Com’è noto, l’Ottocento è il secolo delle rivoluzioni industriali. L’epoca in cui il paesaggio comincia a cambiare irreversibilmente, l’aristocrazia tramonta definitivamente per fare spazio alla borghesia come nuova classe dirigente e la ricerca tecnico-scientifica fa passi da gigante. Rinnovamento e progresso modificano inevitabilmente anche il clima culturale dei paesi europei più progrediti. A partire dalla metà del secolo ha origine il Positivismo. Si tratta dell’espressione ideologica della nuova società capitalista e industrializzata che poggia su una fiducia incondizionata nella scienza moderna. La scienza infatti viene vista come l’unico strumento in grado di spiegare e dominare la realtà. Come? Comprendendo le ferree leggi meccaniche che regolano le forze materiali, fisiche, chimiche e biologiche costituenti il reale.
Religione e metafisica non sono contemplate. I positivisti hanno la ferma convinzione che anche i meccanismi che regolano l’esistenza dell’uomo siano spiegabili scientificamente. Questo vale sia per il funzionamento del corpo che dell’intelletto umano. Come afferma il pensatore Hippolyte Taine: «il vizio e la virtù sono dei prodotti come il vetriolo e lo zucchero». Possono essere sottoposti a analisi scientifica e spiegati in modo esaustivo come qualsiasi oggetto o fenomeno. Ciò a partire dal principio deterministico dell’influenza della «razza» (intesa come stirpe), dell’«ambiente» e del «momento storico». Tale concezione si trasmette a un movimento letterario che nasce in Francia negli anni Settanta del XIX secolo e che influenzerà anche la cultura italiana: il Naturalismo.
Il romanzo sperimentale
Vero e proprio caposcuola del Naturalismo è Emile Zola. Egli concepisce la letteratura come una scienza che per essere utile deve indagare con metodo scientifico il pensiero e i sentimenti umani. Nella sua celebre opera Il romanzo sperimentale (1880), Zola afferma che «poiché scienziati come Claude Bernardt dimostrano ora che leggi immutabili regolano il corpo umano, si può annunciare […] il momento in cui a loro volta saranno formulate le leggi del pensiero e delle passioni. […] La scienza entra dunque nel terreno che appartiene a noi romanzieri che, ora, analizziamo l’uomo nella sua azione individuale e sociale».
Ciò che Zola si propone di fare è portare avanti il lavoro del fisiologo sui corpi dei viventi, che a sua volta prosegue quello del chimico e del fisico sui corpi inanimati. L’autore vuole «possedere il meccanismo dei fenomeni umani», da analizzare in relazione al fattore ereditario e all’ambiente sociale di appartenenza. Lo scopo non è solo conoscitivo, ma anche pratico e sociale: si vuole padroneggiare i fenomeni intellettuali e morali per «arrivare allo stato sociale migliore».
Il metodo scientifico in Therese Raquin e nel ciclo dei Rougon-Macquart
Le idee espresse in Romanzo sperimentale trovavano già applicazione in molte opere zoliane, in particolare in Therese Raquin (1867) e nei romanzi che fanno parte del ciclo dei Rougon Macquart (1871-93). Nella Prefazione di Therese Raquin Zola afferma che il libro è finalizzato allo studio di «indoli», non di «caratteri». E aggiunge: «il mio scopo è stato essenzialmente scientifico. Quando ho creato i miei personaggi, Therese e Laurent, ho voluto porre e risolvere determinati problemi: così ho cercato di spiegare lo strano connubio a cui dà luogo l’incontro di due temperamenti diversi, e ho messo in rilievo i profondi turbamenti di una natura sanguigna a contatto con una natura nervosa». Un lavoro da psicanalista più che da narratore. Un processo che oltre a mettere in relazione due indoli diverse e osservare i risultati, non smette mai di tenere conto dell’«influsso dell’ambiente e delle circostanze».
Nella Prefazione a La fortuna, primo libro dei Rougon Macquart, l’autore dichiara l’obiettivo di spiegare come una famiglia si comporta in una società e di analizzare i legami profondi che uniscono le diverse generazioni. Protagoniste del romanzo sono l’ereditarietà e le sue leggi. «Fisiologicamente essi [i Rougon-Macquart] sono la lenta successione degli accidenti nervosi e sanguigni che si manifestano in una razza in seguito a una prima lesione organica, e che determinano, a seconda degli ambienti, in ciascuno degli individui di tale razza […] virtù e vizi». Ne risulta un mastodontico resoconto scientifico su come funziona la macchina umana. Un resoconto che in fin dei conti esprime un desiderio utopico proprio di tutti gli uomini: conoscere e conoscersi fino in fondo nella speranza di avere il pieno controllo della propria esistenza.
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