La Roma e il suo Stadio, perché a Pietralata

stadio roma

La Roma e il suo Stadio. È in corso di presentazione al comune, da parte della AS Roma, il progetto per il nuovo stadio. L’impianto dovrebbe sorgere a Pietralata. Perché proprio lì? Le ragioni di questa localizzazione vanno ricercate molto indietro nel tempo. Addirittura agli anni sessanta. La possibilità di realizzare di un nuovo Stadio sorse invece con l’approvazione della cosiddetta “Legge Stadi”. Cioè, di alcune disposizioni della Legge finanziaria 2013-14.

La norma statuiva in particolare una semplificazione delle procedure. Così che anche in Italia, come in Inghilterra, si realizzassero nuovi e moderni stadi di calcio. Oltre Manica, infatti, si potevano già ammirare numerosi stadi, veri gioielli di architettura. Il nuovo Stadio di Wembley, l’Emirates Stadium dell’Arsenal o l’Olimpico di Londra dove gioca il West Ham Utd. A dir il vero anche in Italia si erano già avuti alcuni impianti nuovi o ricostruiti. L’Allianz a Torino o il Mapei a Reggio Emilia.

Il solo disegno di legge stimolò l’allora Presidente della Roma James Pallotta. Nel febbraio del 2012 Pallotta incaricò Cushman & Wakefield, leader mondiale nel settore immobiliare per l’individuazione dell’area. Dopo aver vagliato 80 possibili siti, nel dicembre dello stesso anno emerse l’area di Tor di Valle. Ivi era situato il dismesso ippodromo omonimo. Proprietaria era Eurnova del costruttore Luca Parnasi.

La Roma e il suo Stadio, l’iter che seguì Tor di Valle

Accordatasi con Eurnova, la Roma presentò il primo progetto dello Stadio nella primavera del 2014. Nel dicembre del 2014 l’amministrazione comunale di Ignazio Marino approvò la delibera di manifestazione di pubblico interesse. Insediatasi poi Virginia Raggi, a giugno del 2016 si ebbe la prima Conferenza dei Servizi. Il M5S era contrario al nuovo Stadio. Raggi, tuttavia, riuscì a mediare le esigenze del suo partito (febbraio del 2017). Lo Stadio si sarebbe fatto ma con il taglio delle torri previste nell’area a disposizione dell’impianto.

Fu allora adottata una seconda delibera di pubblico interesse nel giugno 2017. Infine una seconda Conferenza, approvò in via definitiva il progetto a gennaio del 2018. Tutto a posto, allora? Macché! La realizzazione del progetto abortì per le vicissitudini del costruttore Luca Parnasi. I creditori di Eurnova infatti pignorarono i terreni di Tor di Valle. Per la Roma, il costo dell’impianto diventò finanziariamente insostenibile.

James Pallotta decise di cedere addirittura la Roma. Al suo posto arrivò il suo connazionale Dan Friedkin. Questi chiese al Comune di revocare l’interesse pubblico sull’area di Tor Di Valle. Il Comune assentì il 5 luglio 2021, anche per non far lievitare il valore dei terreni privati. Contestualmente, però, Friedkin individuò altre tre aree per il nuovo progetto (Pietralata, Ostiense, Tor Vergata). Il Comune espresse il suo gradimento per Pietralata, una zona semicentrale rimasta libera.

La Roma e il suo Stadio, a Pietralata in principio era lo SDO

Per capire i motivi per i quali la zona di Pietralata sia ancora inedificata bisogna tornare ancor più indietro. Nel 1962 il Comune adottò il Nuovo Piano Regolatore, approvato nel 1965 dal Ministero dei Lavori Pubblici. Quell’atto pianificava la Roma del duemila prevedendo cubature per oltre 5,5 milioni di abitanti. Perno del PRG era la realizzazione dl cosiddetto “Asse Attrezzato”.

