La politica degli scossoni e il mondo capovolto

A luglio scorso il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, affermava che nelle scelte di politica economica “servono prudenza e lungimiranza, per evitare tensioni o possibili crisi”.

Le argomentazioni del Governatore riguardavano al tempo, naturalmente, la situazione del nostro paese e, al riguardo, precisava altresì che “politiche di sostegno della domanda vanno dosate con cura, ponendo attenzione all’equilibrio dei conti pubblici e alla necessità di tenere sotto controllo la dinamica del rapporto tra debito e prodotto”.

Parole quindi chiaramente orientate a disegnare un progetto di medio o lungo periodo ed un monito a resistere alle tentazioni, spesso meramente elettorali, della politica di puntare la barra verso un orizzonte temporale molto più prossimo.

Quanto sta accadendo in questi ultimi mesi, non soltanto in Italia, bensì anche nello scenario internazionale ci riporta ad un’evidenza che sembra contraddire radicalmente la prudenza e la lungimiranza, richiamata dal nostro Governatore.

Evidentemente più appealing devono sembrare le teorie, tra gli altri, di Paul Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008, che pur in un diverso contesto affermava: “siamo entrati in un mondo capovolto, dove la virtù è vizio e la prudenza è follia e dove fare i responsabili è la ricetta sicura per il fallimento economico”.

Ora, vedendo quanto sta accadendo, tralasciamolo per il momento, non in casa nostra, ma in Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America, non quindi in economie e sistemi politici marginali, il mondo capovolto di cui parla il Professor Krugman appare di una attualità impressionante.

In Francia, un Presidente che al momento della sua elezione, caratterizzata, ricordiamolo, da un forte astensionismo e, diciamolo, dalla paura di un successo del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, proclamava una Francia forte e solidale, si devono fare i conti con una piazza che ha “smascherato” le politiche neoliberiste del suo Presidente e lo ha costretto ad innestare una violenta retro marcia nella manovra di Parigi (bonus ai lavoratori, detassazioni aumenti degli stipendi più bassi, etc. ) che porterà il paese a mancare “clamorosamente” il rispetto del Fiscal Compact. 

Tra meno di 60 giorni il regno Unito dovrebbe lasciare l’UE, ma, ad oggi, la pista di atterraggio dell’esito referendario dei sudditi di Sua Maestà è priva d’illuminazione e nella torre di controllo si continua a combattere. Principale motivo del contendere il backstop alla frontiera Irlandese e alcuni accorgimenti alternativi tesi, principalmente a comprare tempo nei confronti di un Unione Europea che, pur temendo un no deal non sembra comunque intenzionata a riaprire trattative se non in presenza di radicali cambiamenti politici nel Regno Unito. Nel frattempo per meno di 250 sterline, prevedendo difficoltà negli approvvigionamenti persino alimentari a partire dal prossimo 1 Aprile, è possibile acquistare un kit di sopravvivenza denominato Brexit Box. Auguri.

Per ultimo, ma non da ultimo il dato sulla fiducia dei consumatori negli Stati Uniti, sia per il dato corrente che per quello delle aspettative, è dato in calo da 136,7 a 126. La conclusione del più lungo shutdowndella storia del paese, nonostante la negativa incidenza sul PIL statunitense, dovrebbe aver portato un po’ di sereno all’orizzonte, ma, dopo che il dipartimento di giustizia americano ha presentato un cospicuo numero di accuse verso Huawei e in attesa delle decisioni sulla richiesta di estradizione negli Stati Uniti dal Canada del CFO di gruppo, Sabrina Meng, i mercati temono per il buon esito dei colloqui di fine mese con il presidente cinese.

Pure al netto di considerazioni sulla pandemia sovranista imperante, c’è effettivamente di che riflettere.

Fonte foto: artribune.com

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