La violenza sulle donne “Non una di meno”… “Questo non è amore”

Ci apprestiamo a scrivere con l’intendo di raccontare ciò che è cambiato in positivo dopo anni di manifestazioni, sensibilizzazioni, flash mob, modifiche di legge in tema di violenza contro le donne in Italia e nel resto del mondo e ci accorgiamo che ciò che stiamo per tracciare è, ancora una volta, una scia di sangue che attraversa gli estremi del pianeta da una parte all’altra; una serie di eventi delittuosi contro le donne indifese, di grande attualità che passano per mano di uomini insensibili e violenti.

E mentre il 25 novembre si celebra la giornata dedicata alla difesa della violenza contro le donne – un tema sancito dalla Convenzione di Istanbul adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nel 2011, firmata fino ad ora da 32 Stati e ratificata da 9 tra i quali l’Italia nel 2013, primo strumento internazionale giuridico vincolante per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza – lasciano inorridite le notizie sull’omicidio consumatosi due giorni fa a Palermo nei confronti di Ana Maria una giovane donna che porta in grembo il frutto di ciò che credeva amore.

Ancora una volta una vittima di femminicidio uccisa per mano di un uomo più preoccupato a salvaguardare una finta realtà familiare, apparentemente serena e tranquilla, che lasciare vivere due esseri umani liberi di godersi ciò che la vita avrebbe loro offerto.

Se in Italia l’ultima notizia lascia l’amaro in bocca per non esser riusciti a salvare questa giovane vittima, nel resto del mondo fanno scalpore e rimbombano i molteplici omicidi di donne che hanno perso la vita per difendere i principi della democrazia, giusto per citarne una per tutte, Hevrin Khalaf, segretaria generale del Partito Futuro siriano che si batteva per i diritti delle donne e per la coesistenza pacifica tra curdi, tra cristiani, siriaci e arabi, una donna apprezzata da tutte le comunità che viene assassinata il 13 ottobre scorso.

E’ un dato di fatto però che se da un lato, queste notizie sprigionano tanta rabbia, dall’altro mobilitano maggiormente le coscienze e le persone facendole scendere nelle piazze a manifestare il grande grido di dolore che attraversa tutti coloro che non si rassegnano e che vogliono un mondo in cui questi delitti non accadano più.

Slogan “Non una di meno” “Questo non è amore” e tanti altri echeggiano per le vie delle città di tutto il mondo, a Roma come nel resto d’Italia, diverse le manifestazioni per celebrare la giornata di sensibilizzazione contro ogni forma di violenza di genere. La Polizia di Stato, per il terzo anno consecutivo, ha presentato l’edizione 2019 del progetto “Questo non è amore” ideato e promosso dalla Direzione centrale anticrimine del Dipartimento della pubblica sicurezza. Un progetto che si pone l’obiettivo di diffondere una nuova cultura di genere e aiuta le vittime di violenza a vincere la paura di denunciare.

In occasione della giornata è stata quindi presentata una brochure che testimonia dati concreti e informazioni interessanti sul fenomeno legato alla violenza sulle donne.

I dati sono ancora molto sconfortanti, se nel 2018 ci sono stati 142 casi di femminicidio, nei primi 10 mesi del 2019 siamo già in presenza di 90 vittime. Dal rapporto della Polizia si evince che in Italia 88 donne ogni giorno sono vittime di violenza, viene colpita una donna ogni 15 minuti. I reati che vengono commessi sulle donne riguardano: maltrattamenti, stalking, violenze sessuali e percosse.

A compiere i reati contro le donne sono uomini italiani per il 74% dei casi e questa fotografia non mostra alcuna discrepanza nella penisola, c’è uniformità dal Piemonte alla Sicilia. Sono interessate al fenomeno le varie classi sociali senza predominanze dell’una sull’altra e le vittime sono prevalentemente italiane. Tra le straniere a denunciare violenza sono per la stragrande maggioranza rumene.

Alla base dei femminicidi ci sono spesso motivi legati ad un’idea malata di possesso, mancata accettazione di una separazione, gelosia incontrollabile anche successiva al divorzio, non accettazione di una nuova storia d’amore dell’ex partner, pertanto nel 2018 i dati rilevano che il 61% delle vittime di sesso femminile ha visto come autore dell’omicidio proprio il partner e il 23% l’ex partner.

Una donna su 2 lascia figli piccoli e nel 18% dei casi l’autore del reato si suicida.

Colpisce anche il dato presentato circa le armi utilizzate per commettere il reato di femminicidio, armi da taglio, oggetti contundenti, soffocamento e arma da fuoco anche se quest’ultima, confrontando i dati dei primi 10 mesi del 2019 con quelli del 2018, vede una tendenza percentuale più bassa mentre si alza quella delle armi da taglio.

Il rapporto documentato della Polizia di Stato evidenza un dato positivo relativo alla consapevolezza, da parte delle vittime, che ciò che subiscono si identifica come un reato e come tale va denunciato prima che si arrivi al femminicidio, punto di non ritorno.

In tutto questo scenario un dato confortante ci arriva dai primi risconti ottenuti in questi ultimi mesi dalla legge “Codice Rosso” una legge a tutela delle donne, entrata in vigore ad agosto scorso su iniziativa dell’ex Ministro Giulia Bongiorno e della conduttrice televisiva Michelle Hunzinker che ha visto poi la partecipazione, nelle fasi di integrazione dei capitoli di legge nonché nell’approvazione, di tutte le forze politiche.

Una norma che accelera i tempi della giustizia in materia di violenza di genere, infatti le donne devono essere seguite protette sin dal primo momento; entro 3 giorni dalla denuncia vanno attivate immediatamente, prima che sia troppo tardi, tette le misure cautelari, come divieto di avvicinamento, allontanamento d’urgenza, detenzione…. necessarie a salvaguardare l’incolumità di colei che denuncia un reato subito.

Altro elemento è la certezza della pena, se fino a pochi mesi fa, l’autore di reato di femminicidio si poteva avvalere del giudizio abbreviato o attenuanti che determinavano uno sconto della pena con il “Codice Rosso” questi escamotage normativi non sono più possibili.

E’ notizia poi di queste ore, confermate anche dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, lo svincolo di 12 milioni di euro per il fondo a favore dei figli delle vittime di femminicidio, un sollievo per i tanti familiari colpiti profondamente dal dolore; famiglie che si trovano improvvisamente gravate anche del peso economico dovendosi prendere cura di minori innocenti designati dall’amaro destino di non aver più accanto la propria mamma perché rimasta uccisa per mano di un padre incosciente che il più delle volte per fragilità e debolezza si toglie anch’egli la vita.

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