Cefalonia, i fatti di 80 anni fa rivissuti dal figlio di uno dei militari italiani dell’epoca

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Cefalonia. Esattamente 80 anni fa in quest’isola greca accaddero vicende che sono passate alla storia. Dopo l’8 settembre e la fuga del Re, in Italia non ci fu soltanto un generale “Tutti a casa”. A Roma, tanti soldati (granatieri di Sardegna) presero le armi. Pur abbandonati a sé stessi dagli alti comandi, combatterono insieme a molti volontari civili contro i tedeschi. A Porta San Paolo e sulla Magliana vi furono centinaia di morti.

Anche a Rodi, Corfù e Cefalonia (Divisione Acqui) i nostri soldati non vollero consegnare le armi. Anzi, si misero a combattere contro il nuovo nemico, fraternizzando con la popolazione greca. Lo scontro fu impari. Caddero circa 6000 italiani, oltre ad altri 2000 prigionieri morti nell’affondamento della nave che avrebbe dovuto riportarli in Italia.

L’eccidio di Cefalonia narrato in un bellissimo film con Nicolas Cage

Successivamente, nel 2000, è apparsa sugli schermi la bellissima pellicola “Il mandolino del Capitano Corelli”. Protagonisti: Nicolas Cage e Penelope Cruz, per la regia di John Madden. Il film è ambientato nella Cefalonia di ottant’anni fa, all’epoca dell’eccidio. Al centro della vicenda è il capitano italiano Antonio Corelli e il suo amore per una ragazza dell’isola. Soprattutto, il film evidenzia l’affinità tra gli italiani e il popolo greco. Pur essendo, almeno all’inizio, su due fronti differenti.

L’autore tenne a precisare che la vicenda, pur contestualizzata in fatti realmente accaduti, fosse di pura fantasia. E ogni riferimento a persone e cose (il mandolino!) puramente casuale. La stampa però si mise a spulciare gli archivi militari. Così emerse che un capitano Pietro Vittorio (e non Antonio) Corelli era veramente esistito. Inoltre, era in forza alla Divisione Acqui, nella Cefalonia del 1943. Come il suo omonimo cinematografico Corelli fu veramente ferito e riuscì a sopravvivere alla rappresaglia nazista. Rimane il fatto, però, che non sembra che abbia sposato una ragazza greca o abbia mai avuto un amore a Cefalonia.

Poche settimane fa siamo stati in vacanza a Cefalonia e abbiamo conosciuto un personaggio eccezionale, il signor Ernesto, i cui genitori – ormai scomparsi – sembrano proprio essere stati presi a modello per il film. Pur senza citarne il cognome, per motivi personali, il signor Ernesto ha accettato di essere intervistato sull’argomento.

Il parere del figlio di uno dei militari italiani scampati all’eccidio

– Sig. Ernesto, lei è greco o italiano? Dove è nato? Ci parli della sua vita

«Sono di padre italiano e madre greca. Mio padre Giuseppe, come altri italiani mandati a presidiare l’isola, militava nella fanteria durante i fatti del 1943. Conobbe una ragazza cefalonita di nome Barbara, che poi ha sposato. Dai racconti che ho fin da bambino, dopo la ritirata dei tedeschi dall’isola, mia madre fu ospitata in campo profughi provenienti dalla Grecia.

Le ragazze già sposate in Grecia con gli italiani rimpatriati furono poi riunite ai mariti. Furono autorizzate a portare con sé anche quei parenti che avevano scelto di trasferirsi in Italia. Io sono nato in Puglia. Sono stato battezzato e indottrinato nel cattolicesimo ma oggi sono molto critico verso la Chiesa. Diciamo che sono semplicemente un cristiano.

Poi i miei genitori si trasferirono a Modena, dove ho vissuto, mi sono sposato e poi divorziato. Quindi ho vissuto ad Atene fino al 1986 e poi ancora a Modena. Da 25 anni risiedo definitivamente a Cefalonia con la mia attuale moglie».