Si trattava di un asse viario che metteva in collegamento A1(Milano-Roma) e A2 (Roma-Napoli). Attraversava inoltre 4 futuri centri direzionali: Pietralata. Tiburtino. Casilino e Centocelle. L’idea era quella di trasferire in essi le sedi dei ministeri ubicati nel centro storico. Il tutto veniva denominato SDO (Sistema Direzionale Orientale). Giungiamo al 1980, circa, senza che nulla di tutto ciò fosse stato attuato.

Il sindaco Petroselli rimise mano alle previsioni del PRG mettendole in discussione. Riteneva, infatti, che fosse inutile convogliare a Roma-SDO il traffico autostradale che da nord si dirigeva direttamente a Napoli e al sud. Tra l’altro l’ANAS stava progettando, in proposito, la bretella Fiano-San Cesareo e pensava alla triplicazione del GRA. Petroselli propose quindi una variante che tagliava drasticamente il collegamento tra autostrade e asse attrezzato. Di questo sarebbe sopravvissuto solamente un raccordo stradale tra Via di Pietralata e l’aeroporto di Centocelle. Unica sua funzione il collegamento dei quattro centri direzionali tra loro.

L’accantonamento dello SDO e la trasformazione della sua destinazione urbanistica

Passarono altri anni. Roma non crebbe più come ai tempi del boom. I ministeri non ne vollero sapere di trasferirsi nello SDO. Per decongestionare il centro, allora, si ritenne sufficiente trasformarlo in una enorme ZTL. Fu forse all’epoca che nacque tale espressione.

Con l’avvento del Sindaco Rutelli si ritenne indispensabile prevedere più verde nella periferia. Quindi: due delle aeree direzionali furono destinate a verde. L’area di Centocelle, insistente sull’ex aeroporto omonimo e quella del Casilino che divenne il Parco di Villa Gordiani. Alla fine degli anni novanta scomparve anche il Centro Direzionale Tiburtino che doveva sorgere nell’area dell’ex scalo San Lorenzo. Si approvò infatti la trasformazione della Stazione Tiburtina in Grande Stazione TAV. Lo scalo San Lorenzo ne divenne una specie di dependance, rimanendo di proprietà delle FFSS.

Negli anni 2000, con l’Amministrazione Veltroni, ciò che restava dell’Asse Attrezzato fu eliminato del tutto. Al suo posto fu realizzato un grande tunnel che avrebbe consentito alla tangenziale est di bypassare la Circonvallazione Nomentana. Fu l’ultima grande opera eseguita a Roma. Dopo di che, con le amministrazioni Alemanno, Marino e Raggi, tutto rimase fermo.

La Roma e il suo Stadio, ecco perché a Pietralata

Ora, per la localizzazione del nuovo Stadio resta comunque l’area ex-SDO di Pietralata. In essa, con gli anni, giunse la Metro B, con la fermata metro Quintiliani. Provenendo da Termini e Tiburtina con tutti gli scambi ferroviari del caso. Pietralata è inoltre collegata con la nuova tangenziale est di cui sopra è cenno. Questo ha fatto dell’ex centro direzionale l’area più appetibile della città edificata.

Le difficoltà, sulla via dello Stadio, non sono tuttavia poche. Per prima cosa l’esproprio delle aree non di proprietà comunale (circa il 70%). Soprattutto quelle sulle quali insistono insediamenti abitativi abusivi e non. Il ché comporterebbe il reperimento di alloggi/aree alternativi/e con le conseguenti procedure di assegnazione. Per questo ancora non sono stati avviati i lavori del Polo delle Biotecnologie della Sapienza, progettato nel 2007, in area limitrofa a quella del futuro Stadio.

Fatti due conti il Polo Universitario, pur essendo partito con ben 14 anni di vantaggio sullo Stadio, ancora non vede luce. Dovremo aspettare altri 15 anni per lo Stadio della Roma oppure l’Università saprà tirargli in qualche modo la volata, facendo risparmiare tempo? Ai posteri l’ardua sentenza.

Foto di Pexels da Pixabay

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