Nel mondo la povertà materiale avanza sempre più ma la miseria spirituale mette a rischio tante vite

elemosina3

La partecipazione alla Messa domenicale è un’occasione certamente per gioire ma anche per manifestare fedeltà a Cristo e il nostro amore alla Chiesa. Con questi sentimenti, dunque, lasciamoci nutrire dalla Parola di Dio perché irrobustiti e fortificati nella fede, possiamo cibarci del Corpo e del Sangue di Cristo.

I testi liturgici di questa domenica ci presentano la figura del pastore. Nella prima lettura, infatti, il profeta Geremia si fa voce di Dio e grida: “Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo” (Ger23,1). Il Vangelo di Marco, invece, ci presenta Gesù come il pastore che va in cerca delle pecore smarrite per radunarle tutte attorno a sé. Ma soffermiamoci sulla pagina evangelica (Mc 6,30-34): Gesù chiama in disparte i suoi discepoli perché “stiano con lui e si riposino”.

Per comprendere la missione del pastore bisogna guardare solo a Cristo e, quindi, ascoltare i suoi insegnamenti perché proprio attraverso i pastori di ogni epoca, viva immagine degli Apostoli di Gesù, il Maestro si fa presente in mezzo a noi come il vero Pastore delle nostre anime. Quella del pastore è una vera e propria chiamata di Dio che invia i suoi amici nel mondo per prendersi cura degli uomini che purtroppo oggi sono troppo spesso come “pecore che non hanno pastore”. È proprio vero che nei confronti dell’umanità Gesù prova sempre compassione: il Papa, i vescovi, i sacerdoti, infatti, non sono espressione del suo amore per noi? Perciò, ogni occasione si fa buona per ringraziare il Signore e per chiederGli senza stancarci, attraverso la preghiera, santi sacerdoti per la sua vigna.

I sacerdoti, pur essendo uomini deboli e fragili, si sforzano di essere ogni giorno icona viva di Gesù Buon Pastore, cioè “alter Christus”, laddove il Signore li ha posti; essi sono diretti collaboratori del Signore, servitori del Vangelo, costruttori di unità e ministri della misericordia. A noi, quindi, il compito di riscoprire l’inestimabile dono del sacerdozio; alle famiglie, invece, il compito di comprenderne l’alto valore soprattutto accompagnando il generoso sì dei loro figli qualora per essi la chiamata di Cristo si manifestasse chiara.

È sotto i nostri occhi la drammatica situazione della crisi vocazionale che attanaglia tutto l’occidente europeo: c’è bisogno di sacerdoti, ma soprattutto di santi sacerdoti. In questo momento vogliamo ricordare tutti quei sacerdoti che il Signore ha posto sul nostro cammino e che guidandoci ci hanno educati alla fede: ringraziamo il Signore perché certamente molti di loro sono stati per tutti noi viva immagine del Buon Pastore. Modello di ogni pastore – sottolineavo all’inizio – è sempre Gesù, venuto nel mondo per cercare le pecore smarrite. Ogni sacerdote, quindi, sull’esempio di Gesù, deve aspirare alla salvezza delle anime che gli sono affidate, anime redente e riconciliate dal sangue di Cristo, come ci ha ricordato Paolo nella seconda lettura di oggi (Ef 2,13-18).

Il sacerdote deve essere l’apostolo dell’unità e della riconciliazione. Ma non solo i sacerdoti, perché oggi c’è bisogno di unità e di riconciliazione ovunque. Pertanto, anche noi dobbiamo sempre mirare a realizzare l’unità in famiglia, in parrocchia, nella società. Dobbiamo pregare molto perché i membri del popolo di Dio, uniti all’impegno del Papa, offrano senza sosta questa testimonianza di riconciliazione e di unità. Tornando al Vangelo, vorrei soffermarmi sulla “commozione” che Gesù avverte davanti alle folle, paragonate a pecore disperse. Tale commozione non è l’amore che il Signore nutre per l’umanità, segnata da tante difficoltà e sofferenze?

Facciamo nostra la commozione di Gesù ed apriamoci senza paura all’accoglienza, alla solidarietà, alla pazienza, alla fiducia. Oggi nel mondo c’è una povertà materiale che avanza sempre più, ma c’è anche una miseria spirituale che rischia di mettere a repentaglio seriamente tante esistenze. Gesù mosso da un amore che va oltre ogni limite “si mise a insegnare loro molte cose”. Se il pane materiale è necessario, lo è ancora di più il pane spirituale della verità e dell’amore di Dio: “Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt4,4).

Alla base dell’evangelizzazione, quindi, c’è l’amore di Gesù, aperto ad ogni genere di povertà e che abbraccia ogni uomo, senza preferenze. Sfogliamo le tre encicliche di Papa Benedetto, scopriremo le nuove facce della povertà, comprenderemo l’importanza di annunciare la parola di Dio con verità e amore e quanto sia urgente per i pastori il compito di nutrire i fedeli con questa parola di salvezza, in modo che ciascuno ne diventi a sua volta messaggero e testimone nel proprio ambiente di vita e di lavoro. Questa missione tocca tutti. Essa è una sfida che chiede a voi laici di costruire assieme ai pastori la speranza e l’avvenire dell’umanità.

Come essere autentici evangelizzatori? In primo luogo, è necessaria l’Eucaristia domenicale perché l’uomo, alienandosi dalle distrazioni frivole della città, avverta il bisogno di un’oasi di pace nella quale il Signore possa liberamente parlare al suo cuore: “Venite in disparte con me e riposatevi”. Seguono, quindi, l’amore fraterno e l’impegno educativo. Questa è la nostra missione: siamo tutti chiamati ad essere veri annunciatori della parola di Dio. Un’urgenza che investe soprattutto i giovani che, come dice il Papa, “devono essere gli evangelizzatori dei loro coetanei”. Ci auguriamo che sia così, con l’aiuto di Dio e con quello di Maria, Madre della Chiesa e ausilio dei cristiani. Amen.

Fra’ Frisina

Foto: giancarlomagni.com

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.