FCA e Diesel-Gate: Schiaffi tra Italia e Germania

untitled2Non si ferma la polemica dei Diesel-gate

Tra Italia e Germania tornano le ostilità in campo motoristico. Infatti sono mesi che Berlino ipotizza un comportamento non corretto della gestione delle emissioni dei gas di scarico di alcuni motori diesel del gruppo italo-americano Fca.

Il diesel-gate è stato lo scandalo mondiale che ha travolto (e continua a travolgere) il gruppo automobilistico tedesco Volkswagen, accusato di aver installato su centinaia di migliaia di autoveicoli diesel un software in grado di rendere conformi alla normativa di omologazione motori che altrimenti non sarebbero stati omologati. Per diritto di informazione le omologazioni vengono effettuate nelle rispettive nazioni di appartenenza del costruttore, che hanno il compito di vigilare sulla correttezza, sicurezza e garantire il rispetto delle normative in vigore, quindi il mondo si è fidato della Germania.

La truffa messa in atto dalla Volkswagen è stata scoperta dall’Epa (The U.S. Environmental Protection Agency) durante dei test di ispezione su alcune autovetture diesel.

Il Fatto

Alcuni mesi dopo lo scandalo Volkswagen, anche le singole nazioni hanno deciso di approfondire la questione, compiendo ispezioni sui modelli dei vari produttori. In Germania hanno invitato alcuni marchi nazionali (Opel) a richiami volontari perché alcuni modelli potevano non essere considerati del tutto compatibili con le norme vigenti, ma senza nessuna specifica; tra i modelli sottoposti ad analisi sono stati considerati la Fiat 500X e il Fiat Doblò, veicoli Fca molto apprezzati dal pubblico tedesco. Secondo le autorità tedesche sui motori 2.0 diesel qualcosa non sarebbe del tutto conforme alle normative, così hanno invitato Fca a dare spiegazioni alla motorizzazione tedesca, ma la casa automobilistica italo-americana non si è mai presentata in quanto la sua omologazione dipende solo dall’Italia, Paese che ha omologato il propulsore.

Da qui comincia una reazione isterica ed inopportuna da parte della Germania, che coinvolge la UE a trovare una mediazione tra Italia e loro, passano alcuni i mesi, nulla si muove, dando l’impressione che la vicenda finisca nel dimenticatoio.

Il 12 gennaio 2017 l’Epa (The U.S. Environmental Protection Agency) notifica a Fca un avviso di indagine sui propri motori in quanto, seppur rispettano i parametri di omologazione, in alcune circostanze le emissioni non sarebbero conformi, ipotizzando un intervento eccessivo da parte di un software.

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Caso diverso rispetto a Volkswagen

Oggi la Germania chiede il ritiro da parte della UE dei modelli Fca oggetto delle loro indagini, e il tutto viene rilasciato in una intervista alla Bild am Sonntag, dal ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt.

Subito la replica da parte del ministro dello Sviluppo economico italiano, Carlo Calenda: «Berlino, se si occupa di Volkswagen, non fa un soldo di danno», in un’intervista televisiva italiana, dopo la quale risponde lo stesso ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture italiano Graziano Delrio che dice: «La richiesta della Germania alla UE di una campagna di ritiro delle auto Fca è totalmente irricevibile», aggiungendo «Abbiamo accettato di istituire una commissione di mediazione presso la Commissione europea a Bruxelles esattamente perché non abbiamo niente da nascondere. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali. Questa interpretazione della Germania va contro le regole che ci siamo dati, di responsabilità di ogni nazione verso le proprie case produttrici».

I toni sono alti. Il clima teso potrà facilmente sfociare in qualcosa di più: “schiaffi”. Il rischio è proprio questo, che si possa arrivare a “schiaffi” sotto forma di reciproche limitazioni alla circolazione dei veicoli sia tedeschi che italiani.

Una UE determinata dovrebbe al più presto intervenire cercando di riportare i toni dentro un confronto civile, prima che gli schiaffi provochino danni significativi tra membri della stessa unione.

 

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