Antiche città tirreniche cinte di mura poligonali, chi le ha realizzate?

San Felice Circeo, Mura dell’Acropoli

Antiche città tirreniche. Nell’articolo precedente abbiamo fatto un excursus sull’architettura megalitica del Lazio meridionale. Abbiamo voluto verificare l’ipotesi di Filippo Coarelli. Questi le riteneva frutto della collaborazione di maestranze itineranti di origine greca con le popolazioni locali[1]. A nostro parere, per difenderle dall’espansione etrusca del VI secolo a.C. L’opera poligonale, tuttavia, non appare soltanto nelle località interne dell’Appennino. È presente anche in alcune città della costa. Da esse si potevano controllare le comunicazioni navali tra l’Elba, ricca di miniere di ferro e la Magna Grecia. E se le città megalitiche della costa tirrenica, realizzate nella III maniera, fossero state fondate dai greci proprio in quell’epoca?

Anche la lotta per il predominio del Mar Tirreno, tra i greci e gli etruschi del VI-V secolo, infatti, è stata senza esclusione di colpi. Nei pressi della foce del Rodano, intorno al 600 a.C., i greci avevano fondato Marsiglia. I collegamenti tra Marsiglia e la Magna Grecia, erano inizialmente sorvegliati dalla colonia greca di Aleria, in Corsica. Intorno al 535 a.C. però i greci, a seguito di una sconfitta navale, furono costretti ad abbandonare la colonia. I profughi fondarono allora Elea, nel Cilento, recingendola di mura poligonali di III maniera. La Corsica passò sotto il controllo etrusco e cartaginese e Marsiglia restò isolata.

La lotta tra greci ed etruschi per il controllo del Mar Tirreno

Nel 525 a.C. la greca Cuma, presso l’attuale Pozzuoli, respinse l’attacco terrestre portatogli dagli etruschi[2]. Probabilmente con il supporto delle popolazioni locali del Basso Lazio e della Campania settentrionale. Passati al contrattacco, i greci sbarcarono il loro esercito nella volsca Anzio. Poi sconfissero ad Ariccia l’esercito etrusco, comandato da Porsenna (505 a.C.) [3]. Nel 474 a.C. la flotta navale greca di Siracusa sconfisse quella etrusca (battaglia di Cuma). Assestandole un colpo mortale, i siracusani si assicurarono il predominio nel medio Tirreno [4].

Nell’estate del 454, una potente flotta al comando dell’ammiraglio greco Faillo, comparve inattesa dinanzi all’Elba e alla Corsica. L’anno dopo, il navarca Apelle, con sessanta triremi compì un attacco senza precedenti nei centri vitali dell’economia marittima etrusca[5]. Diodoro Siculo ricorda il contemporaneo saccheggio, da parte dei greci, delle principali città etrusche costiere e della Corsica. Lo storico greco afferma che furono realizzate piazzeforti e conquistata l’Isola d’Elba [6].

Antiche città tirreniche: Cosa e Orbetello

Tra l’Elba e la colonia greca di Ischia si trovano le seguenti antiche città con fortificazioni poligonali di III maniera: Cosa, Orbetello, Pirgy, San Felice Circeo, Terracina, Fondi e Amyclae. Gli archeologi ritengono la città di Cosa fondata dai romani nel 273 a.C. La città però dispone di un’acropoli (Arce) e ciò la rende estranea all’impianto urbanistico etrusco o coloniale romano. Il sistema viario romano messo in luce dagli scavi, con cardi e decumani, non appartiene poi all’impianto originale. Le tre porte di ingresso alla città, infatti, non vi si posizionano perfettamente.

Le poderose mura sono lunghe 1465 metri. In esse vi sono poste diciassette torri edificate nella tecnica edilizia “a secco”. La loro esistenza è stata decisiva per l’attribuzione dell’edificazione della città alla fondazione della colonia romana del 273 a.C. Furono supposte a difesa di eventuali attacchi di torri mobili, apparse solo a partire dall’età ellenistica.

