Educhiamo i nostri figli ad una esistenza ricca di valori

sarvamayi

Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Mc1,11), così l’evangelista Marco attraverso i versetti del Vangelo odierno, ci introduce pienamente nella festa del Battesimo del Signore, celebrazione con la quale vogliamo concludere il periodo di Natale, in comunione con tutti gli altri fratelli di fede.

Per tutta la durata del tempo liturgico natalizio abbiamo avuto la possibilità di meditare prima sul luminoso evento del Natale, annunciato dagli angeli ai pastori e successivamente sulla luce della stella che in modo singolare ha guidato i Magi dall’Oriente fino a Betlemme.

Questa stessa luce, oggi, ci invita a guardare il cielo del fiume Giordano, dalle cui nubi risuonano forti le parole del Padre: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Gli angeli, la mangiatoia di Bethlemme, la stella luminosa, la voce del Padre, sono tutti segni che ci dicono chiaramente la vicinanza di Dio e che ci indicano quella strada che dal Padre scende fino a noi e che da noi sale fino a Lui: questa strada è Cristo, Colui che nel Credo professiamo “Luce da Luce, Figlio Unigenito, generato e non creato della stessa sostanza del Padre”. Attraverso il Bambino Gesù, il Creatore ha assunto le sembianze umane e per farsi vedere, toccare e per far risplendere su di noi tutta la luce della sua grandezza. Facendosi piccolo come un bambino, Egli ci svela qual è l’essenza della vera grandezza, anzi, ci comunica attraverso l’amore che cosa significa essere Dio.

Il significato del Natale, quindi, assume una valenza straordinaria se nella vita di ogni giorno sappiamo riconoscere la presenza di Dio che si rivela a noi attraverso piccoli segni, grazie ai quali possiamo aprirci generosamente al suo amore. Se da una parte l’evento del Natale e dell’Epifania ci ha aiutato ad aprire gli occhi e il cuore al mistero di Dio che viene a stare con noi, dall’altra parte il messaggio che ricaviamo dal Battesimo di Gesù ci accompagna a vivere nella quotidianità il rapporto personale con il Signore.

Gesù, infatti, quando scende nelle acque del Giordano si unisce a noi e alla nostra umanità attraverso la costruzione di un lungo ponte che Egli unisce tra sé e noi. Mediante questo collegamento il Verbo eterno del Padre si rende a noi accessibile. Questo ponte, volendo utilizzare un’immagine naturale, è l’arcobaleno che Dio stende nel firmamento dell’esistenza e che fa poggiare sulla nostra vita; esso è anche il segno che ci indica il cammino da percorrere per incontrare il Signore nella gioia e sentirci, quindi, amati. Quando Gesù si è calato nelle acque per farsi battezzare il cielo si è realmente aperto e continua a spalancarsi ancora oggi, soprattutto quando mediante la celebrazione del Battesimo cristiano dei bambini, assaporiamo la gioia di poterGli offrire una nuova vita che sboccia alla vita di quaggiù, esistenza che grazie al conferimento del Battesimo viene già proiettata nell’eternità.

Questo, infatti, comporta il Battesimo: restituire a Dio la vita che solo da Lui ha avuto origine. I bambini – ricordiamolo – non sono proprietà dei genitori anche se da Dio sono affidati alla loro custodia e responsabilità. Costoro, inoltre, hanno il compito di aiutarli ad essere autentici figli di Dio, muniti di un grande dono, sacrosanto: la libertà. Principale compito educativo, inoltre, è quello di insegnare loro a riconoscere Dio come un Padre Buono e a sapersi rapportare con Lui attraverso un atteggiamento di figli. Affidiamo, dunque, i nostri figli alla bontà di Dio, al suo amore paterno ed essi, pur tra tante difficoltà, soprattutto oggi, non si sentiranno mai soli se a Lui rimarranno uniti. Preoccupiamoci, pertanto, di educarli ai valori della fede e, quindi, di insegnar loro a pregare e di accompagnarli a crescere come Gesù “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (cfr Lc 2,52). Ma ritorniamo al Vangelo. S. Marco ci dice che, mentre il Battista predicava sulle rive del Giordano, esortando il popolo alla conversione per la venuta ormai prossima del Messia, arriva Gesù, in mezzo a tanta gente, per ricevere quello stesso battesimo. Quello di Giovanni, infatti, è un battesimo che apre la strada ad una vita di penitenza e di mortificazione, ben diverso dal sacramento che successivamente istituirà Gesù nel corso della sua predicazione. Tuttavia, in quei frangenti impregnati di mistero e di stupore, è già possibile scorgere la missione di Gesù. Gli ultimi istanti del Battesimo, infatti, sono accompagnati da una voce proveniente dal cielo e dallo Spirito Santo che si posa su Gesù sotto forma di colomba (cfr Mc 1,10).

 Cristo in quegli istanti è proclamato solennemente “Figlio prediletto” e a Lui, nello stesso tempo, viene affidata dal Padre la missione salvifica universale che si compirà pienamente attraverso la morte in croce e la risurrezione, evento di grazia questo, che ci ha acquistato la totale remissione dei peccati. Il Battesimo di Gesù, cari amici, rafforza il nostro impegno di conversione, vuole effondere su ciascuno di noi il sangue di Cristo che ci purifica, ci consegna la dignità e la gioia di essere realmente “figli” di Dio. In virtù di questo evento di grazia, ognuno di noi appartiene al Signore, è dimora del suo Spirito, pietra viva per la costruzione dell’edificio spirituale che è la Chiesa. La Vergine Maria e il suo Figlio Gesù veglino sui nostri passi, ci accompagnino sempre perché possiamo realizzare con serietà e responsabilità il progetto di salvezza che si compie nella nostra vita, mediante il sacramento del nostro Battesimo. E preghiamo per tutti noi perché possiamo rinnovare con gioia le promesse del nostro Battesimo, rendendo grazie al Signore per la sua costante assistenza e protezione. Amen.

Frà Frisina

foto:4.bp.blogspot.com

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.