Filosofia Vegan: il nesso tra alimentazione e comportamento

filosofia-veganMentre intorno a noi le persone muoiono per malattie cardiache, cancro, ictus cerebrale, eccetera, e gli animali vengono usati in innumerevoli esperimenti ripetitivi e inutili nel tentativo di trovare le cure a questi mali, la risposta è davanti ai nostri nasi, lì nei nostri piatti, ad ogni pasto.
(Jean Pink)

Vegan oggi, vuol dire avere a cuore la propria salute, rispettare gli animali, l’ambiente ed avere a cuore il destino delle popolazioni più svantaggiate.
Ciononostante continuano le campagne mediatiche contro chi sceglie di alimentarsi in maniera alternativa e i pochi talk show dedicati all’argomento sono condotti essenzialmente su linee unilaterali.

In linea di massima, il veganesimo viene affrontato con superficialità e sospetto, come se la causa dibattuta fosse solo frutto di deliri metafisici collettivi.
In questa rubrica vogliamo approfondire la questione sotto tutti i punti di vista.
Oggi inizieremo con delle tematiche di “contorno” che non possono e non debbono trascendere al di fuori della realtà che vi illustriamo.

“Solo gli stupidi non cambiano idea”.
Parliamo soprattutto delle conseguenze delle proteine della carne sul comportamento umano.
A fornirci qualche dettaglio, l’attivista Vegan Nino Malgeri, da anni impegnato a persuadere le menti di chi ha voglia di mettersi in discussione.

Secondo il pensiero Vegan, come incide l’assunzione di proteine della carne sul comportamento umano?
Moltissimi sono gli animali che forniscono all’uomo le proteine della loro carne a scopo alimentare. Tali proteine creano indubbiamente nell’uomo aggressività, violenza, odio e insensibilità morale: si può pertanto affermare che la carne influisce negativamente sul comportamento umano. Al contrario, il vegetariano crea le basi per un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, socievolezza e condivisione. Oggi, le affermazioni e le intuizioni di grandi uomini contrarie al ricorso alle proteine della carne possono avvalersi anche della chimica dei neurotrasmettitori e della neurobiologia, discipline scientifiche che spiegano come, e per effetto di quali alimenti, si creano determinati comportamenti nell’uomo. Conseguentemente, noi possiamo oggi operare con accresciuta sicurezza delle scelte consapevoli tra i vari cibi, preferendo alcuni ed evitando altri. Occorre, fra l’altro, respingere l’affermazione che la violenza é insita nella natura umana: nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l’alimentazione carnea. Questo immane prelievo, a scopo alimentare, di proteine dal mondo animale influisce profondamente sul comportamento umano. In linea generale, in condizioni di vita naturale, gli animali carnivori sono feroci e aggressivi, mentre quelli non carnivori sono pacifici e socievoli. Un’altra facile constatazione: la graduale riduzione dell’aggressività dell’uomo a misura che esso passa da una dieta comprendente molta carne a una dieta che esclude i cibi iperproteici e in particolare la carne. È noto anche che i cani, sebbene in natura siano carnivori, se si vuole che montino con efficacia la guardia e aggrediscano persone a loro sconosciute, debbono essere alimentati con razioni di carne superiori al normale. Analogamente, se si vuole, in tempo di guerra, impiegare degli uomini in azioni belliche molto rischiose, occorre dar loro abbondanti razioni di carne, utilizzata come una droga atta a sviluppare aggressività, violenza e insensibilità morale.
Nell’Iliade di Omero si narra di festini a base di carne, ai quali prendevano parte i guerrieri, tra una battaglia e l’altra. Seneca faceva notare che tra i mangiatori di gran quantità di carne si annoverano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassinii, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra hanno un comportamento mite.

Perché ritieni che vi sia un nesso tra guerre e alimentazione?
Dopo aver finito di leggere “L’inverno del mondo” di Ken Follet, ho iniziato la lettura de “I giorni dell’eternità” sempre dello stesso autore: l’affascinante racconto di un’epoca ricca di svolte la cui eco si fa ancora sentire ai giorni nostri. Erano gli anni della contestazione e dei grandi movimenti di massa, anni in cui la lotta per la supremazia tra blocco sovietico e blocco occidentale, con il pericolo ricorrente di un conflitto nucleare apocalittico, ha influenzato la vita di milioni di persone, storie che si intrecciano nel periodo che va dagli anni sessanta fino alla caduta del muro di Berlino, passando attraverso eventi sociali e politici tra i più drammatici del secolo scorso: le lotte per i diritti civili in America, la crisi dei missili di Cuba, la Guerra fredda, gli omicidi dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King, il Vietnam, il colpo di Stato in Cile e la strategia della tensione nel nostro paese.
Queste letture mi hanno fatto ripensare a Giambattista Vico ed al suo pensiero sui corsi e ricorsi storici e credo che in questo momento storico come non mai tutto ciò che si sta muovendo sul pianeta possa essere il sintomo della possibilità di una nuova catastrofe come una terza guerra mondiale oppure della fine del periodo caratterizzato dal potere detenuto dall’aristocrazia dei più forti. Credo che questa seconda auspicabile eventualità possa essere possibile se milioni di individui abbracceranno la filosofia vegan, basti pensare all’effetto deleterio che le proteine animali producono sull’organismo umano rendendolo aggressivo e violento (da Igienenaturale.it). Manca la cultura antispecista, quella che rifiuta ogni genere di sfruttamento e sopraffazione verso gli animali e soprattutto le informazioni si propagano come onde anomale, per “sentito dire” e non per reale conoscenza della materia.

