Cosa ci possiamo aspettare dalle economie continentali, cinesi e americane nei prossimi mesi

Settimana interessante in ambito economico e politico tanto sul fronte interno che su quello internazionale. 

In Italia Il Consiglio dei Ministri è chiamato ad approvare il DEF 2019, che delineerà lo scenario della finanza pubblica per il triennio 2020-22. 

Rispetto alle più ottimistiche attese prospettate negli scorsi mesi dal nostro governo, in contrasto con quanto invece da più parti paventato, il punto di atterraggio sembra essere più realisticamente vicino alle previsioni “extra governative”. 

L’ipotesi di crescita del PIL per l’anno in corso sarebbe di 0,1%, che potrebbe però salire a 0,3-0,4% per effetto delle misure “sblocca-cantieri” e del decreto-crescita. 

Il deficit nominale peggiorerà rispetto alle stime iniziali per attestarsi attorno a 2,3% e difficilmente si potrà evitare una ulteriore crescita del debito che, secondo la bozza del Def, nel 2019 dovrebbe attestarsi al 132.7% del Pil, in rialzo dal 132.2% del 2018.

Arriva infine a compimento, non senza polemiche e distinguo, l’annoso tema del rimborso dei risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie.

In tale contesto, la Lega continua a spingere per l’inserimento della flat tax, ipotesi sulla quale sembra aver trovato l’appoggio del Movimento 5 Stelle grazie alla trasformazione delle tassa in una dual tax perché oltre al 15%entro gli 80mila euro a nucleo familiare ci dovrebbe essere un’altra aliquota, quella del 20%, per i redditi superiori.

Il Governo, tra spallate e carezze, unito sempre più debolmente dal collante delle promesse del “contratto” tra lega e M5S, terrà per convenienze elettorali, certamente almeno sino alla resa dei conti di maggio.

Sul fronte Internazionale, oggi si tiene a Bruxelles il 21° Summit UE-Cina. L’incontro assume particolare rilievo in considerazione dell’accresciuto ruolo della Cina sul piano geopolitico ed economico anche nei confronti dell’Unione Europea testimoniato anche dagli sforzi della UE per un maggior coordinamento delle politiche europee verso Cina. 

Tra gli argomenti in agenda, la parità di trattamento delle imprese europee in Cina e le condizioni di accesso al mercato cinese, nonché l’accelerazione dei negoziati relativi l’Accordo sugli Investimenti tra UE e Cina, l’interconnessione infrastrutturale tra Asia e Europa, la cooperazione sulla sicurezza informatica e la sicurezza delle reti 5G, la governanceeconomica globale e la riforma del WTO. 

In un recente documento della Commissione Europea che descrive lo scenario strategico dei rapporti bilaterali UE-Cina, la Cina è vista non più soltanto come un importate partner commerciale strategico, ma anche come un “concorrente economico nella corsa alla leadership tecnologica e un rivale sistemico che promuove modelli alternativi di governance”.

Il vertice dovrà dare prova dell’effettiva tenuta dell’unità dell’Europa nel coordinamento delle politiche verso la Cina (anche sulla delicata questione dei diritti umani) dopo la visita di Xi Jinping in Italia, seguita dalla firma del Memorandum of Understanding, e in Francia, dove il presidente cinese ha incontrato oltre al presidente Macron anche Angela Merkel e Jean-Claude Junker, i tre leader europei che più stanno lavorando a tale fine. Auspicabile che entrambe le parti convengano sulla necessità che sia assicurato il rispetto del diritto internazionale e delle norme che governano le relazioni internazionali.

Un test importante per avere contezza dei reali intenti della Cina e dei modi attraverso i quali intende perseguire i propri interessi,  arriverà tra qualche giorno quando le rappresentanze cinesi incontreranno i membri del Gruppo di Cooperazione ( formato dagli Stati dell’Europa Centrale e Orientale ). Eventuali intese destabilizzanti dei rapporti con i partners UE potranno avere conseguenze impattanti sulle relazioni.

In tema Brexit, la Premier May avrebbe inviato una proposta formale di compromesso al Labour Party, tuttavia essa non conterrebbe una chiara offerta di muoversi verso un’unione doganale. Ieri, intanto, è stato definitivamente approvato lo EU Withdrawal Act (N. 5) che obbliga il governo a concordare con il parlamento la durata dell’estensione richiesta all’Unione Europea. Oggi, perciò, il Parlamento discuterà la mozione che propone una proroga fino al 30 giugno con la possibilità di modificarla. 

Pare quindi chiaro che l’unico elemento sul quale c’è accordo è la necessità di comprare tempo. Per fare cosa è tutt’altra questione.

Negli Stati Uniti l’amministrazione Trump, per non fare torti a nessuno, nell’ambito della disputa aperta presso il WTO riguardo ai sussidi governativi ad Airbus, lamentando danni al commercio americano, ha annunciato che intende imporre dazi su 11 miliardi di dollari di importazioni dall’Unione Europea, La lista di prodotti che sarebbero soggetti ai dazi include non solo aerei Airbus, ma anche prodotti di industrie molto diverse e ne sarebbero colpiti anche prodotti ed esportazioni italiane. 

Lo spostamento di attenzione sul commercio con l’Europa potrebbe essere l’inizio di possibili ulteriori tensioni.

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