Amianto, inchiesta della procura di Torino sulle morti tra i militari

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Il fascicolo per malattie professionali aperto dal pubblico ministero torinese Raffaele Guariniello contiene un elenco di 335 casi letali di mesotelioma pleurico, verificatisi tra appartenenti dell’esercito di leva e di carriera dal dopoguerra a oggi. L’ipotesi è che siano rimasti vittime delle fibre killer contenute nei mezzi corazzati.

La procura di Torino ha aperto un’inchiesta su una serie di casi mortali di mesotelioma pleurico da amianto verificatisi dal secondo dopoguerra a oggi tra appartenenti all’esercito italiano, di leva e di carriera. Il fascicolo per malattie professionali aperto dal pm Raffaele Guariniello, il magistrato che ha guidato il pool dell’accusa nello storico processo ai vertici della Eternit che si è concluso lo scorso febbraio, contiene un elenco di 335 nomi di ufficiali, marescialli e soldati semplici che prestavano servizio nei settori meccanizzati. L’ipotesi, infatti, è che l’amianto fosse contenuto, e in parte lo sia tuttora, in alcune parti dei mezzi corazzati e che le fibre killer si siano sprigionate durante la loro manutenzione.

I dati forniti dalla Commissione del Senato sull’uranio impoverito. I dati provengono dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle gravi malattie che hanno colpito i militari. Dopo aver riscontrato nelle rilevazioni dell’Osservatorio regionale piemontese sull’amianto un’incidenza significativa di militari tra le persone decedute per mesotelioma pleurico, Guariniello si è infatti rivolto alla Commissione istituita presso il Senato, nota per il lavoro sui soldati che si sono ammalati di tumore a causa dell’uranio impoverito presente nei proiettili utilizzati in alcune missioni internazionali.

Confermata la correlazione su base nazionale. L’analisi su base nazionale dei casi mortali di mesotelioma pleurico ha confermato la correlazione tra l’aver prestato il servizio militare nell’esercito e l’insorgenza, decenni dopo, della malattia. Molti dei soggetti colpiti da mesotelioma hanno guidato a lungo i mezzi cingolati o hanno fatto parte degli equipaggi. Altri hanno effettuato interventi di manutenzione dei mezzi corazzati o manipolato l’attrezzatura destinata ai veicoli. In alcuni casi anche la vernice conteneva miscele di amianto, per proteggere i veicoli da influssi termici e acustici.

Nessun iscritto nel registro degli indagati. Nel corso degli anni l’esercito sta progressivamente eliminando i mezzi in cui sono presenti componenti in amianto. Attraverso l’inchiesta, che non vede alcun iscritto nel registro degli indagati, la procura punta ad arrivare alla prescrizione dei provvedimenti da adottare affinché sia eliminato completamente il rischio per i militari di venire a contatto con le fibre di questo minerale killer.

Fonte: inail.it 

Foto: lastampa.it

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