Intervista con l’autore Alessandro Vizzino


10420143_745770892126279_2674846893630910143_nAlessandro Vizzino nasce a Latina nel novembre del 1971. È scrittore, editore, revisionista e blogger. 
Dopo moltitudini di stralci, racconti, tentativi incompiuti, romanzi mai terminati, nel 2006 pubblica Spettri, una raccolta antologica dei suoi scritti di gioventù, poi ritirata.

Nel 2010 decide di fare della scrittura una passione professionalmente esercitata e inizia la lunga stesura di SIN, thriller pubblicato verso la fine del 2011. In nove mesi dal lancio il romanzo ottiene tre importanti riconoscimenti letterari, sino a vincere il Premio Letterario internazionale Città di Eboli e il Premio Provincia di Latina al Festival noir di Suio Terme, con ampi consensi di critica e pubblico.

A settembre 2012 esce La culla di Giuda: un poliziesco a sfondo marcatamente storico dal ritmo travolgente e dallo stile innovativo, in cui i nostri giorni s’insinuano tra le anse più oscure della storia. Il romanzo si aggiudica altri quattro premi letterari, per un totale di nove riconoscimenti all’autore con due opere diverse.

A ottobre 2012 esce Crisalide, Il malessere economico e sociale attraverso i racconti di 14 autori, una raccolta di racconti intorno al tema della crisi attuale, alla quale partecipa con il brano d’apertura: La vicenda del cantastorie afono. Altri suoi racconti sono stati premiati e inseriti nelle antologie Sapori alla carta 2014 e Giallolatino 2014.

libro 2A ottobre 2013 la poesia in vernacolo Er fiore e la magnolia si aggiudica il primo posto assoluto al II° Premio internazionale di Poesia Guerino Cittadino a Rende. L’anno successivo, all’interno della stessa rassegna, la lirica Lettera a un sogno mai vissuto ottiene il 4° posto e la Menzione d’onore della Giuria.

A fine agosto 2014, per Imprimatur Editore, pubblica TRINACRIME – Storia di un pentito di mafia, romanzo tratto da una storia vera e frutto di una lunga intervista esclusiva con un rilevante esponente delle cosche catanesi di Cosa nostra degli anni Ottanta e Novanta. Un libro diverso e importante, per contenuto, impronta stilistica e sviluppo narrativo.

Dal 2011 è titolare di Edizioni DrawUp, casa editrice con cui ha lanciato finora più di sessanta autori/autrici emergenti di qualità.

 Lo abbiamo intervistato per inliberta.it

1. Alessandro: scrittore di romanzi, racconti, poesie e dal 2011 anche titolare di una casa editrice. Insomma una vita dedicata alla carta stampata. Parlaci di come è iniziata la tua passione per la parola scritta.

Le passioni non iniziano in un momento ben preciso, te le porti dentro come un anello di DNA, perché così sei nato, così sei stato “costruito”. E io ho scoperto di amare la scrittura appena ho avuto la possibilità di farlo, quando, da bambino, mi hanno messo una matita in pugno e hanno cominciato a insegnarmi le prime lettere. Scrivendo, e prima ancora leggendo, ho compiuto i viaggi più belli e indimenticabili della mia vita. E spero, soprattutto, di poter continuare a “viaggiare”.

2. Sin, peccato, un thriller: grande suspence, intrighi internazionali che vedono coinvolta anche la Chiesa. Lo hai ambientato in un futuro non troppo lontano, mezzo secolo mi pare. Come mai questa scelta?

Perché in “SIN”, al di là della storia e dei suoi mille colpi di scena e sfaccettature, c’è la proiezione, chiaramente distopica e metaforica, della nostra società attuale; o, per meglio dire, di ogni sua stortura, prima fra tutte il voyeurismo e la dilagante morbosità di farsi, a qualsiasi livello, gli affari degli altri: soprattutto se si tratta di “affari sporchi”, almeno all’apparenza.

3. La culla di Giuda è un thriller storico che vede Valentino Mastro, un detective privato, viaggiare per l’Europa alla ricerca di antichi strumenti di tortura trafugati dal museo di San Marino. Come ti è venuta l’idea di questo romanzo in cui torna, come in Sin, la Chiesa?

