Nel 2013 con Si alza il vento Hayao Miyazaki aveva dichiarato che quello sarebbe stato il suo ultimo lungometraggio, il testamento spirituale definitivo. A dieci anni di distanza, il più celebre regista di animazione giapponese ritorna con un nuovo film, spinto dalla lettura di alcuni romanzi di formazione nipponici come E voi come vivrete? del 1937 e dalla volontà di lasciare un’eredità morale ed intellettuale al giovane nipote.
Nel 1943, a Tokyo, durante la Guerra del Pacifico, il dodicenne Mahito Maki perde la madre per un incendio scoppiato in un ospedale. Un anno dopo, il padre si risposa con la sorella della moglie, Natsuko, e insieme lasciano temporaneamente una Tokyo colpita dai bombardamenti per trasferirsi nella più sicura villa di campagna di Natsuko. Il ragazzo inizialmente è triste per la perdita della madre e infastidito dal trasferimento e dalla presenza della zia-matrigna che intanto è in attesa di un figlio. Mahito sfoga questa sua insofferenza a scuola, azzuffandosi con i compagni e arriva perfino a colpirsi volontariamente la testa con una pietra. L’unico passatempo che trova piacevole è seguire un airone cenerino che gira sempre intorno alla casa, e un giorno, durante uno di questi giri, trova una misteriosa torre abbandonata in rovina. In seguito alla sparizione della zia Natsuko, che Mahito vede andare in direzione della torre, parte alla ricerca della donna insieme ad una domestica e all’airone, che nel frattempo si è palesato come uomo-uccello magico e poi guida del giovane nel nuovo mondo fantastico che lo attende dentro la torre. Per il ragazzo si tratta di una sorta di viaggio agli inferi dantesco e dopo quell’esperienza magica niente e nessuno potrà essere come prima.
Stilisticamente è un film perfetto, grazie ancora una volta alla straordinaria grafica realizzata a mano dai disegnatori dello Studio Ghibli, la società di animazione creata dallo stesso Miyazaki, che era stata chiusa nel 2013 dopo Si alza il vento e riaperta apposta per la realizzazione di quest’opera. Abbiamo cambi di stile grafico, con colori più tenui e pastelli che lasciano il posto a colori più cupi per far risaltare al meglio i vari registri narrativi di cui è composto. Anche le perfette musiche d’orchestra del fedele compositore di Miyazaki, Joe Hisaishi. concorrono a contrassegnare i momenti più leggeri da quelli più solenni e drammatici.
Nei contenuti può essere considerato la summa e la conclusione di tutti i temi cari al regista giapponese: l’elaborazione del lutto, la crescita e la maturità del protagonista attraverso un viaggio iniziatico, il rito di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, l’orrore e le conseguenze della guerra, il rifugio nella natura, l’elemento magico e sciamanico, il doppio, l’atto creativo come progresso del mondo, le continue ed evidenti simbologie psicoanalitiche: tutto è reso perfettamente omogeneo e interessante, senza forzature, nonostante le tematiche forse più cupe, complesse e mature di tutta la sua produzione. È toccante senza essere patetico, solenne senza retorica, ma anche buffo e leggero negli incontri fantastici del protagonista con diversi esseri straordinari.
In conclusione, Il ragazzo e l’airone può essere annoverato a buon diritto tra i grandi capolavori del Maestro Miyazaki, con la speranza che l’83enne regista possa smentire nuovamente il ritiro dall’attività per regalarci ancora altri gioielli preziosi come questo.
Fin dai tempi più antichi i vecchi hanno detto ai giovani che la vecchiaia è più saggia, e prima che i giovani scoprissero l’assurdità di questa affermazione, erano diventati anch’essi vecchi ed era quindi nel loro interesse continuare questo inganno.