Tra Trump e il GOP repubblicano è guerra aperta?

-1Elezioni Usa 2016. Sembra aumentare lo scontro tra settori del Partito Repubblicano Usa e il candidato alla presidenza Donald Trump. Dopo la Convention che ha ratificato come candidato del GOP, “The Donald” Trump si pensava che alla fine il Partito repubblicano si sarebbe schierato  compatto a sostegno al candidato.

Sembra, invece, che non sia così, anzi, sono sempre più evidenti i malumori del partito nei confronti di Trump; malumori che stanno sfociando in veri e propri ‘rifiuti’ nel supportare la campagna elettorale. Diversi repubblicani di spicco, tra cui un membro del Congresso, hanno promesso di votare per la Clinton nel mese di novembre.

Esternazioni autodistruttive

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L’accusa di molti big del Partito Repubblicano  è che le “esternazioni” di Trump sono sostanzialmente “autodistruttive” per l’immagine del partito, e lo porteranno inevitabilmente alla sconfitta. Le parole usate da Trump  contro  Khizr Khan, il padre del capitano dell’esercito degli Stati Uniti Humayun Khan -di religione mussulmana- rimasto ucciso da una bomba suicida in Iraq nel 2004, hanno creato un forte imbarazzo nelle file repubblicane.

Rory Cooper, uno stratega repubblicano che ha fatto parte del movimento “Never Trump” di cui pare abbia fatto parte  la stessa famiglia  Bush , ha detto  che era sorpreso dal fatto che i  repubblicani si stupissero delle affermazioni di Trump,  sottolineando che lui e altri repubblicani del gruppo Never Trump avevano sempre criticato il candidato GOP fin dall’inizio della campagna elattorale. 

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Eppure, molti strateghi repubblicani, insistono sul fatto che si può sconfessare il messaggio di di Trump ma non rinunciare a  sostenere la sua candidatura. Insomma   “condannare  il peccato ma  non il peccatore“.  Altri suggeriscono di concentrarsi sulle elezioni locali, cosi da mantenere il controllo del Congresso, staccandosi dal messaggio di Trump. E su questo sembra che abbiano ragione perchè i repubblicani nelle elezioni locali sembrano in vantaggio nei confronti dei democratici.

Newt Gingrich, fedelissimo di Trump, afferma che il candidato deve modificare il suo modo di intervenire  e lo deve fare in fretta, entro il mese, perché secondo i sondaggi Hillary Clinton comincia ad accumulare un discreto vantaggio. Qualcuno sostiene che più che una crescita di Hillary Clinton, sia stia registrando una “crollo” di Trump.

Il found raising di Donald

E “The Donald”? come di dice “se ne frega” di tutte queste diatribe, lui continua per la sua strada,  la quale oggettivamente fino adesso gli ha permesso di vincere. Un dato interessante vine da quello che si chiama found raising ovvero la raccolata di fondi. Trump ha raccolto a luglio 64 milioni di dollari con il metodo delle  tante, piccole donazioni, come hanno  fatto Sanders e prima di lui Obama, che aggiunte a quelle del partito raggiunge la cifra di 82 milioni nello scorso luglio, colmando il gap prima enorme con Hillary, che ha raccolto 90 milioni di dollari.

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Grande confusione quindi, all’interno del GOP repubblicano, che rispecchia però una crisi del sistema  politico occidentale, combattuto dal mantenere uno “status quo“, oppure appoggiare un qualcosa che non è chiaro ma che dovrebbe in qualche modo far saltare determinati equilibri, che poi tanto stabili  ormai non lo sono più.

Il fatto che Donald Trump, nonostante tutto,  sia riuscito a conquistare la nomination alla Casa Bianca e abbia comunque un forte seguito, deve far riflettere e che forse bisogna  riscoprire un nuovo “pensiero politico” più adatto alle nuove realtà mondiali.

Andare dietro a vuoti slogan o accettare supinamente sistemi economici completamente scollegati dai bisogni reali delle popolazioni già adesso sembra non funzionare più.

 

 

 

 

 

 

 

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