Che consiglio daresti a chi ci legge?
Se noi umani riuscissimo a liberarci delle pastoie che il sistema comunicativo ci inculca quotidianamente e ci avvicinassimo con empatia ai nostri amici a quattro zampe, potremmo vivere in armonia e nel rispetto dell’ambiente, basterebbe seguire per esempio:
In base a quali criteri ciascuno di noi sceglie, tra tutti gli animali, chi amare e chi mangiare?
Tradizioni, cultura, società, famiglia, abitudini: chi mangia gli animali (ma solo certi animali, quasi mai tutti) si è semplicemente adattato alla situazione esistente.
In realtà non siamo noi a decidere se e quali animali mangiare, perché altri hanno scelto per noi.

Da Vegan, cosa pensi di chi si reputa animalista e mangia carne? O di chi osteggia la caccia ma gradisce le bistecche, o di chi ritiene immorale mangiare certi animali?
Per noi Vegan non si può essere animalisti ed avere un animale nel piatto. Non si può odiare la caccia per attività venatoria e mangiare bistecche.
C’è poi chi trangugiare tranquillamente mucche, maiali e galline e mai mangerebbe un gatto (a parte purtroppo certe eccezioni) e ancora più difficilmente un cane. Perché? Qual è la differenza tra l’intelligenza e l’affettuosità di un cane e quella di un maiale?

Perché siamo carnivori?
In realtà non siamo noi a decidere se e quali animali mangiare, perché altri hanno scelto per noi. Ci hanno abituato a mangiare carne e la mangiamo….Non esiste tuttavia un testo scientifico che attesta che siamo onnivori. Lo siamo perché abbiamo la possibilità di esserlo e perché in passato, in epoca di carestia non ci piaceva restare a digiuno.

Ci riassumi l’etica Vegan?
Chi sceglie di vivere vegan prende oggettivamente atto che gli animali (tutti e non solo alcuni) non sono cibo, bensì esseri senzienti in grado di provare piacere e dolore, gioia ed emozioni, angoscia e paura… e sono anch’essi in grado di amare e di soffrire!
Gli animali che arrivano nei piatti di chi mangia carne nascono e vivono le loro brevi e innaturali vite in enormi capannoni maleodoranti fatti di cemento e di sbarre dove non è assolutamente possibile vivere secondo la loro natura: sono stati così trasformati da incredibili esseri viventi in semplici oggetti.
Vittime innocenti del nostro spietato sistema economico e produttivo, miliardi di creature vivono le loro non-vite in gabbie anguste e in spazi sovraffollati, senza mai vedere il cielo né un prato verde, senza conoscere il sole, l’aria, la minima libertà di movimento e di relazione con gli altri animali della loro specie.
Noi vegani non li mangiamo perché il loro sistematico massacro è un atto di violenza brutale e non necessaria che abbiamo il potere di fermare con le nostre scelte… e noi vogliamo spezzare le catene di tutta questa immensa e inutile sofferenza.
Essere vegan ci consente di prendere le distanze da un sistema pesantemente basato sullo sfruttamento e sul dominio, valorizzando invece il rispetto per ogni forma di vita.
Perché dalla sistematica violenza verso gli animali nascono poi la maggior parte delle altre forme di violenza e di sopraffazione… ad esempio sappiamo che la caccia è sempre servita per esercitarsi nella guerra e – come già scriveva Erasmo da Rotterdam – “a forza di sterminare animali, si è capito che anche sopprimere l’uomo non richiede un grande sforzo”.

Tra le tue missioni, ci piace ricordare la realizzazione di oasi o rifugi per gli animali scampati ai macelli. Di cosa si tratta?
Ci sono luoghi chiamati santuari o rifugi dove dei volontari si occupano di riscattare e di accudire gli animali recuperati dai luoghi del terrore.
Grazie a queste oasi gli animali si riappropriano della loro vita scoprendo cosa significa essere liberi. Questa libertà non è una concessione straordinaria, ma è un diritto, quel diritto tanto violato ma fondamentale per l’esistenza di ogni essere vivente. Spesso nell’immaginario comune gli animali considerati da “reddito” non necessitano di attenzioni particolari,come affetto e premura, al contrario ci si avvale spesso del potere di crearli e distruggerli a nostro piacimento.
Gli animali da reddito e quelli da affezione hanno le medesime esigenze: vivere liberamente la propria vita senza nessun controllo specista che definisca chi ha più o meno diritti.
Per questo motivo è importante conoscere e diffondere l’esistenza di questi rifugi, dove protezione e cure sono antispeciste, dove vige il rispetto e l’uguaglianza.
Qui nessuno ha il terrore negli occhi aspettando una morte violenta, qui l’indifferenza non è contemplata, qui essere liberi è realtà.

Attraverso il sito www.animaliliberi.org (da: Essere Animali) troverete i contatti dei rifugi esistenti e le loro informazioni.

Conclusioni
Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di diseguaglianza, la classe, la razza e il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell’inarrestabile cammino del genere umano verso l’eguaglianza. E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un’estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire? Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano.
(Norberto Bobbio)

di Simona Mazza

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