“Il sorriso imprendibile” della Monna Lisa e della “Bella Principessa” a confronto: Leonardo utilizzò la stessa tecnica

leonardo-da-vinciIl sorriso enigmatico e sfuggente della Gioconda (1503/1506) ha affascinato il mondo intero per secoli. Ad una prima e fugace occhiata, sembra che lei sorrida, ma se si guardano direttamente le labbra, isolandole dal resto del viso, per quanto la focalizzazione sia massima, il suo sorriso sembra appiattire in una smorfia un po’ contratta.

Stesso effetto si riscontra nel quadro su pergamena “La Bella Principessa”, realizzato qualche anno prima della Monna Lisa. In entrambi i casi, concentrandosi sulle bocche, essere sembrano cambiare le loro inclinazione (verso l’alto) grazie ad una tecnica chiamata “sfumato”, che mescola colori e sfumature per produrre morbide, transizioni graduali tra le forme, senza contorni chiari. L’effetto ottenuto è che non c’è chiara linea di demarcazione tra le labbra e il resto del viso. C’è addirittura chi vi ha visto il corpo nudo di una donna tra i solchi delle sue labbra.

LA VISIONE PERIFERICA USATA DAL GENIO

Si tratta di uno stratagemma visivo geniale intuito da Leonardo, in cui la sottile miscelazione di colore e soprattutto delle ombre, sfrutta la nostra visione periferica.

“Mentre la visione centrale è adibita alla percezione dei particolari e dei colori, la periferica è legata alla retina periferica e consente la visione in bianco e nero o con poca luce e permette di percepire la presenza, il movimento, o il colore degli oggetti al di fuori della linea diretta di visione. Colori e luce sono percepiti grazie a delle cellule presenti sulla retina, bastoncelli e coni, che si comportano da fotorecettori”.aMrm5dM_700b

LA SCOPERTA DEI RICERCATORI

I ricercatori Alessandro Soranzo e Michelle Newberry della Sheffield Hallam Uneversity hanno svelato il mistero del sorriso enigmatico della Gioconda, con l’aiuto di un altro dipinto di Leonardo da Vinci, che utilizza la stessa tecnica intelligente per creare l’impressione di un sorriso sfuggente. Si tratta dell’opera “La Bella Principessa”.

LA BELLA PRINCIPESSA

La Principessa del ritratto è Bianca, figlia illegittima di Ludovico Sforza, che governò Milano durante i 1490.  Il quadro venne commissionato dal padre nel 1496 (quando la ragazza aveva solo 13 anni), in vista dell’imminente matrimonio di Bianca con un comandante dell’esercito milanese.

Sebbene le origini non siano del tutto certe, l’opera fu attribuita al genio toscano grazie al rilevamento di un’impronta digitale riconducibile a lui (che in effetti era solito sfumare con le dita i suoi lavori). Nel ritratto emerge tutta la tensione e la complessità della situazione. Vista da lontano, Bianca sembra sorridere, ma da vicino, la sua bocca sembra inclinare verso il basso, conferendole così uno sguardo bieco e malinconico.leonardo-alla-villa-reale-di-monza-la-bella-principessa-in-mostra-fino-a-s_ce1e2d86-fe07-11e4-a172-70bb11fcabea_936_1134_new_header_vert_larg

Come la Gioconda, il timido sorriso di Bianca appare più facilmente nella visione periferica telespettatori, e sfuma quando gli spettatori guardano direttamente le labbra.

I TEST

Per avallare le loro teorie, i due ricercatori hanno effettuato una serie di esperimenti, in cui hanno fatto vedere ai partecipanti copie digitali del dipinto  da diverse distanze ed angolazioni, insieme a copie sfocate, proprio per simulare la visione periferica.

L’effetto non compare invece nel “Ritratto di una ragazza”, dipinta nel 1470 da Piero del Pollaiolo, che non ha usato illusione ottica di Leonardo da Vinci. Per capire come si è ottenuto l’effetto di “sorriso ambiguo”  i ricercatori hanno inoltre mostrato ai partecipanti copie dei dipinti con rettangoli neri sopra occhi, la bocca, o entrambi.

Con le bocche coperte, l’ambiguità scompariva. Ciò ha confermato che le espressioni delle dame ritratte erano originate effettivamente dalle loro bocche.

IL TRUCCO

“Vergine delle rocce”, Leonardo Da Vinci La stessa tecnica fu probabilmente utilizzata da Leonardo sul dipinto la “Vergine delle rocce” realizzata nel 1483, assai prima dei successivi capolavori, ma ancora non sono stati effettuati test sufficienti a comprovare l’attendibilità.

di Simona Mazza

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