“Invitami, a San Lorenzo” di Simonetta Bumbi

aliinvitami, a san lorenzo

e’ che io ascolto la musica, e viaggio, anche in cielo

correva, il taxi, e con lui le risposte che usavo per spengere il tempo. l’autista raccontava qualcosa, io sentivo solo l’asfalto, che bruciava la distanza.

non volevo andare. non volevo nemmeno esistere, in quel momento. o forse, non voglio, svegliarmi, per non perdere.

e’ la paura, che mi separa le incognite e mi trattiene, la vita, che non vivo, ché quella di perderti è la successiva, all’attimo vissuto che so, sparirà anche lui, nel prossimo click. forse la più naturale, per chi ha gli occhi di pelle, come me.

e con loro prendo le tue parole, e le indosso, su un corpo corroso, dalla salsedine della solitudine.

e hanno preso quel momento, in cui il flauto ti sfiorava il labbro, e lo hanno portato al riparo, affinché la musica potesse suonare nei colori dei miei quadri.

i miei occhi ti toccano, al buio dei silenzi, e trovano la strada, per arrivare, anche a domani.

ho corso troppo, e mi sono ritrovata con molto anticipo, anche sul tempo, ché la colonna sonora di un film, ascoltata casualmente nel pomeriggio, aveva sfalzato le ore. le strade bagnate dalle voci delle automobili, si illuminavano, e le mie scarpe cercavano riparo da quei fari che le colpevolizzavano: non sono mai sicure, quando è il momento di attraversare.

volevo un bar per fare pipì, o forse solo per giustificare quella ricerca di essere preparata alla tua venuta, e poter dire, con un sorriso in una mano e la bottiglia dell’acqua nell’altra, mentre mi guardi: sì, ho tutto.

non l’ho trovato, e mi sono guardata le mie mani. il freddo le aveva rese così bianche, ma tremavano, solo per l’emozione. e rifugiandole in tasca, ho pensato: ho solo queste, stasera.

guardavo le stelle, far compagnia al cielo. era tanto, che non alzavo il mento. seduta sul bordo della fontana, con gli occhi lucidi, le scritte sul palazzetto dello sport, di fronte a me, si mesciavano a quel pittorico paesaggio lunare, e mi sembrava di essere nella notte di san lorenzo.

un film, uno schermo, uno scherzo del destino. e’ la vita.

e la musica, che mi incitava a mettermi comoda: avrei atteso l’attesa, in paradiso.

di simonetta bumbi

foto©StefanoCracco

1 risposta

  1. Alessandro Bertirotti

    Come sempre, le parole di Simonetta Bumbi sono prima ritmo, suono e musica nel quale abita quel significato nascosto eppure evidente… Forse il suo modo di essere, che per lei è anche identico al suo modo di esistere (un’analogia oggi sempre meno diffusa fra gli esseri umani e molto più vicino alla vita animale…) è solo un susseguirsi di parole implose negli animi di tutti. Forse Simonetta è tutti noi, nella sua capacità di portarci in cielo e nelle stalle delle umane incertezze. Forse, Simonetta, è sempre stata qui, e nessuno se ne era ancora accorto, mentre le sue parole sì. Forse, appunto, sono le parole che si sono affezionate a lei, mentre lei stessa non fa che dar loro il corpo di gesti digitali. Grazie, cara Simonetta, perché i tuoi pensiero ci fermano e fermano la velocità della nostra superficie.

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