Poche parole che vengono alla mente dopo l’ennesima terribile storia di una ragazza uccisa dall’ex fidanzato.
Quante volte
Quante volte ci è successo di fare qualcosa che non volevamo, solo perché un uomo ce lo ha chiesto. Un amico, un fidanzato, un collega.
Quante volte non abbiamo chiesto di scendere dalla macchina durante una lite, non abbiamo rifiutato un mazzo di fiori ingiustificato, non abbiamo reagito ad una carezza fra i capelli inaspettata.
Gesti apparentemente gentili, che per questo abbiamo ritenuto irrifiutabili, che si configurano come violenze perché non desiderati, non implicitamente incoraggiati, e perché ci hanno posto in una condizione di imbarazzo, senza alcun desiderio di andare avanti ma incapaci di tornare indietro.
È da questi gesti apparentemente gentili, che parte la lunga catena che in alcuni casi può portare alle estreme conseguenze. Dal fatto che donne giovani e meno giovani non riescono a rifiutare una implicita dichiarazione di apprezzamento che, essendo inaspettata appare loro immeritata, e questo le conferisce valore.
Parole che pesano
Che begli occhi che hai. Parole che a chi le dice non costano niente e che su chi le ascolta pesano tanto.
Perché proprio io, non pensavo, non immaginavo… la sorpresa della gratificazione inaspettata.
Se siamo apprezzate da un uomo che non ci piace, arriviamo a dispiacerci per lui, e magari a cercare di consolarlo, inviando messaggi contraddittori che lo spingono a diventare insistente. L’attitudine alla cura.
Dobbiamo insegnare alle bambine, alle ragazze, l’autostima e l’autodeterminazione perché evidentemente non lo abbiamo fatto abbastanza. Dobbiamo aiutarle a pensare che la loro bellezza è quella che vedono nello specchio e non è negli occhi di chi le guarda, e che un complimento non costa niente. Dobbiamo insegnare loro che si può e si deve dire di no, no grazie, non voglio uscire con te, non voglio che mi tu mi faccia un regalo; che si può non rispondere a messaggi insistenti, prima che la nostra buona educazione venga interpretata come un assenso.
Lo dice la scienza?
Una ricerca scientifica ha cercato di provare che le donne preferiscono un partner dominante più di chi non lo è, ma si è visto che molto dipende dal modo in cui questo carattere dominante viene descritto. Quando veniva richiesto di descrivere il loro partner ideale, pochissime donne avevano identificato il dominante come un tratto desiderabile, ma avevano selezionato tratti che venivano associati al comportamento dominante, come l’assertività e la fiducia.
Non sono nel DNA delle donne la remissività e l’attitudine alla cura, ma sono il risultato di secoli trascorsi in questo ruolo. L’attrazione per un uomo autoritario, sicuro di sé è la diretta conseguenza della sensazione di non poter essere autosufficiente, indipendente e autorevole.
Rendere una ragazza autosufficiente e indipendente, incoraggiarla a fare da sola, a viaggiare da sola, a fare esperienza non la metterà in pericolo più di quanto la metterà in pericolo non farlo e avere sempre bisogno di qualcuno accanto, chiunque egli sia.
*Biochimico, direttrice del Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL
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