Il potere di Kubilai Kan secondo Marco Polo

marco polo

«Troverete qui la narrazione delle immense e disparate meraviglie di vaste contrade d’Oriente». È questa la promessa del Milione, il resoconto del viaggio di Marco Polo nelle vaste e misteriose «contrade d’Oriente». Un viaggio durato ventisei anni, intrapreso da un giovane mercante di diciotto anni e terminato da un uomo quarantaquattro che una volta rientrato in Italia, nel 1298, ripercorre con la mentre tutto l’itinerario e detta le sue memorie a Maestro Rustichello da Pisa. 

Il resoconto del mercante-esploratore

Il manoscritto originale del Milione trascritto da Rustichello è andato perduto, ma le copie — rimaneggiate e tradotte in varie lingue e volgari — sono numerosissime. Una delle più famose è la versione toscana: la prima a essere intitolata Milione (dall’aferesi di Emilione, soprannome della famiglia Polo) e una di quelle che si rivolgono più apertamente alla classe mercantile. Rispetto alla versione in lingua francese del Rustichello — destinata principalmente alle classi colte — quella fiorentina elimina o abbrevia gli episodi di sapore favolesco o romanzesco. Si concentra invece sui dati che riguardano l’economia, la politica e il commercio in paesi lontanissimi e inesplorati. 

Certamente indicare le coordinate per nuove terre d’espansione per i traffici mercantili era uno degli scopi del resoconto. Ma come scrive Maria Bellonci nella nota introduttiva all’edizione Oscar Mondadori: «[Marco Polo] sa conteggiare, catalogare e pesare le merci, ma questo non è il suo primo pensiero; ama appropriarsi delle sue scoperte, fissarle sobriamente e avanzare verso nuove acquisizioni». Insomma, al di là della necessità di trovare nuove rotte mercantili, Polo è animato dalla curiosità, dalla voglia di scoprire tipica dell’esploratore. Per tornare alle parole della Bellonci, «Accetta ogni prova» e «nessun essere umano, nessuna situazione gli sembra fuori dalla vita». 

L’importanza della simmetria

La diversità lo affascina, nemmeno i temibili mongoli gli fanno paura. Anzi, quando descrive il sovrano Kubilai Kan (o Khan) lo presenta come l’unità di misura perfetta di un regno forte, stabile e grandioso. La sua è una figura salda e armonica: «È di giusta altezza, non piccolo né grande; è in carne, ma non grasso e benissimo fatto in tutte le membra. È bianco e rosso in viso come una rosa, ha begli occhi neri e naso ben disegnato». La proporzionalità del sovrano si rispecchia nella struttura della sua famiglia, del suo palazzo, delle città sotto il suo dominio, dell’organizzazione burocratica e militare che regge l’impero. 

Questo senso di perfetta armonia è resa da Marco Polo mediante i numeri. Nella parte dedicata alla descrizione del Kan e del suo regno troviamo una preponderanza di numeri pari: quattro le mogli legittime del sovrano, ventidue i figli legittimi, sei i gruppi di concubine che si avvicendano a corte a cicli regolari di tre giorni e tre notti, quattro i lati delle cinte murarie… Il quadrato — figura geometrica considerata sinonimo di perfezione dai tempi dei pitagorici — è la forma di base su cui si strutturano il palazzo del sovrano, quello del futuro sovrano e il perimetro delle città dell’impero (percorso da quattro mura di uguale lunghezza su cui si aprono dodici porte). 

Numeri e divinità

La residenza reale nella capitale Kumbaluc — che Polo descrive come «il più gran palazzo che si sia mai visto» — è circondata da una cinta muraria quadrata dove a ogni angolo e all’altezza del centro di ogni lato c’è un palazzo che contiene oggetti del re. Questi palazzi sono circondati da un’altra cinta muraria che a sua volta presenta un palazzo a ogni angolo e in corrispondenza della metà di ogni lato, dove vengono custodite le armi del Signore. Tra le due cinte murarie c’è ogni genere di animale terrestre e marino, una specie di arca di Noè approdata all’Eden. 

E se il palazzo imperiale viene presentato come un paradiso terrestre, il sovrano traspare dalle pagine del Milione come una sorta di divinità. L’Uno da cui parte la Molteplicità. Gli altri due numeri dispari che compaiono spesso in queste pagine sono il tre e il sette, entrambi inscritti nella simbologia cristiana. Tre è il numero della Trinità, sette quello dei comandamenti e dei sacramenti. 

Un buon governo

Sul piano politico, la forza dell’Uno nel rapporto con il Molteplice si traduce in un governo accentratore. Qui il potere viene prima di tutto ma viene esercitato allo scopo di assicurare stabilità, sicurezza e benessere per tutta la popolazione. Si pensi ai provvedimenti per sfamare i poveri o per aiutare le province a far fronte al cattivo raccolto; o alla vigilanza sulle rotte commerciali che garantiscono traffici buoni e sicuri. Marco Polo resta ammaliato da tutto questo. In un’epoca in cui la democrazia non era contemplata, vede in Kubilai Kan la realizzazione del bel sogno di Alessandro Magno: «un capo che possa riunire tutta la terra e dominarla con leggi leali e giuste».

Foto di Nick115 da Pixabay

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