Ho elaborato la trama de “La culla di Giuda”, quanto meno un primo soggetto e una bozza iniziale, proprio durante una visita estiva ai luoghi che fanno da sfondo, nel romanzo, alla storia. Mentre chi stava con me osservava ciò che aveva intorno, io traevo dall’osservazione lo spunto per uno di quei miei “viaggi a occhi aperti” di cui parlavo prima. In un mese, per me un record assoluto!, “La culla” è venuta fuori, senza rigetti, pause o crisi scrittorie. Un parto spontaneo, come mi è sempre piaciuto definire questo libro. La Chiesa e ciò che storicamente vi ruota intorno è un elemento portante di “SIN” e de “La culla di Giuda”, è vero: in fondo, l’intero percorso umano, almeno da Cristo in poi per il mondo “occidentale”, è stato caratterizzato dalla Chiesa, che ne ha segnato molte tappe in senso morale, politico e sociale. “SIN” è anche un romanzo sociale e “La culla” una novella storica: la concatenazione era perciò, in entrambi i casi, inevitabile.

4. Veniamo al tuo ultimo lavoro: Trinacrime, una biografia che è frutto di una intervista in esclusiva con un pentito di mafia. Come sei arrivato a questo personaggio? E come hai lavorato passando dal suo racconto al tuo romanzo?

Sono arrivato a lui tramite amicizie in comune, persone che erano al corrente della mia attività professionale e della sua esigenza di tramutare in libro la propria storia. Passare dal racconto al romanzo non è stato, in effetti, semplice: non sempre ciò che è stato vissuto è così interessante per il lettore, persino in una vicenda come quella raccontata in “Trinacrime”, e talvolta la realtà, come si dice sovente, supera addirittura la fantasia. Lo sforzo iniziale è stato quello di approfondire un milione di aspetti, temi e vicende, quello successivo, in fase di scrittura, quello di rendere la fabula accattivante per il lettore senza mai, però, infrangere l’assoluta aderenza dei fatti narrati alla realtà storiografica. E qualcuno, bontà sua, dice che ci sono riuscito.

5. Il titolo, Trinacrime, ha un significato e una pronuncia particolare…

La pronuncia corretta sarebbe “Trinàcrime”, con l’accento sulla “a”. Dico “sarebbe”, tuttavia, e non “è”, perché quasi tutti lo hanno letto “Trinacraim”, con un’interpretazione anglofona, secondo un uso ormai in effetti generalizzato, senza cogliere la volontà inizia le di unire il termine “Trinacria” al “Crimen-criminis” latino oppure, se preferite, al sostantivo italianissimo “Crimine”. Altri lo hanno intuito, e questo in verità mi piace molto, persino come “Lacrime di Trinacria”.

6. Parlaci del protagonista di Trinacrime. Per uno scrittore è normale affezionarsi ai propri personaggi, ma è evidente che il protagonista di Trinacrime opera delle scelte non condivisibili. Quanto è stato difficile stavolta passare dalla realtà alla trasposizione letteraria di un personaggio che hai dovuto far amare ai lettori?

Alla fine della storia, sfogliata l’ultima pagina del libro, è vero, il lettore ha imparato, se non ad amare, a nutrire per Tonio una profonda simpatia. La stessa che ho coltivato e che nutro tuttora io per quest’uomo, che nella realtà, però, non si chiama Tonio Sgreda, come la prefazione chiarisce subito. Perché? Forse perché, in fin dei conti, Tonio è semplicemente un uomo, per quanto criminale e assassino. Un uomo che ride, soffre, sogna, piange o si dispera, che conosce il valore di alcune scelte e di altre ne accusa con il tempo il peso, impossibile da sostenere; perché Tonio non è il criminale supereroe che altri lavori di fiction (narrativa, cinema e Tv) ci hanno negli ultimi anni propinato; perché probabilmente, nella sua identica situazione, molti di noi avrebbero deviato sulla sua stessa strada. La vita, e tutto ciò che la identifica, non sempre si sceglie: a volte abbiamo solo l’illusione di poterlo fare.

