“Aiutatemi a casa loro!” La Gran Bretagna secondo Valentina Clavenzani

Valentina Clavenzani, avvocato e giornalista, nel suo libro Aiutatemi a casa loro!, edito da Amazon Italia, ha raccolto, in un’edizione corretta e riveduta, alcuni suoi articoli usciti su questo giornale negli ultimi due anni. Sono brevi racconti, in realtà; capitoli satirici di un percorso autobiografico tracciato dalla Clavenzani in terra d’Albione, dove, suo malgrado, si è ritrovata a vivere.

Orhan Pamuk disse che gli scrittori parlano di cose che tutti conoscono anche se non sanno ancora di conoscerle. Ebbene, leggendo il libro di Valentina Clavenzani, si ha esattamente l’impressione di vivere a Londra con lei, di conoscere quei disagi e quelle involontarie comicità quotidiane tutte inglesi, che lei osserva con l’occhio attento di donna e di donna italiana, perché  – diciamocelo –  a noi italiane sfugge poco o niente. Siamo nate e cresciute nell’eleganza, nel senso dell’arte, nella buona tavola, nella bellezza, nel sole, nella prorompenza dei sentimenti. Difficile dimenticare certe origini.

Tutto ciò, ovviamente, accanto ad uno stile impeccabile e ad un’ironia intelligente, fa di Valentina Clavenzani un’ottima scrittrice.

Nonostante nel suo libro si parli essenzialmente di Londra e degli inglesi, lo spazio offerto al lettore è tutt’altro che chiuso: l’architettura del libro rappresenta un invito ad entrare con lei nel “mondo parallelo” che sta vivendo, nelle bizzarrie della nazione che l’ha adottata, ma anche nella psicologia personale e in quella altrui: un mondo vastissimo che, nell’opera della Clavenzani, gravita sull’esistenza come esperienza di partecipazione ad un orizzonte infinito di possibilità, tra romanticismi ed apocalissi comunque luminose. La punta di autobiografismo che caratterizza i passi dell’Autrice nel mondo oscuro di “chi guida dall’altra parte della strada”, impediscono al libro di costituire una cupola fredda e distaccata: c’è sempre lei che imperversa, c’è la sua esperienza che si universalizza, ci sono i suoi sorrisi che contagiano, ci sono i suoi occhi che bucano la pagina e raggiungono il lettore come quelli di un’amica. Leggendo questo libro si è ben sicuri dell’esatto significato della parola sentire. L’esperienza dell’Autrice si trasfonde nella prosa come un’incantagione iterativa, che non si stacca più dalla nostra memoria. Anche quando il libro viene chiuso, capita di ripensare a certe situazioni descritte, a certi episodi, e di ridere da soli, anche nell’aria lugubre di un luogo nemico. Questo libro è un raggio di sole che ci portiamo ovunque.

La salvezza, od un vago barlume di salvezza, in quella vita da straniera che la Scrittrice conduce, arriva proprio dall’ironia che contraddistingue sempre le sue parole e che le fanno guadagnare a pieno titolo un posto accanto a Beppe Severgnini, anch’egli raffinato umorista e colto osservatore del mondo anglosassone, o a Bill Bryson. L’ironia della Clavenzani colpisce lo stile artificioso di molte pubblicazioni contemporanee e lo affonda: è freschezza e profondità.

La libertà di scrivere in modo trasversale rispetto alla letteratura contemporanea è il fiore all’occhiello di questa promettente scrittrice e, al contempo, è la sua religione, che rende tutti noi entusiasti apostoli.

Il tempo dell’avventura è quello di oggi. Siamo nel 2020 e Valentina Clavenzani è un’italiana a Londra. Si scontra con il gap linguistico, con quello psicologico e con quello formale. Confessa la sua deliberata volontà di scelta, proclamando la propria italianità senza disprezzo per gli altri ma con il cuore allegro di chi non riesce a tacere la caricatura che si forma spontanea nella sua testa. Ecco, potrei paragonare il libro della Clavenzani ad una raccolta di caricature letterarie. Lei possiede lo straordinario dono di vedere nel mondo che la circonda i lati comici, le dissonanze divertenti. Non c’è divario tra avventura e scrittura: la Clavenzani caparbiamente costruisce il suo mondo; un mondo protetto da un’armatura concettuale ironica e soggetto alle leggi del suo linguaggio, che trasmette il carattere globale e istantaneo di una percezione che si fa letteratura.

La tipologia attanziale di lei protagonista codifica i racconti in autobiografie, senza nulla togliere alle figure che ruotano attorno alla Clavenzani, egualmente importanti nel dipanarsi degli episodi; figure che appartengono alla sua stessa vita.

“Il personaggio diventa un essere ingombrante” diceva Clavel, parlando del romanzo. Non è quel che accade nell’opera prima della Clavenzani, dove lei e tutti coloro che la circondano volano leggeri nel cielo inglese.

Che Dio salvi la Regina, direbbero oltremanica. Anche a me viene da dirlo, ma per due ragioni che esulano dal motto inglese. La prima è perché ho una simpatia innata per la Regina Elisabetta e la seconda è perché non deve essere diventata facile la sua vita da quando la Clavenzani è andata a vivere a Londra.

Vi ricordate il colonnello Trautman in Rambo, quando esclama: “Non sono venuto a salvare lui da voi, ma voi da lui”? Ecco, leggendo questo libro mi è venuto da pensare che, forse, è mancante di un sottotitolo: aiutate gli inglesi con Valentina in città.

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.