Il frigo è un dente cariato. Il supermercato, invece, chiuso

frigo

Giornata lunga, oggi. Dieci ore in ufficio e due in palestra, non vedo l’ora di… non vedo l’ora perché ho dimenticato l’orologio nello zaino e non ho nessuna intenzione di levarmelo e rovistarvi dentro sotto questa inedita pioggia d’aprile.

L’auto soddisfa la mia curiosità: 22.07

Percorro il tragitto che mi porterà a casa con la calma dei giorni migliori, l’uomo-orso col furgone bianco non è ancora rientrato, gli frego il posteggio, la serratura scatta tre volte e la mia gola emette un sospiro di sollievo. Sono a casa.

Ho fame, molta, punto il frigo, stendo la mano e quando ne afferro la maniglia mi viene quella sensazione, non so se avete presente, quella che vi rende consapevoli, in ritardo, che c’era un autovelox, che avete parcheggiato male e, prima di girare l’angolo, già vedete la multa sul parabrezza. O che al cameriere non avevate detto: “Senza ghiaccio il rum, per favore”. Ecco, siete stati manchevoli e ora ci saranno delle conseguenze. Spalanco il frigorifero: come un dente cariato, bianco all’esterno. Nero o niente dentro…

Ahia…

Chiedo all’orologio a muro: 22.31

Ahia…

Di supermercati aperti neanche l’ombra ma Alì, il ragazzo del kebab, risponderà molto volentieri.

Diversi minuti dopo ho terminato di trangugiare uno straordinario panino turco, ma continuo a meditare su quanto tempo risparmierei se potessi uscire adesso e fare la spesa così, alle undici di sera, o a mezzanotte.

Domani invece dovrò regolarmi per uscire prima (se posso) dall’ufficio, quindi prendere l’ora di punta sulle strade e alle casse. Oppure ci vado sabato? No, troppo in là.

Non sarebbe più interessante dire: “Che facciamo? Andiamo al secondo spettacolo del cinema o facciamo la spesa? Oppure viceversa?”

In America lo fanno da anni, qui invece… qui invece non lo so, presumo di no ma non lo so.

Internet, ricerca: “supermercato aperto notte Milano”. I risultati sono strani perché sono vecchi di anni e parlano di aperture dopo le 21.00. Anni luce da quel che mi servirebbe…

Continuo le mie ricerche ed estendo a Italia.

Scopro che esiste qualcosa alla stazione termini di Roma, ma niente di strutturato.

Mi imbatto poi in un articolo sul “primo supermercato italiano aperto 24h”: è del 2010, si riferisce a una catena bolognese che sta aprendo un punto vendita h24 a Salerno. “450 metri quadri, all’interno del quale saranno ospitati un internet point, centri di aggregazione, una panetteria con pane caldo a ogni ora, una yogurteria, una rosticceria e una caffetteria, oltre ai tradizionali banchi alimentari.”

Bene, ci siamo, ma leggo altri articoli connessi:

“È accusato di essersi arricchito grazie alla «protezione» della camorra F.C., l’imprenditore salernitano arrestato questa mattina dalla guardia di finanza. Posto sotto sigillo anche quello che doveva essere il primo supermercato italiano aperto h24”.

Non mi scoraggio. Altro articolo, più recente:

“In pratica al di sotto dei pavimenti della vecchio supermercato c’erano delle vistose perdite fognarie, per cui era marcito tutto il terreno sottostante, causando enormi problemi di igiene all’intera struttura. Siamo stati così costretti a rivedere i nostri progetti iniziali e a provvedere innanzitutto alla bonifica dell’area”.

In sintesi, forse lo aprono questa estate. Ma continuo ad essere ottimista… ed è un peccato!

Questo è un tasto che mi piace battere. Servizi sempre disponibili per soddisfare al 100% il consumo non significa sprecare ma ottimizzare: invece di intasare le casse (e le strade) tutti alla stessa ora, chi vuole può fare la spesa di notte.
Il personale lavora su turni e in America, dove tutto questo è realtà consolidata, sono gli stessi dipendenti che, crisi spingendo, chiedono di essere collocati di notte o nelle festività perché la paga oraria, in queste fasce, sale.

Solo perché “è sempre stato così”, non è detto che non si possa cambiare.

Luca Munaretto

Foto: blog.libero.it/interiorlanding

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