Se a decidere è il “popolo” sovrano

Oggi InLibertà inaugura una nuova rubrica: “Scripta Manent” a cura del collega giornalista Umberto Fausto Silvestri. Un nuovo strumento di approfondimento che spazierà liberamente dall’attualità alla politica, fino allo sport e all’ambiente e renderà l’informazione del nostro periodico ancora più completa, esauriente e accattivante. Buona lettura. 

Promesse elettorali

Se dovessimo calarci nella parte del tanto evocato “popolo”, quello che conta, che vota e fa volare nei sondaggi le forze di governo e nei “bar dello sport” di tutto il paese tifa per l’approvazione delle promesse elettorali, dalle pensioni a Quota cento al Reddito di cittadinanza fino al rimpatrio dei clandestini e alla fine della povertà, saremmo parte anche noi della  più grande presa per i fondelli collettiva verificatesi in Italia dal dopoguerra a oggi, messa in atto dai cittadini votanti  nei confronti dei propri governanti.

Siamo invece al capovolgimento della storia e della vecchia prassi politica,  che  nemmeno il mitico Achille Lauro, “o’ Comandante” di Castellamare di Stabia di antica memoria  che aveva inventato la scarpa sinistra in dono prima delle elezioni e quella destra se veniva eletto, avrebbe saputo fare  meglio.

L’uomo qualunque

Per questo decidiamo d’astenerci, di starne fuori e  di  non partecipare all’inganno collettivo dell’uomo qualunque che, come si dice a Roma,  in attesa dell’arrivo della calzatura giusta, opportunisticamente: “piagne il morto e frega il vivo” vantando virtù patriottiche, necessità impellenti   e un’onestà improvvisamente rivelata, in nome delle quali poter  rivendicare ai governanti di turno diritti  e privilegi anacronistici. Osannando l’uomo forte  del momento mandato dalla provvidenza a risolvergli i problemi, nell’attesa un po’ sadica  di  poterlo appendere  a testa in giù al primo timido contrario stormir di fronde.

Italiani brava gente

“Italiani brava gente” ci definì nel suo celebre film del 1965 il regista Giuseppe De Santis, creando la leggenda per lo più fasulla, rilanciata dal cinema neorealista degli anni sessanta sulla falsariga dei “Poveri ma belli”, dell’italiano certamente  guascone, chiacchierone, vitellone ma  buono, fascinoso, ingenuo e umano. 

Un popolo semmai di furbi verrebbe da pensare, un po’ razzista e incattivito come ci raccontano le cronache recenti o peggio di falsari come invece replica seccamente la Guardia di Finanza che nel suo ultimo report di alcune  settimane fa ha messo nero su bianco che: il 60/70 per cento dei cosiddetti cittadini poveri sono falsi, il 90 per cento delle prestazioni assistenziali e ospedaliere richieste  sono fasulle, gli scontrini e le fatture sono oggetti pressoché sconosciuti, l’evasione viaggia vicino a cifre con due zeri e  il risparmio privato italico è il più corposo di tutta l’Europa.

Mense Caritas

Insomma, per dirla come l’avrebbe detta il Cavaliere, Silvio Berlusconi, ridisceso da poco nuovamente  in politica e che non sempre a ragione, per come sono andate le cose negli ultimi anni, abbiamo a lungo beffeggiato: “Le mense Caritas saranno pure piene, ma i ristoranti non hanno nemmeno un posto vuoto”.

Nella foto, Totò e Peppino De Filippo in una scena del film La banda degli onesti, di Camillo Mastrocinque (1956)

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