Benessere economico e sociale. Abbiamo vissuto gli anni più felici della storia umana

Chi, come lo scrivente, ha avuto la fortuna di nascere nel 1954, può affermare di aver assistito a vicende straordinarie sotto il profilo del benessere sociale ed economico. Fatti e avvenimenti che non credevamo potessero verificarsi mai. Al limite, non prima di svariati decenni.

Abbiamo assistito all’indipendenza di un intero continente – l’Africa – prima sottomesso alle potenze coloniali; alla fine della segregazione razziale nel sud degli Stati Uniti e alla fine dell’Apartheid in Sudafrica. Un’ideologia totalitaria come il comunismo, che imperava su mezzo mondo, è crollata improvvisamente senza colpo ferire.

Abbiamo assistito al crollo di dittature che imperversavano in nazioni vicine, come la Spagna (1975), il Portogallo (1974), la Grecia (1977); ma anche in paesi lontani, come il Cile di Pinochet, l’Argentina di Videla, il Brasile dei generali, il Paraguay di Stroessner. Altri sanguinari dittatori africani, come Idi Amin, Bokassa e Mobutu sono stati spazzati via dalla storia.

Pace, benessere e diritti umani

Se andiamo a sfogliare qualsiasi enciclopedia, ci rendiamo conto che in nessun altro periodo della storia umana, a partire dall’età della pietra, l’Europa ha trascorso un periodo di pace così lungo come quello dal 1945 ad oggi. Da allora vi sono stati pochi conflitti assolutamente locali (guerra civile nord-irlandese, guerre di successione dello stato jugoslavo). Il merito – checché se ne dica – è dell’istituzione dell’Unione Europea, dove popoli prima nemici, si confrontano pacificamente per la prima volta.

Metà del cielo, l’universo femminile, ha preso coscienza di sé e si è emancipato o corre velocemente verso la totale emancipazione. Anche nei paesi islamici – a nostro parere – la “liberazione” dalle catene del maschilismo è prossima. Basti pensare che, nella stessa Italia, le donne furono ammesse in magistratura soltanto nel 1963; che l’infedeltà coniugale della donna era un reato che è stato abolito solo nel 1968; la circostanza attenuante per il marito che uccideva la moglie per motivi di “onore”, solo nel 1969 e che solo nel 1975 entrambi i coniugi sono stati effettivamente parificati ai fini della potestà della prole.

Sicuramente, nella seconda metà del XX secolo, sotto il profilo della democrazia, dei diritti e del riconoscimento della dignità della persona umana, l’umanità ha fatto passi da gigante.

L’incremento della popolazione mondiale è dovuto a un incremento quanto meno pari del benessere complessivo

Li ha fatti anche sotto il profilo del benessere generale ed economico. Nel 1960, la popolazione della terra era di 3,5 miliardi. Oggi sta per toccare gli 8 miliardi. Tale incremento è dovuto al fatto che le risorse agro alimentari complessive si sono incrementate quanto meno proporzionalmente. In realtà l’incremento è stato maggiore.

Il dato ONU stima in 850 milioni la popolazione che soffre la fame nel mondo. Sono poco più del 10% di 8 miliardi. Negli anni sessanta ammontava al 40% dell’intera popolazione mondiale. Stati come la Cina, l’India, la Russia, il Vietnam, l’Indonesia, la Malaysia, la Corea del Sud sono sicuramente più ricchi di mezzo secolo fa. Sei Stati che, da soli, contano quasi 4 mil.di di abitanti (su 8 totali).

Il fenomeno delle migrazioni economiche verso il mondo occidentale, inoltre, significa una sola cosa: che in occidente c’è lavoro e possibilità di crescere in termini di benessere economico e sociale anche per molti milioni di persone del terzo (ed ex secondo) mondo.

E’ aumentata anche la qualità della vita. La corsa spaziale, iniziata nel 1957, ci ha dotati di strumenti capaci di prevedere esattamente il tempo meteorologico. Con la TV via satellite possiamo guardare e conoscere gli avvenimenti di tutto il mondo in tempo “reale”. Internet ci porta a casa o appresso a noi, con lo smartphone, il mondo intero. Con tutte le facilitazioni del caso, sotto il profilo economico e commerciale.

Nel XXI secolo l’incremento del benessere rallenta ma solo negli Stati occidentali

Nell’ultimo quindicennio del XXI secolo, tuttavia, c’è stata sicuramente una pausa, sia sotto il profilo dei diritti umani che dal punto di vista della crescita del benessere economico. Per quanto riguarda i diritti umani, è difficile non ritenere che la rivoluzione islamica in Iran (1978) non sia stato un passo indietro. Un passo indietro che ha condotto alla crescita degli integralismi islamici e del terrorismo anti-occidentale, reso evidente a partire dall’11 settembre 2001. Non crediamo che tale riflusso, comunque circoscritto a non più di un ottavo della popolazione umana (i musulmani) possa essere duraturo.

Per quanto riguarda il benessere economico complessivo va detto che ci si trova di fronte a un rallentamento della crescita, non di fronte a una decrescita, salvo alcune situazioni localizzate. E’ un fenomeno comunque ciclico, ci dicono gli economisti. I paesi dell’oriente sopra citati, ma anche gli altri del gruppo del BRICS, tale rallentamento non lo rilevano. A spanne, sembrerebbe di trovarci di fronte a una ridistribuzione della ricchezza dal nord al sud del mondo, fermo restando il miglioramento economico complessivo. Non crediamo che ciò sia proprio un male.

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