7. Si dice che ogni scrittore metta qualcosa di sé nei propri personaggi. Ce n’è uno in particolare che ti somiglia?

Dato il mio carattere, che considero estremamente complesso e articolato (e questo talvolta si dimostra un pregio e altre un profondo, profondissimo difetto), qualsiasi mio personaggio ha sempre qualcosa di me, in ogni romanzo che ho scritto, benché io ritenga che compito e bravura del romanziere debbano essere quelli di non parlare mai di se stessi attraverso i propri lavori, bensì raccontare di tutto e di tutti rimanendo sempre nell’ombra delle quinte, senza subire mai la tentazione del proscenio.

Ho capito: vuoi rimanere lo scrittore misterioso.. vorrà dire che i lettori dovranno prendere tutti i tuoi libri per sperare di trovarti!

8. Collabori con l’organizzazione di una serie di Festival nella provincia di Latina che sono conosciuti e apprezzati a livello nazionale. Vivere in una città di provincia credi sia più semplice o più difficile per uno scrittore?

Credo che non cambi molto. Io voglio bene alla mia città, Latina (e non ho scritto volutamente “amo”), non fosse altro che vi sono nato e qui ho vissuto buona parte della mia vita, compresa la “parentesi” attuale. Tuttavia, non sono una persona che sente nel sangue un territorio specifico, cerco di osservare la mia città dall’alto o, per meglio dire, nascosto di lato, senza farmi inglobare dalle sue piccole o grandi distorsioni. Per uno scrittore, poi, conta soltanto ciò che si scrive e come lo si scrive, a prescindere dal posto in cui vivi o dal quale provieni. Anche se troppo spesso, in Italia, due amicizie al posto giusto fanno la vera differenza; e non solo nel campo della narrativa o letteratura che dir si voglia.

9. In Italia ci dicono che molti scrivono e pochi leggono. Un consiglio agli scrittori esordienti.

Farsi valutare subito da chi può fornire un parere davvero competente e realmente schietto. Se si è bravi, andare avanti a testa bassa, altrimenti lasciar perdere all’istante, almeno di pubblicare. Una delle ragioni che determinano, a mio avviso, la crisi editoriale che stiamo vivendo è proprio l’eccesso di offerta e il livello medio che tale eccesso produce, tendente al basso, al bassissimo, talvolta all’infimo. Di hobby ce ne sono, alla fin fine, tanti altri.

Come sei diplomatico Alessandro! Riassumendo stai dicendo: datevi all’ippica!

Ora qualche domanda stile Le Jene:

1. Ultimo libro letto

Esclusi quelli letti per dovere professionale, “Ogni giorno ha il suo male” di Antonio Fusco: sopravvalutato.

2. Ultimo film visto

“L’amore bugiardo”, di David Fincher

3. La tua vacanza ideale.

Automobile, tenda, due sacchi a pelo e una vagonata di fantasia. Bè almeno i sacchi a pelo sono due!

4. La tua ultima vacanza

A Parigi, qualche settimana fa. Bella vacanza, ma senza tenda e sacchi a pelo; con una buona dose, però, di fantasia, e con la persona perfetta accanto.

5. Le 3 cose che guardi in una donna.

Occhi, mani e sorriso. E ora mi crescerà il naso come a Pinocchio…

Tranquillo, sei in buona compagnia: a questa domanda hanno mentito quasi tutti!

6. Bionda o bruna?

Tendenzialmente bionda, ma non poniamo limiti alla Provvidenza…

7. Reggicalze o autoreggenti?

Autoreggenti, tutta la vita. Ovviamente, finché riescono a reggere…

8. La cosa più folle che hai fatto per una donna.

Innamorarmi di lei. C’è qualcosa di più folle?

9. La cosa più folle che hai fatto in generale (fra quelle che si possono raccontare).

Non ne trovo nessuna che si possa davvero raccontare…

Ti ringraziamo Alessandro per la disponibilità e simpatia. Noi tutti aspettiamo in libreria il tuo prossimo lavoro! Voglio ringraziare Alessandro pubblicamente per essere stato il relatore del mio primo romanzo presentato al festival di Latina: non dimenticherò mai il terrore con cui mi sono seduta, subito svanito difronte al suo caloroso sorriso e al suo contagioso entusiasmo!

Grazie ancora!

di Patrizia Calamia 

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.