Perché la città di Cosa è precedente al III secolo a.C.

In realtà i blocchi con i quali sono state realizzate tali torri non fanno parte integrante del recinto murario e sembrano esservi poggiati o addossati. Inoltre, soltanto due torri su diciassette potrebbero essere utilizzate in difesa dagli attacchi portati da torri mobili. Le altre, infatti, sono poste sui due lati difendibili naturalmente e sembrerebbero più a scopo di segnalazione o di avvistamento che di difesa. Tali considerazioni ci fanno affermare che la realizzazione delle mura poligonali della città preceda la fondazione della colonia romana. In coerenza con una datazione “greca” del V secolo a.C.

Anche le fondamenta di Orbetello sono realizzate nella terza maniera dell’opera poligonale. Con tutta probabilità doveva trattarsi delle banchine del porto di Cosa. Secondo la tesi noi sostenuta, anch’esse potrebbero essere state realizzate da maestranze greche. Ciò potrebbe essere avvenuto in coerenza con gli avvenimenti storici riassunti in narrativa. Il promontorio del Monte Argentario e il territorio limitrofo, d’altronde, sembra prestarsi naturalmente per la sua utilizzazione a presidio del medio Tirreno. Duemila anni dopo, gli spagnoli vi si insediarono per tale motivo, costituendovi lo “Stato dei presidi”.

Antiche città tirreniche: Pyrgi

Il nome della città è greco (pyrgos=torre). Fu porto di Caere, l’odierna Cerveteri, da cui dista 13 km. Pirgy dovrebbe essere stata ampiamente coinvolta nella contesa tra greci, etruschi e cartaginesi per il dominio del medio Tirreno. Nell’arte dei suoi templi si riscontrano forti influenze della mitologia greca ma gli scavi hanno anche attestato una specie di sudditanza a Cartagine, intorno al 500 a.C. Se, inizialmente, le vicende furono favorevoli agli etruschi e ai cartaginesi, con la battaglia navale di Cuma e la conquista siracusana dell’Elba le cose cambiarono. Sicuramente, sono emersi i resti di un santuario greco a Gravisca, il porto di Tarquinia, risalenti proprio a quell’epoca.

Non è affatto escluso che i greci, in quel periodo, abbiano posto un loro presidio fortificato anche nel porto principale dell’etrusca Cerveteri, circondandolo di mura. L’area racchiusa nel circuito murario, nel quale si aprivano alcune porte, infatti, non è particolarmente estesa. Forma un rettangolo esatto di m. 220 per circa 250 per un totale di poco più di cinque ettari. Le mura sono in opera poligonale di III maniera, molto simili a quelli di Cosa e dell’acropoli di San Felice Circeo. Riferire le sue mura megalitiche alla data della colonia romana del 264 a.C ci pare un nonsenso storico. Anch’esse non possono che essere state edificate da maestranze greche intorno alla metà del V secolo.

Promontorio del Circeo

L’attuale paese di San Felice, 150 metri sul livello del mare è costruito sul sito di un antichissimo insediamento. Ancor più in alto, a 350 metri, sono tuttora visibili le fortificazioni della sua acropoli. Anche nel caso del Circeo, si fa notare che un impianto che prevede un’acropoli è estraneo alla concezione urbanistica romana o etrusca di fondazione delle colonie. Durante il decennio 467/455 a.C., le popolazioni del Circeo dovettero sentirsi obiettivamente minacciate dall’offensiva terrestre romano/etrusca, giunta a poco più di una trentina di chilometri dal promontorio stesso.

È estremamente probabile, perciò, che a tal epoca risalga la ricostruzione totale delle mura dell’acropoli. Saremmo pertanto propensi ad attribuire al quindicennio che va dal 465 al 450 a.C. la datazione delle sue mura megalitiche di terza maniera. Sono poste in posizione strategica tale da consentire la visione contemporanea delle coste sud ed ovest del promontorio. Anche in questo caso è coerente postulare l’intervento diretto di maestranze greche nell’innalzamento della fortificazione.

