La donna-ponte e il quaderno nero

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Una vita coniugale piatta, due figli sul punto di prendere la propria strada, un quaderno nero in cui annotare i propri pensieri. Sono questi gli elementi di base di Quaderno proibito (1952) di Alba de Céspedes. Ingredienti che mescolati danno vita a una vicenda interiore che porta una madre lavoratrice dei primi anni Cinquanta a guardare oltre i suoi ruoli per riscoprirsi ancora giovane, ancora donna. 

Il quaderno proibito

Tutto comincia una domenica di novembre del 1950.  È una bella giornata di sole, la quarantatreenne Valeria Cossati esce di casa per andare a comprare le sigarette al marito e entrata in tabaccheria lo vede: un quaderno con la copertina nera che la chiama. All’epoca, di domenica i tabaccai potevano vendere solo tabacchi. Ma presa da una necessità improvvisa Valeria insiste per comprare anche il quaderno. «Ne ho bisogno, ne ho assolutamente bisogno» dice. E il tabaccaio glielo vende di nascosto, raccomandandosi di nasconderlo sotto il cappotto. 

È così che un semplice quaderno nero diventa proibito. Proibito per le circostanze che l’hanno portato tra le mani di Valeria, proibito perché segreto e per i segreti che conterrà. Più che un oggetto è un luogo, piccolo ma abbastanza ingombrante da non sapere dove nasconderlo. Per tutto il romanzo la protagonista non farà che cambiargli posto e temere che qualcuno lo trovi o la sorprenda a scriverci sopra. Questo perché in casa non c’è un singolo spazio che sia solo suo, né un singolo momento. 

La crisi della donna-ponte

La casa è la metafora della vita di Valeria. Un’esistenza consumata tra obblighi familiari e abitudini da mamma perfetta in cui non c’è posto perché la sua femminilità e la sua individualità possano esprimersi. Perfino il marito la chiama mammà e questo la fa soffrire. Così pagina dopo pagina, riflessione dopo riflessione, questa donna si rende conto che sotto la superficie del come dev’essere c’è il desiderio di cosa vuole e può ancora essere. È a questo punto che la mamma che non può sottrarsi ai propri doveri e la giovane che vuole partire per un viaggio romantico a Venezia si scindono in lei.

La crisi che la De Céspedes ci racconta non è soltanto quella di una donna, ma di un’intera generazione di donne che ormai non si riconoscono né nelle proprie madri né nelle proprie figlie. È il conflitto interiore delle donne-ponte. Scrive Valeria: «Appartengo a due mondi diversi: l’uno che è finito con quel tempo, l’altro che è nato da esso. E in me questi due mondi si scontrano, facendomi gemere. […] Forse io sono solo quel passaggio, questo scontro». Il primo mondo consiste nel rigido sistema di valori morali che da sua madre, attraverso di lei, si è trasmesso al figlio Riccardo. Il secondo appartiene alla figlia Mirella che si proietta verso un futuro di libertà e emancipazione. 

Un po’ Riccardo e un po’ Mirella

La sfida delle donne-ponte come Valeria è quella di accettare che le regole morali che hanno guidato tutta la sua vita possano essere fallaci. E nel frattempo ammettere che anche lei in fondo è attratta dalla vita più trasgressiva delle donne moderne. Valeria infatti non lavora solo perché la sua famiglia è in ristrettezze economiche, ma anche perché in ufficio trova lo spazio che a casa le manca. Dunque non è solo il vile e fragile figlio Riccardo a somigliarle. Le somiglia anche la dirompente Mirella, benché per una buona parte del libro venga presentata come la sua antitesi. 

Riccardo ricorda la madre nei fatti che la vedono vile e passiva, Mirella nel desiderio ardente di affermare la propria individualità. Valeria sa che chi non ha il coraggio di infrangere le regole deve «scegliere la propria linea di condotta», affermarla presso se stesso e gli altri, «e poi dimenticare quei gesti, quelle azioni che sono in contrasto con essa». Ma sa anche che dopo essersi raccontata nel quaderno e aver scoperto l’altra parte di sé, accettare questa sorte con serenità non è più possibile. Allora deve scegliere: rompere definitivamente con il passato oppure bruciare il quaderno e dimenticare.

Foto di Victoria_rt da Pixabay 

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