Fede venuta dal mare: opera raffigurante N.S di Bonaria e S.Antioco

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Fede venuta dal mare. Nostra Signora di Bonaria e S.Antioco i due “Patroni della Sardegna”, sono due importanti figure religiose nel contesto della fede cattolica sarda. La prima è una Madonna con Bambino, mentre il secondo è un santo medico di colore. Le operazioni di acquisizione sono state la crociata laica più veloce della storia. 

Fede venuta dal mare: la crociata laica di Roberto Lai 

Fede venuta dal mare. Roberto Lai, storico, ricercatore, appassionato e biografo del santo sardo ha capitanato il recupero dell’importante opera del XVII° secolo. 

La storia del recupero della tela ebbe inizio qualche tempo fa, quando il detective d’arte Roberto Lai, propose di acquistare la grande tela raffigurante i due santi, collocata insieme ad altri reperti della collezione Gasperini a Cagliari.

Dell’opera si sapeva ben poco. Sconosciuti la precisa datazione, l’autore, il committente e la fucina in cui era nata. 

Unico dato certo era che l’opera d’arte e di culto aveva viaggiato in lungo e in largo via mare, approdando in Spagna, Liguria e infine a Cagliari. In Sardegna, circa mezzo secolo fa, era poi finita in un’asta di oggetti d’antiquariato e il suo acquirente, l’editore Ettore Gasperini, la custodiva gelosamente. 

Egli tuttavia aveva espresso il desiderio di collocare il reperto in un luogo di culto, dopo la sua morte il. 

Quando nel 2021 l’uomo venne a mancare, Roberto Lai, con un gruppo di amici decise di velocizzare l’operazione che avrebbe portato nella sua amata isola l’opera antica più rappresentativa del santo patrono.

Fu così che intrapresero una corsa contro il tempo finalizzata ad acquisire (a beneficio della popolazione di Sant’Antioco) un bene culturale, nonché emblema della storia identitaria degli antiochensi, che faceva gola a molti estimatori d’arte e lasciava del tutto indifferenti gli organi istituzionali locali, sollecitati senza successo dallo stesso Lai.

Ma ricostruiamo la storia…

Cronistoria di un ritorno 

Nell’anno 2009 il luogotenente Roberto Lai si trovava a Cagliari con l’allora Sindaco Mario Corongiu, l’editore Gasperini li ospitò in un appartamento privato adibito a Museo.

Sulla parete, nonostante gli evidenti segni del tempo, spiccava un bellissimo dipinto iconografico che ritraeva Nostra Signora di Bonaria e S. Antioco orante. 

A destare la curiosità del detective d’arte fu soprattutto una scritta (di cui parleremo alla fine dell’articolo) apposta ai piedi della sacra rappresentazione “La VIRGEN. SA.nssima DE BVONAIRE EN REAL CO.NTo DE LA MERCED DE CALLER S.ANTIOCO SVLCITANO MI PATRONO DE SARDENA”.

Da quel momento Gasperini e Lai divennero amici ma, come detto, l’editore non intendeva rinunciare all’opera. Alla sua morte, il figlio tuttavia decise di onorare il desiderio del defunto e fissò un prezzo di ottomila ero per la vendita della tela. Lai si diede immediatamente da fare e, con l’aiuto e il coinvolgimento di altri amici, riuscì ad aggiudicarsi il prezioso reperto. Ma perché Roberto Lai era così interessato al dipinto? Un simbolo di fede? Per il santo africano? Per la scrittura in calce? Oppure per la Vergine con Bambino?

Una Santa venuta dal mare 

Cagliari 1324. Sul colle di Bonaria si erano insediati i Catalani e avevano fondato una cittadella fortificata. Nel 1335 la chiesetta della cittadella, intitolata alla Trinità e alla Madonna, venne affidata ai frati mercedari (ordine di Santa Maria della Mercede) di Fra Carlo Catalano. I religiosi salivano sulla collina per pregare la Vergine Maria e per chiedere aiuto e conforto a Fra Carlo. Fra i tanti pellegrini, un giorno arrivò un gruppo di genovesi. A uno di essi, Fra Carlo parlò dell’imminente visita di una misteriosa Signora che si sarebbe presto insediata sul colle di Bonaria. Effettivamente, almeno secondo la leggenda, il 25 marzo 1370, una nave che dalla Catalogna si dirigeva verso l’Italia, si imbattè in un’improvvisa e violenta tempesta. Nel tentativo di alleggerire il carico, il capitano ordinò di gettare in mare ogni cosa, inclusa una pesantissima cassa di cui si ignorava il contenuto e che i marinai abbandonarono in mare per ultima.

Per una singolare circostanza, non appena la cassa toccò l’acqua, la tempesta si placò. Arrivata nella spiaggia alla base del colle di Bonaria, suscitò un grande interesse fra i presenti, ma nonostante numerosi tentativi, nessuno riuscì a sollevarla ad eccezione dei frati mercenari chiamati in ausilio. Una volta trasportato in convento, i religiosi aprirono il baule e con grande sorpresa trovarono un’imponente statua lignea raffigurante una Madonna dai tratti africani col bambino. La statua fu battezzata Nostra Signora di Bonaria, dal luogo in cui venne rinvenuto. Importantissimo emblema della fede cattolica sarda, la statuta fu poi collocata in un santuario e nel XVIII iniziarono i lavori di costruzione della basilica, proprio accanto allo stesso

S.Antioco e N.S. di Bonaria – Patroni della Sardegna

Il 13 settembre 1907 il papa Pio X proclamò la Madonna di Bonaria “Patrona Massima della Sardegna”, S.Antioco invece, è considerato da tempo immemorabile patrono storico dell’intera Sardegna, ciò è testimoniato anche dai numerosi documenti pubblicati dallo stesso Lai nel corso degli anni.

