Il pesce di Boris

Il 2020, anno a suo modo straordinario, è stato per Boris Johnson ancor più straordinario, sempre a suo modo.

Quando, a luglio del 2019, Bojo era stato finalmente chiamato alla guida del Paese, doveva essersi sentito al settimo cielo; non avrebbe mai immaginato che il 2020, in cielo, ce lo avrebbe quasi fatto finire.

Il Covid-19 ha sorpreso il mondo intero; la Gran Bretagna ha gestito la prima ondata in maniera confusa, Bojo è quasi morto, il paese ha sopportato un costo elevatissimo di vite umane ed una spesa economica imprevista.

Nel corso dei mesi i malumori sono cresciuti, Boris ha perso l’appoggio di parte del partito e, nello strenuo tentativo di rimanere in carica, è stato costretto a licenziare alcuni dei suoi più stretti collaboratori. 

Guardando il calendario, però, Boris deve essersi detto “vabbè, siamo quasi alla fine, il Covid lo stiamo gestendo meglio. Posso farcela e il 2021 sarà l’anno della ripresa.”

Poi, notando un post-it giallo, deve essersi colpito la fronte con una mano ed aver esclamato “Porca pupazza, Brexit!”, in britannico, ovviamente.

Perché se è vero che il Covid ha monopolizzato l’attenzione del mondo e della stampa, l’Europa non si è scordata che il 31 dicembre, ossia tra poco più di 20 giorni, scadrà il periodo di transizione concesso alla Gran Bretagna. Se non saranno stati raggiunti nuovi accordi, si verificherà la temuta ipotesi della hard Brexit e l’isola britannica sarà veramente isolata, anche commercialmente, dal resto dell’Europa.

Ci sono stati mille nodi da sciogliere: il confine tra le Irlande, i dazi sulle merci, il roaming telefonico, il visto per entrare in UK, le frontiere, i diritti dei lavoratori stranieri, le sedi delle attività finanziarie. Insomma, sembrava fossimo a buon punto. 

E poi salta fuori il pesce: i negoziati si sono arenati sul diritto di pesca nel mar britannico.

L’Europa chiede di mantenere un diritto di reciprocità: i britannici potranno vendere i prodotti ittici, senza applicazione di dazi, e potranno continuare a pescare nelle acque europee se alle imbarcazioni europee sarà permesso di continuare a pescare in acque britanniche.

Apriti cielo!

Il pesce è mio e lo gestisco io, ha detto Bojo.

E poi te lo mangi pure, ha risposto l’Europa, perché da noi non te lo facciamo vendere.

E così siamo ad un punto morto.

Potrebbe sembrare una questione di grande rilevanza finanziaria; in realtà è molto più complicato.

L’incidenza della pesca sull’economia britannica è pari ad un misero 1%: considerando che con Brexit la UK ha perso una buona parte dell’indotto  proveniente dalla finanza, il problema non è certo economico. 

È molto più serio e complicato: è una questione di sopravvivenza politica.

La campagna pro Brexit è stata fomentata dall’idea che, una volta usciti dall’Europa, i britannici sarebbero stati liberi di gestire il loro paese ed il loro mare liberamente, senza vincoli. 

Visione miope: le finanze dei paesi si alimentano anche con gli scambi commerciali, quindi un compromesso con l’Europa sarebbe stato comunque necessario.

Quanto al diritto alla pesca, esso è regolato da quote buona parte delle quali è stata venduta, nel corso degli anni, a società straniere: Brexit o non Brexit, gli stranieri continueranno a mantenere il diritto di pesca nei mari britannici. 

Secondo una indagine pubblicata dalla BBC, oltre la metà delle quote di Inghilterra e Galles è di proprietà straniera e, nel totale, è straniera un quinto della quota complessiva della UK.

Chi sognava, come i Fishing for leave, forte gruppo pro-brexit dell’industria ittica britannica, di veder scomparire i pescherecci stranieri dai mari britannici resterà deluso. E se la prenderà con Bojo. E con i Tories, che avevano promesso un’indipendenza totale dall’Europa.

La sopravvivenza politica di Bojo è, così, attaccata ad un pesce. 

Sono ore cruciali per le trattative ed i fronti contrapposti sono diventati tre: l’Europa, la UK e Bojo.

Se non si risolverà il nodo sulla pesca, l’accordo su Brexit rischierà di sfumare definitivamente.

Se, invece, si troverà un compromesso, potrà essere il colpo di grazia per le ambizioni politiche di Boris. 

“Mannaggia li pescetti!*” starà pensando oggi Bojo. In britannico, ovviamente.

NdA

*“mannaggia li pescetti”, espressione romana, equivale ad “accidenti”. In britannico, ovvio.

Foto di Christel SAGNIEZ da Pixabay

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