.

Maria la Giudea, vissuta attorno al I e III secolo d.C. ad Alessandria d’Egitto, era una grande studiosa di alchimia e studio di strumenti per la distillazione e la sublimazione, oggi è ricordata solo perchè avendo inventato il “bagno Maria”, questa tecnica di cottura porta il suo nome.

Ildegarda di Bingen vissuta nel XII secolo e badessa di un convento benedettino, è la prima scienziata le cui opere in campo scientifico siano giunte intatte fino a noi, e i cui libri influenzarono il pensiero scientifico fino al Rinascimento. Con tutto il suo genio, questa donna fu esclusa dalla civiltà del sapere e lei stessa asseriva di essere una povera ignorante e che le sue conoscenze le venivano dai suggerimenti mistici di Dio.

Non così lontane

La prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria nel 1732 fu Laura Bassi che però inizialmente dovette insegnare fisica sperimentale in casa, benchè con il riconoscimento ufficiale dell’Università di Bologna. Solo nel 1766, due anni prima di morire potè insegnare al Collegio di Montalto delle Marche. Il marito prima di sposarsi le aveva  promesso di non ostacolare i suoi studi; tuttavia Laura Bassi durante la sua vita diede alla luce otto figli, di cui  solo cinque sopravvissero.

La fisica Sophie Germain che 1816 vinse addirittura il Prix Extraordinaire per lo studio sulle vibrazioni, promosso dall’Accademia delle Scienze, non poté esprimere al meglio le sue potenzialità a causa di un establishment scientifico esclusivamente maschile, e per tale motivo fu costretta a utilizzare uno pseudonimo maschile: M. Le Blanc.

Hertha Ayrton, nata nata nel 1854 a Portsmouth (Gran Bretagna), studiò matematica all’Università di Cambridge, ma non potè laurearsi perchè  l’ateneo rilasciava solo certificati di frequenza alle studentesse. Amica di Marie Curie, ed esponente del movimento delle suffragette, sposò il fisico William Ayrton e lo assistette nei suoi esperimenti sull’elettricità, specializzandosi sugli studi delle lampade ad arco. Benchè accusata di cavalcare i meriti scientifici del marito, fu la prima donna ad entrare nel British Institute of Electrical Engineers e a tenere una conferenza alla Royal Society,  ma non fu accettata tra i suoi membri in quanto sposata.

Nobel rubati

L’astrofisica britannica Susan Jocelyn Bell è la scopritrice della prima pulsar. Dopo il dottorato all’Università di Cambridge, lavorò insieme all’astronomo inglese Antony Hewish, cui andò poi il Nobel per la scoperta. Lei stessa in un’intervista disse “io ero una studentessa di dottorato, e in quei tempi si credeva, si percepiva, si dava per assodato, che la scienza fosse fatta e guidata da grandi uomini – propriamente uomini – probabilmente in camici bianchi. E che questi uomini avessero una pattuglia di servi che facevano ogni cosa su indicazione, senza pensare. E stavo combattendo per trovare qualcuno che potesse aiutarmi nel badare a mio figlio e così proseguire la carriera – tutte quelle cose con cui la mia generazione dovette lottare prima che ci fossero asili sui posti di lavoro, prima che fosse accettabile l’idea che una donna lavorasse. E così constatai con me stessa che “Gli uomini vincono i premi e le giovani donne badano ai bambini”.

La chimica e fisica britannica Rosalind Franklin, le cui ricerche furono di vitale importanza per la scoperta della struttura a doppia elica del DNA, mise a punto di una tecnica che utilizzava i raggi X per realizzare fotografie ad altissima definizione delle molecole che si rivelò di vitale importanza per gli studi sulla struttura dei singoli filamenti genetici. I dati dei suoi lavori finirono però nelle mani di James Watson e Francis Crick, scienziati di un laboratorio rivale che – sfruttando il lavoro non riconosciuto della donna – si aggiudicarono, insieme a Wilkins, ex collega della Franklin, il Nobel per la Medicina nel 1962: quattro anni dopo la morte, per cancro alle ovaie, di Rosalind.

Lise Meitner, fisica austriaca di origini ebraiche, oltre che con il sessismo, dovette combattere anche con l’antisemitismo. Lavorò per tre anni, non pagata, come assistente del fisico Max Planck e instaurò una collaborazione – che sarebbe durata 30 anni – con il chimico Otto Hahn, con cui cominciò una serie di proficui studi in fisica nucleare. Costretta a trasferirsi in Svezia per le persecuzioni naziste, si mantenne in contatto con Hahn e insieme, nel 1939, scoprirono le basi teoriche della fissione nucleare. Il Nobel per la scoperta venne riconosciuto solo ad Hahn, che però (bontà sua) la nominò 9 volte nel suo discorso di ringraziamento. 

E oggi?

Oggi le cose sono cambiate. Secondo un report di Eurostat, nel 2018 in Europa su 15 milioni tra Scienziati e Ingegneri il 41% era donna e il 59% uomo (di altri generi non se ne parla nemmeno….). Sempre nel 2018, In Italia 38 docenti universitari su 100 erano donne, e la percentuale è in crescita. Ma in Lituania, Lettonia e Finlandia le docenti universitarie superano il 50 per cento e in Argentina le ricercatrici rappresentano il 52 per cento del totale.

Questo dicono i numeri, anche se andando a fondo, sono sicura che di qualche disparità si soffre ancora.

Ma il coraggio alle donne non manca, come stanno dimostrando in questi giorni le ragazze iraniane, e dobbiamo insistere ancora di più i per vedere riconosciuta la professionalità anche quando non si aderisce ad un modello ideale.

La British Occupational Hygiene Society (BOHS) ha annunciato sul proprio sito l’elezione di Chris Keen come nuovo presidente nel maggio 2022 con queste parole “Chris è la prima donna transgender a diventare Presidente e guiderà gli sforzi della Società per promuovere la salute sostenibile sul posto di lavoro per il mandato presidenziale 2022-2023”.

Verso la parità e oltre…

*Biochimico, direttrice del  Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL

Foto di Alexa da Pixabay

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