Gli abitanti di Cefalonia aiutarono gli Italiani a loro rischio e pericolo

– Ci parli dei suoi genitori. Suo padre era un militare italiano di stanza a Cefalonia durante i fatti del settembre 1943?

«Esatto. Fin dal principio fu ben accettato dalla famiglia di lei. I due fidanzati si vedevano quando potevano. Mio padre portava loro ciò che recuperava dagli avanzi della mensa dopo la distribuzione del rancio. Poi la famigerata compagnia tedesca “Edelweiss” ebbe direttamente da Hitler il famoso ordine “uccideteli tutti”.

Durante il rastrellamento degli italiani sparsi sulle colline, la mia famiglia materna lo nascose nella canna fumaria del camino. Fu questa la sua salvezza. Se fosse stato scoperto, anche i miei nonni sarebbero stati passati per le armi dai tedeschi e la loro casa incendiata. Sono purtroppo vicende realmente accadute a molti isolani che aiutarono gli italiani a nascondersi».

‘Italiano, Greco, una faccia una razza’

– Nell’isola di Cefalonia qual’è oggi l’immagine dell’italiano, anche in rapporto ai fatti del settembre 1943?

A Cefalonia questi fatti, tramandati dai padri ai figli, sono ancora ben ricordati. Personalmente ho anche ascoltato racconti di isolani che inizialmente dovevano montare di guardia ai loro pollai per evitare i furti di galline da parte degli italiani. Posso affermare però che, almeno in un paio di casi, è avvenuto che greci e italiani, per placare insieme la fame, hanno condiviso i polli greci cotti con contorno di patate e pomodori portati dagli italiani.

I cefaloniti hanno capito da subito che quei ragazzi, in cuore loro, non erano lì per scelta. Un memoriale dell’arma dei carabinieri facenti parte della divisione Acqui, recita: “Buone erano le relazioni con la popolazione locale”. Per risultare in un memoriale ad uso interno di coloro che in fondo avevano portato la guerra invadendo l’isola, ciò la dice lunga. “Italiano, Greco, una faccia una razza” è il mantra che di solito si sente dire dai greci. Tuttavia, ma forse è una mia impressione, oggi gli italiani si limitano a sorridere con un po’ di altezzosità».

Cefalonia era forse la vera Itaca di Odisseo?

– Sig. Ernesto, lei è anche uno storico dell’isola di Cefalonia. Alcuni archeologi avrebbero ipotizzato che Cefalonia (o una parte di essa) possa essere stata l’omerica Itaca. Ci può spiegare, in base a quali considerazioni?

«Nel secondo canto dell’Iliade leggiamo: “Odisseo re di Itaca, delle isole vicine e alcuni possedimenti di fronte sulla terraferma”. Nell’Odissea Ulisse, proveniente da ovest, vede il profilo di Itaca. Ma in realtà provenendo da ovest, Itaca non si vede perché è coperta da Cefalonia. Secondo lo storico dilettante Robert Bittlestone, Paliki l’attuale penisola occidentale di Cefalonia sarebbe stata la vera Itaca. Un movimento sismico avrebbe poi causato l’innalzamento dell’antico fondo marino riunendola alla Cefalonia attuale.

Dopo aver passato anni e ore nelle biblioteche a leggere e a documentarmi sono convinto che Cefalonia sia effettivamente la vera Itaca. Lo affermo basandomi su ciò che gli amanuensi romani e poi gli accademici nostrani ci hanno insegnato. In zona Tzannata è stata ritrovata una tomba micenea grande abbastanza per essere di un re anche se non necessariamente di Odisseo. Schliemann ha provato che in periodo miceneo i corpi dei sovrani venivano sepolti all’interno delle polis. È quindi presumibile che a Tzannata ci sia molto di più. Aggiungo che per gli attuali Itacesi queste considerevoli novità non sono facilmente digeribili».

Foto di Burkhard_Ro da Pixabay

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