Animali vivi come portachiavi: la Cina si riconferma tra i primi posti anti-animalisti

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Non bastavano le brutalità inferte ai poveri cani, gatti e procioni destinati a diventare pellicciotti invernali, ai poveri squali privati delle loro “prelibate” pinne e rigettati mutilati in mare, alla violazione di ogni tipo di limite imposto per l’emissione di gas tossici nell’atmosfera, alle stragi di tigri, la Cina riconferma il suo non-rispetto per ambiente ed animali proponendo un portachiavi formato da una bustina dalle dimensioni alquanto ridotte contenente acqua dove piccole tartarughe, pesci o rane acquatiche agonizzano fino alla morte entro pochi giorni.

 

Qualcuno parla di bufala, fatto sta che esistono delle immagini di questi portachiavi che verrebbero venduti come porta fortuna. I dubbi sulla veridicità si sono verificati constatando che dopo aver firmato on-line la petizione internazionale contro la Cina, uno dei più noti social network chiede all’utente di poter accedere alle proprie informazioni, proposta che tuttavia può essere rifiutata.

 

Nel dubbio un click non costa nulla, ma può comunque rendere forte l’opposizione a tali fenomeni, promuovendo la formazione e la diffusione di una coscienza volta al rispetto delle forme viventi che abitano insieme all’uomo la Terra, organismi la cui preservazione è fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio naturale del pianeta, purtroppo continuamente compromesso da quella che sento di poter chiamare semplicemente ignoranza verso le conseguenze che tali processi distruttivi comportano.

 

Il portachiavi cinese è solo un piccolo orribile esempio che dovrebbe far riflettere. Se non viene data importanza ad una piccola tartaruga che muore soffocata in un portachiavi…come possono essere  trattati gli animali utilizzati nell’industria alimentare, tessile e cosmetica? Anche se il processo è difficile da fermare, la cosa che ognuno di noi, in base alla propria personale sensibilità e possibilità, può fare, è cercare di boicottare i prodotti che prevedono lo sfruttamento o la sperimentazione su animali, provocandogli sofferenza in vita ed infine una morte dolorosa.

 

Chiara Driussi

 

Foto: brasilitalia-doiscoracoes.blogspot.it

 

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