Wimbledon, domani le due semifinali da sogno

wimbledonCresce l’attesa per sapere chi si sfiderà domenica sul leggendario Centre Court, nel torneo più antico e affascinante del mondo. E se l’esito della semifinale tra Djokovic e Gasquet sembra già scritto (ma attenzione a sottovalutare il talentuosissimo tennista francese), la sfida tra Re Federer (alla caccia del suo ottavo successo a Wimbledon) e il figliol prodigo britannico Murray è decisamente più incerta.

Non si poteva chiedere di meglio. Due semifinali dall’ elevatissimo tasso di talento, classe, carattere. Tre delle prime quattro teste di serie del torneo più l’outsider che al momento gioca il tennis più elegante di tutti. Roger Federer vs Andy Murray, Novak Djokovic vs Richard Gasquet: di meglio, sinceramente, non era possibile aspettarsi.

Partiamo da una considerazione: ragionando a mente fredda, Djokovic resta il favorito numero 1 per la vittoria finale. Il serbo, complice un tabellone che sembra essere stato approntato apposta per spianargli la strada verso la finale, anche durante questo torneo ha dimostrato la mentalità granitica che gli ha permesso di dominare buona parte del 2015. Se si vuole cercare il pelo nell’uovo, le prestazioni di Nole sin qui a Wimbledon non son state di primissimo livello: la differenza finora l’ha fatta la determinazione omicida, e pure una certa mancanza di avversari veri dall’altra parte della rete. La costanza che sopperisce a un probabile calo fisico, nonché alla delusione per essersi fatto scippare il Roland Garros dal cuginetto di Federer, Wawrinka.

Per quanto riguarda Gasquet, beh, con noi sfondate una porta aperta, se non apertissima: il tennista d’oltralpe ha quella che si suol definire “Mano dorata”, i ricami barocchi del suo gioco sono tra i più belli del circuito. Richard (numero 20 del mondo) ha sempre pagato il fatto di non avere la “testa” del grande campione, la determinazione da top ranking. Non è uno da striscia positiva, la sua carriera è costellata di alti (pochi) e bassi (molti). Stupisce come un giocatore così, dalla classe cristallina e dal rovescio da  patrimonio dell’umanità, in questi anni non abbia avuto la capacità di trovare la quadratura del cerchio. Un’accusa per uso di cocaina, mai realmente dimostrata, aveva frenato la sua ascesa a metà anni 2000, minandone le certezze e devastando psicologicamente il giovane Richard; che da lì ha sempre galleggiato dignitosamente nelle prime 20 posizioni del ranking, sebbene stabilmente in quelle meno prestigiose. Ed è un peccato, perché davvero il ragazzo dimostra sul campo da gioco un tennis come pochi possono giocarlo, una primula rossa nell’era del “robot tennis” alla Nadal. Ispiratissimo finora, ha ribaltato tutti i pronostici sfavorevoli, raggiungendo per la seconda volta in carriera la semifinale a Church road, dopo l’exploit del 2007. Il confronto con Djokovic, visti anche i precedenti, appare spietatamente impari, ma mai dire mai.

L’altra semifinale è invece decisamente più aperta. Federer (numero 2 del mondo) contro Murray (numero 3). Di certo possiamo dire che è la sfida che probabilmente tutti avrebbero voluto vedere in finale, con buona pace di Djokovic: da una parte il pupillo locale che ha riportato il titolo in mani inglesi dopo 77 anni da quel mitologico Fred Perry, dall’altra l’immortale campione che da sempre considera Wimbledon “il giardino di casa”. il confronto diretto dice 12 a 11 per il campione svizzero. Si viaggia quindi sul filo del rasoio.

Su Federer ormai si è scritto tutto e il contrario di tutto: miglior tennista della storia (e già qui il divino scriba Clerici ci riprenderebbe); giocatore dato per finito dopo le delusioni del biennio 2010-2011; ultimo difensore, tra i grandissimi del circuito, di quel “Serve&Volley” che, con buona pace dei vari Nadal e Ferrer, è la vera anima di questo gioco. La collaborazione con il grandissimo Stephan Edberg sembra aver giovato oltremodo a Re Roger, che riproponendo sempre più spesso la discesa a rete ha trovato anche il modo di accorciare notevolmente i tempi della partita. Che sia più per necessità che per reale convinzione poco importa: quando vediamo Federer scendere a rete abbiamo sempre un sussulto di meraviglia, come se stessimo assistendo a qualcosa di irripetibile che sappiamo essere vicino alla propria naturale conclusione. Ma questo è un altro discorso.

Andy, dal canto suo, ha fatto il proprio onesto torneo, sull’onda della spinta del pubblico, che quest’anno come non mai ha assunto dinamiche di tifo da stadio nei confronti del proprio beniamino. Murray sembra aver trovato quella serenità nel gioco, la cui mancanza è stata sempre il suo principale vulnus. Di certo la supervisione di Amèlie Mauresmo è stata decisiva, e lo scozzese sembra aver tratto un notevole giovamento dai consigli dell’ex-campionessa (tra l’altro trionfatrice a Wimbledon nel 2006). Bisognerà vedere se Andy riuscirà a gestire l’enorme pressione che lo circonda anche domani, una semifinale contro Federer in casa di certo è cosa da togliere il sonno anche ai più ieratici.

Il nostro pronostico? Djokovic vincente in 4 set e Federer pure in 4. Ma si sa, i pronostici son fatti per essere sbagliati…

di Matteo Rezza

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