“CineStory”: una nuova rubrica firmata InLibertà

L’invenzione del cinema è da sempre oggetto di nostro interesse. In questa rubrica intitolata “CineStory” proveremo a raccontarvi quelli che possono considerarsi le origini ed i presupposti che hanno portato ad una svolta decisiva nel settore dell’intrattenimento pubblico, partendo dagli esordi sino ad arrivare al maxischermo come lo conosciamo oggi.

Buona lettura!

C’era una volta… prima del cinema. Un’invenzione internazionale

Per delineare una storia del cinema abbastanza esaustiva non si può prescindere dal menzionare gli strumenti del precinema partendo dall’invenzione più conosciuta in assoluto: la lanterna magica.

Le sue origini risalgono al XVII mentre in Italia molto probabilmente fa la sua prima apparizione nel 1678 grazie all’ottico Matteo Campani (1620 – 1678).

La lanterna magica è un oggetto finalizzato alla proiezione di una serie di immagini (solitamente dipinte su vetro) sulla parete e consiste in un contenitore chiuso al cui interno viene inserita una candela. La luce della candela viene filtrata da un’apertura nella quale è inserita una lente; tale procedimento ricorda il proiettore dei giorni nostri. Inoltre la lanterna verrà utilizzata per molto tempo, anche dopo l’invenzione del cinema, questo a testimoniare quanto tale strumento abbia continuato a suscitare interesse e stupore anche negli anni a seguire.

L’evoluzione della proiezione

L’evoluzione della proiezione cinematografica inizia a svilupparsi passo dopo passo, invenzione dopo invenzione, e specialmente nel periodo che intercorre dal 1830 sino alla fine dell’Ottocento.

In quegli anni la rivoluzione industriale procedeva inarrestabile apportando novità originali e di grande interesse a livello internazionale: invenzioni quali la fotografia, il telefono e l’automobile ci mostrano il fervore creazionistico di quel periodo creando di conseguenza una florida base dalla quale parte tutta la storia del maxischermo.

La nascita del cinema quindi non avviene in un momento ben preciso in quanto la tecnica delle immagini in movimento è il risultato di una serie di vari contributi che provenivano da diversi paesi e sviluppatisi in diversi anni, come vedremo successivamente.

Il fenachistoscopio

Nel dicembre del 1832 il fisico belga Joseph Plateau (1801 – 1883) crea  un nuovo affascinante strumento, forse il primo vero oggetto da tenere in considerazione per lo sviluppo della tecnica cinematografica dopo la lanterna magica: il fenachistoscopio (dal greco φενακίζ [phenakizein], ovvero “ingannare”; l’occhio infatti viene ingannato da questo strumento nel quale le immagini sembrano muoversi), un oggetto composto da due dischi sovrapposti.

Il secondo disco conteneva delle immagini che l’osservatore poteva guardare attraverso delle finestre equidistanti disposte a raggio nel primo disco e, quando entrambi i dischi venivano fatti ruotare alla corretta velocità, si creava un movimento tale che le figure del secondo disco sembravano animarsi manifestando così un effetto ottico considerato straordinario e senza precedenti a quell’epoca.

Il disco stroboscopico

Sempre nello stesso anno il fisico austriaco Simon R. von Stampfer (1790/92 – 1864) crea  il “disco ottico magico”, chiamato anche disco stroboscopico.

Anche in questo caso il singolare strumento era composto da due dischi di cui uno con disegni in movimento e l’altro con ritagli equidistanti lungo tutta la circonferenza attraverso i quali si potevano scorgere le figure sottostanti.

Sebbene possa sembrare che i due inventori si siano copiati a vicenda non bisogna stupirsi del fatto che negli stessi anni vengano realizzate invenzioni molto simili tra loro: tutto ciò è indice di un grande entusiasmo e vivacità intellettuale che accomuna diversi inventori in diverse parti d’Europa e non solo.

Lo zootropio

Dopo il Belgio e l’Austria un altro esempio di quest’entusiasmo generale lo ritroviamo in Inghilterra nell’anno 1834, con l’invenzione dello zootropio del matematico William George Corner.

Lo strumento consisteva in un tamburo “magico”, ovvero un cilindro aperto nel quale veniva inserita una striscia di carta con sopra disegnate delle immagini. Il tamburo poi veniva fatto girare e questo movimento rotatorio creava l’illusione di figure in movimento viste attraverso delle fessure laterali che ricordano il principio del fenachistoscopio.

In questo caso lo zootropio dava la possibilità di esser ammirato da più persone contemporaneamente grazie alle aperture laterali poste su più punti e, cosa fondamentale, dava la possibilità di poter riprodurre le immagini su di uno schermo attraverso un gioco di specchi ed una buona illuminazione. Sebbene la durata della riproduzione fosse relativamente breve non consentendo un racconto di episodi e storie più articolate, l’invenzione dello zootropio segna un punto di svolta nella storia del cinema in tutto il mondo.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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