Antonio Lysy e la 35esima edizione di Incontri in Terra di Siena

antonio lysy

Da 35 anni l’associazione culturale Incontri in Terra di Siena, con sede a Villa La Foce in Val d’Orcia, presenta una settimana di concerti nel mese di luglio con musicisti di altissimo livello, provenienti da tutto il mondo. I programmi di musica da camera, presentati in vari comuni del territorio, uniscono arte, amicizia e bellezza sonora, creando qualcosa di speciale in uno scenario magico.

Il fondatore di questa iniziativa è il violoncellista Antonio Lysy (foto sotto), artista internazionale e appassionato didatta. Da 20 anni è professore alla University of California di Los Angeles, e prima ha insegnato per 15 anni alla McGill University a Montreal. A ottobre 2023 sarà in tournée in America con Igudesman & Joo, e a gennaio 2024 sarà protagonista con altri concerti in Argentina e Virginia. 

Lo abbiamo incontrato durante un caldo pomeriggio, per conoscere meglio questa manifestazione e le novità presenti nell’edizione di quest’anno, che si tiene dal 21 al 28 luglio. 

antonio lysy

Maestro Lysy, il festival da lei creato con sua madre Benedetta Origo, è fortemente consolidato da anni. Può raccontarci la sua genesi? 

Ricordo che da bambino mio padre, il violinista argentino Alberto Lysy, allievo di Yehudi Menuhin, portava me e tutta la famiglia ai festival di Sermoneta e Città di Castello. L’esperienza tesaurizzata mi ha dato l’input di crearne uno io stesso, in tributo ai miei nonni, Antonio Origo e sua moglie Iris, nota scrittrice anglo-americana. Loro si sono dedicati alla bonifica e allo sviluppo della Val d’Orcia dal 1924, anno in cui acquistarono la tenuta della Foce. 

Ho iniziato con amici portati dall’Inghilterra, dove stavo studiando. Abbiamo fatto un concerto privato e proposto agli ospiti un feedback sull’idea di creare un festival. Tutti erano entusiasti, al punto tale da chiedere come poter dare un loro contributo. 

Le esibizioni si svolgono in diversi comuni delle colline senesi. Come ha reagito il pubblico inizialmente a questa proposta? 

È stata molto apprezzata. Il nostro pubblico è sia locale, sia di turisti. Pensi che ci sono una decina di persone che sono venute ogni anno a seguire tutti i concerti, e ciò ci gratifica notevolmente. 

Ricevete sovvenzioni private o comunali come contributo per l’intera organizzazione?

Entrambe, e ciò ci permette di continuare a far musica tra amici. Nel privato si possono curare queste relazioni, e la possibilità di avere dei finanziamenti per il futuro ci permette di pianificare tutto al meglio e con sicurezza. 

Dal 2017 il pianista Alessio Bax è il direttore artistico. Può ricordarci chi sono stati i suoi predecessori? 

Il caso ha voluto che fossero tutti pianisti: il primo è stato il francese Pascal Rogé, che ha invitato a suonare anche Vladimir Ashkenazy. Poi l’inglese Kathryn Stott, conosciuta all’età di 10 anni nella mia scuola Yehudi Menuhin in Inghilterra. La sua grande esperienza con altri festival a Manchester e in Australia ha permesso una bella collaborazione.  

Lei stesso ha ricoperto questo ruolo. 

Esatto! Lo sono stato per 15 anni e mi sono accorto delle limitazioni nelle scelte di repertorio e musicisti da invitare, selezionati sempre con cura. Da una parte il pubblico ha voglia di cambiamento, per non cadere in un ciclo ripetitivo; dall’altra c’è affetto per gli ospiti che vengono annualmente e offrono un’esecuzione di elevato livello. Alessio Bax infonde una grande passione ed energia, che apprezzo enormemente. È aperto a nuove idee e amicizie artistiche di fama internazionale. 

Parliamo delle novità dell’attuale edizione.

Quest’anno è presente come artista emergente Jae Hong Park, primo premio al Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni 2021. Credo che il contesto di musica da camera sia indispensabile per la formazione e la completezza di un giovane. 

Ci sono anche eventi Oltre la musica, ed è il secondo anno che invitiamo uno scrittore in residenza. Quest’attività letteraria si chiama Parlando,e l’ospite del 2023 è lo storico Alessandro Vanoli. Il 24 luglio lo si è potuto ascoltare in conversazione con la conduttrice radiofonica Rai Valentina Lo Surdo al Teatro degli Avvalorati a Città della Pieve, intitolata Suono e musica: come hanno infuenzato il comportamento umano nel corso della storia. 

Cosa significa questo festival per lei dopo tanto tempo? 

Il piacere di far musica in posti così affascinanti e di grande ispirazione è la ricetta che ha sempre funzionato. La scelta dei giusti colleghi crea l’adeguata alchimia, per me molto importante. Inoltre la collaborazione con l’Orchestra della Toscana e la presenza di nuovi artisti, che quest’anno vengono per la prima volta, ci rende molto felici. 

Proiettandoci nel futuro, come vede il prosieguo del lavoro iniziato nella sua terra d’origine? 

L’amicizia e la passione per la musica sono due elementi fondamentali. I luoghi sono molto romantici e talvolta non offrono le giuste possibilità per l’integrazione della tecnologia. Pensi che da tre anni suoniamo in un cortile lontano dal traffico, con una quercia piena di cicale al centro dello spazio adibito al concerto. L’ambiente è suggestivo e l’atmosfera magica. Suoniamo anche in chiese, dove l’acustiva non è delle migliori, per cui bisogna scegliere bene il repertorio più adatto. Anche il clima è un fattore da non sottovalutare. Mi piacerebbe creare un teatro all’aperto, in un bel paesaggio, fresco e con una buona acustica. Non è semplice purtroppo, perché negli anni sono aumentate le manifestazioni presenti in zona. 

Per maggiori informazioni sui concerti, è possibile ricordare al nostro pubblico quali siti poter consultare? 

Certamente. Le pagine sono itslafocefestival su Instagram, Incontri in Terra di Siena su facebook, Incontri in terra di Siena festival su Twitter e Youtube.

Fonte foto: itslafoce.org

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.