Caccia al tesoro di Ascoli Satriano: il nuovo fumetto di Roberto Lai

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“Caccia al tesoro di Ascoli Satriano” è il nuovo avvincente fumetto del detective d’arte Roberto Lai. La storia è incentrata su uno dei più eclatanti recuperi di cui è stato protagonista insieme ai colleghi del Reparto Operativo Carabinieri TPC

Una caccia al tesoro davvero avvincente

Caccia al tesoro. Roberto Lai, Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha realizzato un nuovo fumetto che sta già suscitando l’interesse degli appassionati di arte, archeologia investigativa e beni culturali. 

L’ultima chicca si aggiunge a una folta lista di pubblicazioni che Lai ha promosso negli ultimi venti anni. Appassionato di storia e tradizioni della propria terra natale, ha condotto nel corso degli anni un’intensa attività di ricerca che l’ha portato a riscoprire le tracce lasciate nel tempo da S. Antioco Martire. Ha curato la ristampa del libro “Le Meraviglie di S.Antioco”. Ha pubblicato: “S.Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glorioso protomartire patrono della Sardegna”; “Relazione sull’inventio dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna S. Antioco nella sua propria chiesa di Sulci”, gli Annali di Storia e Archeologia Sulcitana arrivati all IX° edizione. Tra i tanti successi editoriali, i libri a fumetti realizzati con l’inseparabile amico e collega, maestro d’arte Filippo Tomassi: “Antioco il Santo venuto dal mare”; “All’inseguimento della Triade Capitolina, “Il ritorno dell’Arciere sulcitano” “Il Ratto d’Europa”.

 Ed ora, l’ultimo nato “Caccia al Tesoro di Ascoli Satriano” con la sceneggiatura di Valerio Maria Fiori e disegni della bravissima Loredana Atzei. 

Il volume è dedicato alla memoria del Giudice Paolo Giorgio Ferri, protagonista di oltre quindici anni di inchieste sui “predatori dell’arte”.

Sostituto Procuratore nella Capitale dal 1991 al 2010 ed Esperto per i rapporti internazionali e i recuperi del Ministero della Cultura, già Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ferri dichiarò guerra ai crimini contro il patrimonio culturale.

Il nostos di Roberto Lai

La storia narrata dall’attuale Presidente del Nucleo di Volontariato e Protezione Civile ANC – TPC.odv, è una sorta di nostos, cioè un ritorno, attraverso le immagini della storia violata e ricontestualizzata, al concetto di identità culturale. Il tutto finalizzato a trasmettere i valori di legalità e della tutela dei beni culturali, quale patrimonio universale, specialmente alle nuove generazioni. Da qui la necessità di utilizzare un linguaggio facilmente fruibile, quale appunto quello fumettistico. 

“Le opere d’arte sono la nostra storia. Chi le ruba si impossessa di qualcosa che appartiene a ciascuno di noi… anche a te” , esordisce l’avatar di Roberto Lai. Ma veniamo alla storia. 

La Caccia al tesoro di Ascoli Satriano

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Come detto, il fumetto narra il recupero del Tesoro di Ascoli Satriano (nel 2007) un gruppo di reperti archeologici in marmo del IV secolo a.C provenienti probabilmente da una tomba dell’élite daunia nel territorio dell’odierna Ascoli Satriano (FG). Tra i pezzi più pregiati del corredo funerario spicca il Trapezophoros, un sostegno marmoreo per una mensa, caratterizzato da due grifoni (148X95) intenti a sbranare un cervo. 

L’ardua impresa è stata possibile solo grazie al lavoro sinergico del Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Magistratura e dell’Avvocatura Generale dello Stato.

Tutto ebbe inizio nel 1978 in contrada Giarnera Piccola, nei pressi di Ascoli Satriano. Il tombarolo Savino Berardi, insieme ad altri due uomini della sua squadra, stava scavando clandestinamente in un’area in cui erano in corso dei lavori per la costruzione di un impianto di smaltimento di rifiuti. Essendo assai esperto del territorio, Berardi sperava di imbattersi in qualche succulento tesoro. In effetti, durante le operazioni, sotto ai suoi piedi si creò una misteriosa apertura, abbastanza ampia da consentire a lui e ai suoi uomini di calarsi dentro, fino a quattro metri dal piano del calpestio. Qui la prima straordinaria sorpresa.

La scoperta della camera funeraria 

Con grande emozione, i tombaroli si trovarono davanti a una grande ambiente, contenente ventuno reperti marmorei di corredo. Sul fondo poi, spiccavano due superbi grifoni. Gli uomini si attivarono con grande sollecitudine per prelevare tutti i reperti e, una volta caricati su un furgone, si recarono a Stornarella, un comune poco distante, in cui viveva Berardi. Questi contattò immediatamente uno dei suoi compratori abituali, certo di concludere brevemente l’affare, ma la trattativa non andò a buon fine. Ben presto tuttavia si presentò al suo cospetto un acquirente di Roma, assai noto nell’ambiente del traffico clandestino d’arte che offrendo una somma di tutto rispetto, si accaparrò i pezzi più belli. 

