Norah Jones, vero nome Geethali Norah Jones Shankar, figlia di Ravi (virtuoso del sitar che ha collaborato con George Harrison dei Beatles), classe 1979 e nata a New York, è una delle artiste statunitensi più versatili degli ultimi 25 anni.
Dopo l’ottimo esordio del 2002, “Come Away With Me”, che l’ha catapultata nell’Olimpo della musica, nel corso della sua carriera ha spaziato su varie sonorità, dal soft-jazz, al pop-rock, al country, al folk, attraverso una discografia di ottimo livello. Ma spesso e volentieri torna al pop elegante e jazzato degli esordi, dove lì sembra sentirsi più a suo agio.
A distanza di 3 anni dall’album “Pick Me Up Off The Floor”, e a due dal natalizio “I Dream Of Christmas”, la cantautrice, pianista e polistrumentista americana ha pubblicato un nuovo, ottimo lavoro intitolato “Visions”, il nono della sua carriera. In scaletta troviamo 12 pezzi ricchi di ottimi arrangiamenti, in cui Norah si avvale della produzione del maestro del retro-soul Leon Michels, già con Sharon King & The Dap Kings, oltre che di un nucleo ridotto di musicisti tra cui Brian Blade, Homer Steinweiss, e una sezione fiati presente a più riprese.
Il sound che pervade quest’opera si muove tra soft-jazz, soul e folk con rimandi ai grandi artisti del passato e ne abbiamo prova ascoltando la traccia iniziale “All This Time”, morbida, dalle tinte celestiali e con ottime parti di pianoforte, oppure “Staring At The Wall”, pezzo ritmato ma con eleganza e richiami al folk retrò anni ‘60.
In “Paradise” vengono rievocate Minnie Riperton e la Diana Ross del periodo Motown, senza essere la copia né dell’una e né dell’altra, mentre più solare e briosa è “Queen Of The Sea”, caratterizzata da un ritmo di batteria shuffle incalzante e festoso. Non sono da meno nemmeno tracce come “Running”, l’introspettiva “Alone With My Thoughts” e la finale “That’s Life”, pezzo dalle atmosfere retrò che ci rimanda ad atmosfere da club fumoso, come in un film in bianco e nero.
“Visions” conferma le grandi doti e la versatilità di Norah Jones, grazie alla presenza più viva che mai del suo pianoforte, sezione fiati e chitarre che danno brio all’intero lavoro e la vocalità dell’artista statunitense, a tratti sensuale, ma soprattutto solare e gioiosa, quasi come se avesse ritrovato nuova linfa.
In tutto questo c’è anche da aggiungere che il disco, pur essendo dichiaratamente un lavoro leggero, non risulta affatto scontato, in quanto a farla da padrone è un suono sincero, semplice e sofisticato al tempo stesso, che rimanda al soul dei bei tempi che furono e che rifiuta, nonostante tutto l’effetto nostalgia, forte anche della sua incisione per la storica Blue Note, nata come etichetta jazz e che col tempo ha esteso il suo catalogo anche a generi come soul, R&B, blues, nu-jazz, country e soft-rock.
Leon Michels, esperto di sonorità soul vintage, qui offre anche un importante contributo, destreggiandosi con disinvoltura su vari strumenti, mentre Norah, oltre al suo consueto pianoforte, la troviamo anche alle chitarre e al basso. “Visions” è un lavoro che può fare la gioia di chi ama le calde e viscerali sonorità dei dischi di Otis Redding, James Taylor, Carole King e Joni Mitchell, ma anche orecchie più giovani, amanti della buona musica, potranno appassionarsi a quest’opera, che aggiunge un nuovo tassello alla discografia di Norah Jones, una discografia che si è sempre mantenuta su brillanti livelli, spaziando su varie sonorità, ma trovando spesso nelle sonorità pop-jazz e soul vintage il suo apice artistico.
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