Rapporti tra greci e la popolazione del Circeo non mancano nel periodo preromano. Il filosofo greco Teofrasto affermava che tali popolazioni venerassero ancora Circe. Inoltre, che fossero soliti mostrare ai forestieri il sepolcro di Elpenore, lo sfortunato compagno di Ulisse.

Antiche città tirreniche: Terracina e Amyclae

Al centro storico di Terracina si accede tramite il percorso in salita della Via Appia Antica e attraverso la monumentale Porta romana, che ingloba i blocchi ciclopici delle originarie mura volsche. Sono di terza maniera ed è il contesto storico stesso che ce le fa datare al V secolo a.C. L’intervento, anche in questo caso, di maestranze greche, non è peregrino. I romani vi s’insediarono nel 402 a.C.

Nel 2006, Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli, hanno condotto ricerche sulla collina di Monte Pianara, a 2, 5 km immediatamente sovrastante Fondi, ad un’altitudine di 320 m s.l.m. Ivi sono stati rinvenuti imponenti resti di un’estesa città e una cinta di mura poligonali per una lunghezza di circa 2,7 km, in alcuni tratti alte ancora fino a 4,5 m. La città scoperta si estendeva per circa 33 ettari e sembra essere fiorita tra il VI e il IV secolo a.C.

Numerose coincidenze con i testi delle fonti antiche hanno portato ad ipotizzare l’identificazione del sito con Amyclae, una mitica colonia dorica a nord di Cuma. Quest’ultima sarebbe stata fondata dai Laconi all’epoca della guerra di Troia. Il suo nome potrebbe quindi derivare da Amunclea, città della Laconia. L’epoca della fondazione mitica è sospetta. Secondo altri studiosi però il centro abitato sull’altura di Pianara sarebbe molto più ridotta, più plausibilmente riconducibile alle popolazioni del luogo (Volsci o Ausoni).

La fioritura dell’abitato, comunque, concorda con l’attribuzione al V secolo. Compatibile con la collaborazione di maestranze greche per la realizzazione delle mura megalitiche nell’area laziale-tirrenica. La città potrebbe essere decaduta in seguito all’apertura romana della via Appia nella sottostante pianura (312 a.C.).

Conclusioni storico-politiche

Concludendo questo excursus sulle città megalitiche costiere del Mar Tirreno, possiamo riassumere come segue.

A) Sulla costa in questione sono presenti le seguenti antiche città dotate di mura in opera poligonale di III maniera: Elea, Fondi, Amyclae, Terracina, San Felice Circeo, Pirgy, Cosa e Orbetello. B) Elea è stata fondata dai greci in fuga da Aleria intorno al 530 a.C., e da questi recintata con mura poligonali di terza maniera. C) La contesa tra greci ed etruschi/cartaginesi per il controllo del Mar Tirreno prosegue negli anni successivi. Si conclude con la vittoria dei Greci che conquistano l’Isola d’Elba e saccheggiano le maggiori città etrusche della costa. D) Il controllo greco delle miniere di ferro dell’Elba fa sorgere l’esigenza, per i greci, di controllare le comunicazioni sul tratto di mare che unisce l’Elba e la Magna Grecia. E) Tale controllo può essere efficacemente esercitato dai presidi portuali o dagli insediamenti fortificati di Orbetello, Cosa, Pirgy, San Felice Circeo, Terracina, Fondi e Amyclae.


[1] Coarelli, Lazio., p. 390.

[2] Dionigi di Alicarnasso, AA.RR., VII, 21.

[3] Dionigi di Alicarnasso, AA.RR., VII, 6.

[4] Diodoro Siculo, XI, 51 e Pindaro, Pitica I, 140.

[5] Diodoro Siculo, XI, 88.

[6] Supra.

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