XVIII dinastia. La storia egiziana comprende 33 dinastie di faraoni comprese nell’arco di circa 3000 anni. La più studiata ed oggetto del maggior numero di ipotesi e discussioni è di gran lunga la XVIII dinastia. Lo è quanto meno per quanto riguarda la sua ultima parte e per tre motivi: 1) La figura del faraone Akhenaton, indagata anche da Freud e Thomas Mann. Ripudiò la religione tradizionale per introdurre il culto tendenzialmente monoteista di Aton, il dio Sole. 2) Il ruolo di sua moglie Nefertiti, conosciuta per il suo splendido busto in gesso, perfettamente conservato ed esposto a Berlino. 3) La figura di Tutankhaton, successore di Akhenaton e poi rinominato Tutankhamon, che salì al trono appena bambino. Fu costretto a rinnegare la religione paterna in favore degli antichi dei. La memoria dei suoi predecessori fu cancellata dai monumenti. La stessa capitale che Akhenaton aveva costruito ex-novo venne completamente rasa al suolo. 4) La tomba di Tutankhamon fu rinvenuta nel 1923 pressoché intatta e ripiena di tesori. Per questo è ritenuta la più grande scoperta archeologica del XX secolo.
Faraoni e regine dell’ultima parte della XVIII dinastia
Per capire e ricostruire – per quanto possibile – il periodo finale della XVIII dinastia è imprescindibile, a nostro parere, tener conto di 3 elementi: 1) La linea di successione regale, nell’antico Egitto, era matrilineare. Erano cioè le regine a trasmettere ai loro figli o mariti il diritto di salire sul trono. 2) Il frequente ricorso, nel presente periodo, all’istituto della “coreggenza”, come sostenuto dall’egittologo Cyril Aldred[1]. Il faraone, cioè, dopo alcuni anni di regno, veniva spesso associato al trono da un correggente. Di regola il suo successore. 3) I risultati delle analisi del DNA di alcune mummie effettuate a partire dal 2010, ancorché suscettibili di perfezionamento.
Linea di successione matrilineare nella XVIII dinastia
Il faraone Amenofi III regnò 38 anni. La sua “grande sposa reale”, cioè la regina, era Tiye. Sappiamo che Tiye era la nonna di Tutankhamon. Nella tomba di questo faraone, infatti, è stata trovata una ciocca di capelli conservata in suo ricordo. La ciocca appartiene alla capigliatura della mummia denominata KV 35-Elder Lady. Le analisi del DNA lo hanno confermato. Ciò significa, però, che Tutankhamon, per salire al trono deve essere stato il figlio (o il marito) di una figlia di Tiye.
Come si vedrà in prosieguo, però, sembra che durante la XVIII dinastia la linea di successione matrilineare non individuasse direttamente il faraone. Ma la figlia femmina destinata a diventare “grande sposa reale”. Di regola la primogenita. Era quest’ultima che, sposandosi, sceglieva chi fosse il prossimo faraone. Tra l’altro, tale costume facilitava la salita al trono di un elemento “manovrabile”, scelto dalle classi dominanti per essere dato in sposo a una principessa reale.
Ciò non toglie che a volte qualche faraone “forte” imponesse un proprio figlio come marito della principessa regale. Quindi, molto spesso, gli sposi erano fratello e sorella. Secondo molti storici, infatti, il motivo delle numerose morti premature nella famiglia reale potrebbe essere stato il frequente matrimonio tra consanguinei.
Akhenaton, il ‘faraone eretico’
In base alle iscrizioni rimaste Akhenaton era figlio di Tiye, “grande sposa reale” di Amenofi III. Regnò 17 anni. Secondo Cyril Aldred, nei primi 12 anni di regno avrebbe ricoperto la carica di “coreggente” del padre Amenofi III, che era ancora vivo[2]. Sarebbe stato associato al trono in coincidenza con il compimento della maggiore età (16 anni).
Sono state fatte analisi del DNA sulla mummia (maschile) KV 55 in precedenza ritenuta appartenente a Smenkhkare, un faraone successivo. Tali indagini hanno invece determinato l’appartenenza della KV 55 al figlio di Amenofi III nonché padre di Tutankhamon. In base a tali dati gli archeologi sono giunti alla conclusione che il corpo in questione sia quello di Akhenaton. Tutto ciò pur apparendo di età relativamente più giovane (circa 25 anni poi ricalcolata in circa 40).
Se però – come ritiene Aldred – non si conteggiano due volte gli anni della “coreggenza”, Akhenaton potrebbe esser morto intorno ai 32-33 anni e non 44-45. Ciò è in linea con l’età rilevabile sulla mummia KV 55. Per quanto riguarda invece Smenkhkare, la sua mummia non è stata ancora individuata.
La ‘Younger lady’: Nefertiti
Le analisi del DNA sulla mummia (femminile) denominata KV 35-Younger Lady, hanno determinato che quest’ultima era la madre Tutankhamon. Hanno attestato altresì che era anche sorella di Akhenaton, in quanto entrambi figli di Amenofi III e Tiye. Se si segue il criterio di successione femminile per effetto di matrimonio, Akhenaton non avrebbe potuto salire al trono se non sposando una sorella. Poiché sappiamo che “la grande sposa reale” di Akhenaton era Nefertiti, quest’ultima non poteva essere altri che una sua sorella. Di conseguenza, i dati desunti dalle analisi del DNA di cui sopra attestano con buona certezza che la Younger Lady sia Nefertiti.
Nefertiti sposò il fratello quanto meno in coincidenza della salita al trono di questi come coreggente. All’epoca la neo-regina doveva avere circa 13-14 anni. Era cioè in grado di procreare. Nel dodicennio di coreggenza del marito ebbe infatti sei figlie femmine. Per brevità e importanza citiamo soltanto la primogenita Merytaton e la terzogenita Ankhesenamon.
