Londra, attentato a London Bridge

E’ un paradosso ma, per solito, è un amico o un parente che, dall’Italia, ti avverte. “Tutto bene?” ti scrivono, e tu capisci che a Londra è successo qualcosa di brutto.

Allora controlli l’Ansa e la BBC e lo scopri: un furgone sui pedoni a London Bridge. Diversi feriti. Forse morti. Forse un uomo con un coltello.

Le notizie sono confuse ma la prima cosa che pensi è: dove sono i miei amici?

Sai che Flavio è a teatro. Allora gli scrivi “London Bridge chiuso per un incidente, non incastrarti nel traffico” e in realtà non ti interessa se si trova in un ingorgo, vuoi solo sapere se sta bene ma non vuoi spaventarlo.

Flavio risponde subito “Grazie, tesoro, il driver lo sapeva e ha fatto un’altra strada” e tu sei contenta perché è tutto ok, perché le persone cui vuoi bene sono al sicuro.

Intanto la BBC aggiorna le informazioni: tre uomini con lunghi coltelli colpivano i passanti lungo Borough Hight Street, e pensi che, lì, per quella strada, hai camminato un miliardo di volte.

Inizi ad ascoltare i rumori che vengono da fuori, le sirene della polizia, forse qualcuna più del solito, ma anche i soliti, familiari e rassicuranti rumori dei treni e delle macchine, segno che la vita continua a scorrere come sempre, che la gente sta tornando a casa dopo i bagordi del sabato sera.

La Metropolitan Police twitta indicazioni da seguire in caso di pericolo: “run, hide, tell”, correte, nascondetevi e silenziate il cellulare, telefonate al 999.

Ma ancora una volta la paura non ferma Londra ed i suoi abitanti. Chi abita in prossimità di London Bridge inonda Twitter di inviti: se siete bloccati a London Bridge ed avete bisogno di una tazza di tè o di un posto dove stare tranquilli, abito ad un passo, scrivetemi. Centinaia di messaggi dello stesso tenore.

È successo qualcosa di terribile ma è senza speranze chi pensa di poter piegare questo Paese che, anche nei momenti più difficili, rimane unito, forte e generoso.

Foto di Nawrast Sabah da Pixabay

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