In ogni caso, la storia dei due santi è indissolubilmente legata all’isola e sono numerosi i reperti che confermano una una certa vicinanza tra queste figure. Su tutte, una medaglia d’ottone che ritrae N.S. di Bonaria nel recto e S. Antioco nel verso. Il dipinto tuttavia è sicuramente la più preziosa testimonianza di tale simbiosi spirituale.

Analizzando l’opera: un grande simbolo di fede e del Credo Niceno

Le tre figure del dipinto incarnano assenza del Credo Niceno, su cui si basa l’idea fondante della Chiesa cattolica Universale riguardo alla Trinità e alla natura di Gesù Cristo. Raffigura l’esistenza del Figlio di Dio nato da una donna eletta dallo Spirito Santo; un Figlio che dopo essere morto per la salvezza del mondo, resusciterà. Quanto al Santo orante, colui che rappresenta la “comunione dei Santi”, impegnato a chiedere la remissione dei peccati per l’intera Umanità è appunto Antioco di Sulci.

La simbologia nascosta 

La Madonna sorregge con il braccio sinistro il Bambino Gesù, mentre nella mano destra stringe una barchetta, simbolo del mare e della navigazione, tanto che la santa è la protettrice dei naviganti. Al centro delle barca brilla una candela accesa, simbolo della luce.

Il Bambin Gesù sostiene con la mano destra un globo, a segno del mondo su cui Cristo esercita la sua potenza divina, in un piano di provvidenza misterioso che non elimina la libertà umana, ma che conduce comunque verso la pienezza del Regno di Dio. Con la mano sinistra invece sorregge un doppio globo sormontato da una croce, simbolo della Sovranità di Nostro Signore. L’oggetto ricorda uno scettro, quasi a voler sottolineare il concetto della potenza di Dio e della sua Sovranità, sia in cielo sia in terra.

La scritta misteriosa 

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Ma veniamo alla scritta di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo  “La VIRGEN. SA.nssima DE BVONAIRE EN REAL CO.NTo DE LA MERCED DE CALLER S.ANTIOCO SVLCITANO MI PATRONO DE SARDENA”.

Le tesi che vanno per la maggior sono due:

  1. La prima ritiene che il committente del dipinto fosse spagnolo, cosa che non sorprende dato che il culto della Nostra Signora di Bonaria si diffuse rapidamente in Spagna e la Sardegna rimase a lungo sotto il suo dominio. «Lo stesso Ettore (Gasperini n.d.r) mi disse di aver acquistato l’ora da un antiquario cagliaritano il quale affermò che l’origine dell’opera fosse spagnola, importata attraverso il transito nel porto di Genova», afferma Roberto Lai.
  2. La seconda è che si potrebbe trattare di una committente sarda durate il dominio spagnolo. «Sento di poter insistere nell’inquadrare l’opera prima dell’uso ufficiale della lingua italiana in Sardegna, e cioè al momento del passaggio della corona sarda agli Asburgo, con i trattati di Utrecht e Rastatt (1713 e 1714)», prosegue il detective d’arte.

Il restauro svela ulteriori dettagli 

A seguito del restauro curato dalla dott.ssa Maria Albai, direttore Tecnico di Terra Pinta, Società Cooperativa R.L. Cagliari è emerso che la tela originaria era di dimensioni maggiori alle attuali. In pratica essa sarebbe stata ripiegata sul telaio non originale e fissata con dei chiodi che ne hanno causato una lacerazione e relativa perdita di cromia lungo tutto il perimetro. 

La tela è costituita inoltra da tre altre tele cucite per orizzontale su piccoli telai manuali.

Questo è un dettaglio assai importante, dal momento che svela la probabile datazione dell’opera, collocandola tra il XVII e il XVIII sec. 

Sul retro, la tela presenta segni di un restauro precedente, nel corso del quale si sarebbe provveduto ad abbassare e rimuovere delle cuciture. Operazione che si effettua solitamente per procedere a un’operazione di rintelatura, evitando così di avere spessori o dislivelli.

Sempre sul retro sono stati trovati depositi di materiale decoeso, polveri, lacerazioni, mancanze con buchi e piccoli strip, bordi lacerati e molto fragili. 

La superficie pittorica presenta invece una patina di sporco costituito da materiale decoeso superficiale e coeso più profondo e a contatto con la pellicola pittorica. 

Una vernice ossidata ha infine offuscato i colori originali. 

Conclusioni 

Oggi il quadro, emblema della fede cattolica sarda, è stato restituito ai suoi abitanti e si trova in Sardegna nella Parrocchia di N.S. di Bonaria in Sant’Antioco (SU).

“La comunità di N.S di  Bonaria è orgogliosa e riconoscente per il dono del quadro raffigurante N.S. di Bonaria e S.Antioco. Orgogliosa perché la nostra chiesa viene arricchita ulteriormente sotto il profilo artistico e spirituale; riconoscente al Cav. Roberto Lai per la lodevole iniziativa di avviare l’acquisto e il restauro della preziosa opera”- scrive Don Giulio Corongiu. 

Insomma un’altra storia a lieto fine!

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