Alcuni archeologi avrebbero individuato un settimo figlio maschio in un rilievo risalente al 13° anno di regno di Akhenaton. Tale settimo figlio sarebbe stato identificato come Tutankhamon appena nato. Ciò in coerenza con quanto rilevato dalle analisi del DNA per quanto riguarda la parentela tra la Younger Lady e la mummia di Tutankhamon. Ricapitolando, perciò: Nefertiti ebbe sette figli in 13 anni, cioè uno ogni due anni.
XVIII dinastia: una morte dopo l’altra nella famiglia reale
Dopo il 13° anno di regno di Akhenaton non vi sarebbe nessuna prova certa della sopravvivenza di Nefertiti. Ciò significa che, all’età della morte, la regina dovrebbe aver avuto 27-29 anni. L’età corrisponde a quella rilevabile dalla mummia KV 35-Younger Lady. Anche in questo caso l’età non combacerebbe se non ammettessimo i 12 anni di coreggenza di Akhenaton con il padre Amenofi III.
Il periodo compreso tra il 13° e il 18° anno di regno di Akhenaton è stato molto probabilmente funestato da epidemie. Molti dei componenti della XVIII dinastia vengono meno. Forse – come detto – anche a causa dei matrimoni tra consanguinei. Tra costoro, Nefertiti e quattro delle sue figlie. Molti egittologi ritengono che Akhenaton, dopo la morte di Amenofi III, abbia voluto associarla al trono ma gli elementi archeologici in proposito sono scarsi.
XVIII dinastia: i successori di Akhenaton
Alla morte di Nefertiti il ruolo di trasmettitrice della linea di successione regale si trasferisce perciò alla figlia primogenita Merytaton. Al momento della morte della madre, la principessa avrebbe avuto 13-14 anni, essendo logicamente nata nel primo anno di regno di Akhenaton. È quindi in età da marito per l’Egitto della XVIII dinastia. Viene perciò data in moglie a tale Smenkhkare che acquisisce in tal modo il diritto a salire sul trono. In un reperto denominato “stele della coreggenza”[3] Smenkhkare compare con il nuovo nome di Ankheperura, accanto ad Akhenaton (15° anno di regno).
La coreggenza di Smenkhkare, tuttavia, non sembra essere durata più di un anno o due, essendo ben presto anche il medesimo venuto meno. In mancanza della mummia del faraone citato le cause della sua morte rimangono sconosciute. Allo stato delle conoscenze, però, non risulta che Smenkhkare e Merytaton abbiano avuto figli. Akhenaton sopravviverà non più di altri due-tre anni, per venir meno – come detto – nel suo 18° anno di regno.
Un faraone donna: Neferneferu-Aton
È comunemente accettata l’ipotesi che Tutankhamon sia salito al trono a nove-dieci anni. Era nato – come sembra – nel 13° anno di regno del padre Akhenaton. Perciò al momento della morte del padre (18° anno di regno) non poteva avere più di quattro-cinque anni. Chi ha regnato nel periodo compreso tra i quattro e i nove anni del piccolo Tutankhamon?
La risposta è stata recentemente fornita dall’archeologo francese Marc Gabolde [4]. Questi ha rinvenuto delle iscrizioni modificate su alcuni reperti del corredo funebre di Tutankhamon. In base a tali documenti ha dimostrato con sufficiente approssimazione che i reperti appartenevano a Merytaton. Ritiene quindi che costei sia salita al trono prima di Tutankhamon assumendo il nome di Neferneferu-Aton.
Alla morte di Akhenaton, probabilmente improvvisa, Merytaton non si era ancora risposata. Ma nemmeno il piccolo Tutankhamon, che aveva solo quattro anni, si era ancora sposato. Quindi, non poteva salire sul trono in ossequio al criterio di successione per linea femminile. Quindi Merytaton regnò come unico faraone donna, in attesa di sposare un pretendente al trono.
Un colpo di Stato dietro l’altro alla fine della XVIII dinastia
Probabilmente l’establishment pensava di influenzare la diciassettenne faraona, convincendola a sposare un docile soggetto. Oppure di farle sposare il fratello Tutankhamon quanto meno al compimento dei suoi i sedici anni.
Invece, secondo, Marc Gabolde sembra che Merytaton abbia tentato di sposare addirittura un principe hittita. Lo dimostrerebbe una lettera in precedenza attribuita a Nefertiti o ad Ankhesenamon, sorella minore di Merytaton. Forse fu questo il motivo per cui, a ventidue anni circa, anche Merytaton sparì dalla storia. Non essendo tuttora rinvenuta la sua salma, tuttavia, tale circostanza rimane soltanto un’ipotesi.
A soli nove anni, quindi, salì al trono il piccolo Tutankhaton. Ma per acquisirne il diritto, fu fatto sposare ad Ankhesenamon, terzogenita di Akhenaton e Nefertiti. È un’ulteriore conferma della linea matriarcale di successione ma a seguito di matrimonio e non di semplice filiazione. I sacerdoti imposero al neo-faraone di chiamarsi Tutankhamon e di ripudiare la religione paterna. Su tutti i suoi predecessori, a partire da Akhenaton, si abbatté la damnatio memoriae.
[1] Cyril Aldred, Akhenaton il faraone del sole, Newton Compton, Roma, 1979, pp. 104 e ss.
[2] C. Aldred, cit.
[3] James P. Allen, The Amarna Succession (PDF), su cassian.memphis.edu.
[4] Marc Gabolde, D’Akhenaton à Tout-ânkhamon, 1998, pp. 145-185.
Foto di Alexandra_Koch da Pixabay
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