Quali? Il Trapezophoros e un bacile marmoreo dipinto all’interno con una scena relativa alla consegna a Teti, da parte di Efesto, delle armi destinate ad Achille.

Ma questa è solo la parte iniziale del racconto.

Di mano in mano 

Il trafficante romano a sua volta si affrettò a rivendere i reperti al commerciante di antichità britannico Robin Symes. Quest’ultimo li fece poi acquistare a Maurice Templesman, ricco magnate americano e, di mano in mano, finirono al J.Paul Getty Museum di Malibù nel 1985, dove rimasero per molti anni, nonostante si sospettasse una provenienza illecita dall’Italia meridionale. Poi una svolta epocale.

Il sequestro dei depositi di Giacome Medici

Nel 1995 venne eseguito un sequestro (nel Porto Franco di Ginevra) dei depositi del commerciante di antichità Giacomo Medici e, finalmente, nel 2000 fu possibile restituire all’Italia una serie di reperti archeologici, faldoni di documentazioni e soprattutto polaroid relative a scavi recenti. Ma…cosa più intrigante, molti oggetti erano poggiati su fogli di giornale. Fattore che aiutò a stabilire data e luogo del loro rinvenimento con una certa facilità. Dulcis in fundo, non appena il materiale fu trasferito a Roma, dalle analisi delle polaroid se ne trovò una relativa appunto al meraviglioso Trapezophoros. 

L’inizio di una lunga battaglia 

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La caccia al tesoro effettuata dai protagonisti del fumetto aveva avuto un esito positivo, ma non era ancora arrivato il tempo di cantare vittoria. 

Dal J. Paul Getty Museum non arrivava infatti la benché minima volontà di restituire il malloppo, almeno fino al 2002, quando l’ennesimo colpo di scena, ribaltò la situazione.

Durante un processo legato all’Operazione “Gerione”, che si svolgeva a Santa Maria Capua Vedere, l’allora Maresciallo Roberto Lai (tra i testimoni), fu avvicinato proprio da Berardi, sua vecchia conoscenza. Il tombarolo voleva delle notizie relative al recupero dei Grifoni. Non aveva gradito il fatto che il tesoro si trovasse all’estero. Per farla breve, invitò Lai a casa sua e vuotò il sacco circa le dinamiche del ritrovamento. 

Dopo alcuni mesi, il protagonista di “caccia al tesoro di Ascoli Satriano” si recò nuovamente a casa del Berardi, questa volta insieme al collega Morando e, con grande sorpresa, il trafficante non solo raccontò ogni dettaglio del ritrovamento, ma accompagnò i due marescialli nel “luogo del delitto”.

Poi aggiunse un’altra informazione, apparentemente secondaria, ma che fece accendere una lampadina nella mente dei protagonisti del fumetto. 

Berardi dichiarò infatti che, a seguito di una perquisizione della Gdf avvenuta alla fine degli anni Settanta dietro segnalazione anonima, molta parte del corredo che non era riuscito a piazzare, era stata sequestrata. 

La caccia al tesoro continua 

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La vicenda non si poteva certo dire conclusa dopo tali affermazioni! I due marescialli erano pronti a una nuova caccia al tesoro. Concentrarono pertanto le loro indagini nel territorio di Foggia, Orta Nova, Cerignola, fino ad arrivare nella soffitta del Palazzo Comunale di Foggia. Qui, trovarono una cassa contente i materiali sequestrati al tombaroli. Clamoroso! Nessuno li aveva più cercati o schedati. 

Una volta portata a Roma la cassa, grazie al contributo dell’allora Soprintendente Prof. Bottini, si riuscì ad analizzare il materiale. Si trattava di oggetti autentici! Questo il responso. Infine, successive analisi riuscirono non solo a datare i reperti ma a collegarli a quelli esposti nel museo americano. 

Una conferma ai sospetti 

Nel frattempo, due giornalisti americani del Los Angeles Times, Felch e Frammolino, informarono il magistrato Ferri circa l’esistenza di una lettera (in loro possesso), dell’allora responsabile della sezione antichità del J.Paul Getty Museum, Houghton, alla direttrice associata del Museo Gibbon, in cui il primo ammetteva di aver comprato i Grifoni e altri preziosi oggetti dal magnate americano Templesman. Vennero anche fuori tutti i passaggi di mano anteriori fino a risalire ancora una volta a Medici. Quanto aveva pagato il museo americano? La cifra era assolutamente da capogiro: ben 2,2 milioni di dollari per il Podanipter e 5,5 per i Grifoni.

Orami si era arrivati all’epilogo. Dopo rocambolesche cacce al tesoro, finalmente nel 2007 i tesori rientrarono in Patria.

Da allora sono stati esposti in diversi musei e dal giugno del 2010, si possono ammirare presso il polo museale di Ascoli Satriano.

Insomma una storia a lieto fine!

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