Da zero a dieci: i voti a Sanremo 2016

fe25ef5ff410a1c750519c41aa7c2cc1-kidE-U1070127518643PkB-1024x576@LaStampa.itVoto zero ai due gruppi più follemente geniali della kermesse: i Bluvertigo e gli Elio e le Storie Tese. Occhio, non è un voto negativo. Semplicemente, son due gruppi tanto geniali che sono impossibili da classificare con un voto. Più amletici i primi, più ilari i secondi che Sanremo ha gradito di più.

Voto uno a Valerio Scanu, che canta tecnicamente come Dio ma con l’emozione e il coinvolgimento di Frankenstein. Ci si aspettava di più, con un testo così. Delusione.

Voto due, tanti quanti sono, a Caccamo & Iurato: una partecipazione francamente poco effervescente, accompagnata da una canzone semplice come tante altre. Arrivano terzi, non si sa bene il perché. O forse un’idea ce l‘abbiamo: la rendita. Lei da Amici, lui da vincitore dell’ultimo Sanremo Giovani…

Voto tre, anche loro tanti quanti sono, ad Aldo, Giovanni e Giacomo. E, credetemi, mi si stringe il cuore. Perché anche chi vi scrive appartiene a quella generazione che li ha amati. Ma gli anni passano e, di fatto, i tre comici non sanno rinnovarsi. Lo spettacolo proposto da ospiti nella seconda serata è una minestra riscaldata…

12729375_1035028843238949_5546699517120276045_n_oggetto_editoriale_720x600Voto quattro a Magdalina Ghenea. Un favore, spiegateci cos’è. Una valletta? Una conduttrice? Una co-conduttrice? Più facile che sia la classica bella di Sanremo, quello sì, ma comunque scialba e un pochetto insipida. C’era di meglio, senza dubbio…

Voto cinque a Gabriel Garko. Bersagliato dal pubblico dei social, il bel Tonio Fortebracci se l’è cavata con tanta, ma tanta autoironia. E ha fatto bene. Garko si è messo in discussione ed è stato al gioco, recitando un ruolo che non gli appartiene. La sufficienza, francamente, sarebbe stato troppo: quindi 5, senza metterlo al patibolo.

Voto sei al presentatore, Carlo Conti. La finale di sabato ha raggiunti livelli altissimi di audience. Il grande merito del conduttore toscano sta tutto nelle sue origini radiofoniche: tempi rispettati alla perfezione e grande capacità nel lavoro di spalla. Insomma, molto accompagnatore e poco accentratore. Se avesse evitato quel mezzo scivolone preventivo su Juventus-Napoli il voto sarebbe stato anche più alto.

Voto sette e aggiungiamo pieno ai rapper del mezzogiorno, i signori Hunt e Clementino. Voto sette perché avevano tutto da perdere: arrivavano da una terra malmenata e portavano musica si innovativa ma non vista di buonissimo occhio. E invece…hanno infervorato l’Ariston, con ritmo, entusiasmo e tanta adrenalina. Negli occhi e negli orecchi, chissà per quanto, il tributo a De Andrè di Clementino nella serata cover, con una “Don Raffaè” rivisitata ma di grande impatto.

Serata di apertura del Festival del Cinema di Roma 2013Voto otto a quella assoluta mattatrice che è stata Virginia Raffaele: un’artista vera, competente, divertente, a tratti esilarante e mai offensiva. L’ imitazione migliore, a parere di chi scrive, resta quella della Fracci. Poi via via le altre: dalla Ferilli a Belen, passando per la Versace e per la Vanoni, assaggiata nell’edizione del 2015. Verrà ricordata come una delle note più liete di questo Festival, ma non solo: c’è da scommettere che la sua carriera subirà ora una bella spinta, una spinta più che meritata.

Voto nove alla scelta degli ospiti, mai così azzeccata. I picchi di share, ma anche quelli dell’applausometro dell’Ariston, si sono avuti quando sul palco non c’erano i concorrenti. I vari Renato Zero, Elisa, Ramazzotti, Ellie Goulding, i Pooh, Hozier, Roberto Bolle, Laura Pausini, Elton John, Will.I.Am, Nino Frassica, Enrico Brignano: tutti loro sono stati protagonisti, forse anche più dei cantanti in gara. Se è vero che Sanremo non è più un festival bensì un vero e proprio show televisivo, nomi del genere erano e sono una garanzia.

Voto dieci, non potrebbe essere altrimenti, ai vincitori: quegli Stadio che hanno reso l’Ariston uno stadio. La loro “Un giorno mi dirai”, bella musicalità e gran testo, fu scartata nel 2015 e ha vinto nel 2016: una vittoria che sa di rivincita, soprattutto alla luce di una carriera quarantennale troppo spesso sottovalutata. Così come lo fu Vecchioni nel 2011, gli Stadio sono la dimostrazione pratica della manifesta superiorità del cantautorato storico, che partecipa raramente ma che quando lo fa, vince.

Voto 10+ a un uomo che ha fatto commuovere tutti, vergognare in molti e riflettere in parecchi: parliamo di Ezio Bosso e questo Sanremo che chiude i battenti non ha avuto cosa migliore.

di Antonio Fioretto

foto: lastampa.it – elle.it

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