Voce al Top: i segreti del Belcanto di Salvatore Cilia 

Avere una “voce al top” è possibile? Il cantante lirico Salvatore Cilia, uno dei più autorevoli specialisti italiani in analisi vocale, svela i segreti della giusta tecnica canora 

Voce al Top: il progetto di Salvatore Cilia   

S.M. Le sue impeccabili analisi vocali sul canale YouTube vocealtop.com hanno portato alla ribalta il suo nome nell’arco di poco tempo. Chi è Salvatore Cilia e come è nato il progetto?

S. C. Mi sono appassionato alla musica fin dall’infanzia, guidato dai miei genitori che volevano farmi studiare l’organo per suonare in chiesa. Crescendo, fui incuriosito da una mia amica che aveva da poco iniziato a prendere lezioni di lirica. Sentendola all’azione, rimasi impressionato dalla trasformazione della sua voce.

Sembrava un’altra persona! Questo mi portò a spostare l’attenzione dallo studio del pianoforte al canto. 

All’epoca stavo preparando gli esami in conservatorio, ciononostante decisi di rivolgermi a un insegnante di canto, anche se non avrei mai pensato di studiare lirica.

Parallelamente agli studi presso il Conservatorio di Ferrara, avviai un’attività di commercializzazione di computer. Poi la svolta durante il lockdown. Quando tutto il mondo era confinato dentro casa e le imprese soffrivano a causa delle restrizioni, mi resi conto che in realtà avrei potuto trasformare la mia passione in qualcosa di concreto per me e per gli appassionati di musica. Decisi pertanto di aprire il mio canale YouTubevocealtop.com“. I risultati furono immediati e incredibili.

Stonati alla riscossa

S.M. Possono cantare tutti, anche i cosiddetti “stonati”?

S.C. Sì, ma dipende dove e che cosa. Negli ultimi due anni e mezzo ho ascoltato tantissime voci, anche quelle di persone che si definivano “stonate” o che presentavano evidenti difficoltà di intonazione. Per esperienza personale, posso dire che, se si ha volontà e ferrea determinazione, si possono fare enormi progressi. Ricordo ancora un paio di studenti, dei “casi disperati” per così dire, che hanno terminato il corso avanzato in maniera stupefacente. Per me e anche per loro è stata una grande soddisfazione.

Ovviamente, se non si è particolarmente dotati o predisposti bisogna faticare il doppio. Molto dipende dalla conformazione della nostra laringe, dal timbro ecc. In questi casi, magari si otterranno risultati modesti, ma di sicuro la tecnica fa la differenza. Tutte cose che, tra l’altro, possono essere utili anche nella vita quotidiana. Imparare a respirare e gestire bene la voce aiuta infatti a usare la stessa anche nel parlato, evitando così dei danni alle corde vocali. 

Voglio precisare infine che secondo una statistica condotta su un piccolo campione di persone, è emerso che solo il 4/5% di esse non riesce oggettivamente a intonare la voce. Rispondendo dunque alla domanda, appare evidente che in fondo tutti possono cantare.

Voce al top: infrangere i limiti con la tecnica 

S.M. Si possono Infrangere le barriere e i limiti, con l’ausilio della giusta tecnica?

S.C. Sicuramente con una “giusta” tecnica si possono ottenere risultati inaspettati, in termini di raggiungimento delle note acute, di potenza vocale e non solo. Di sicuro, non si può pensare di ottenere miracoli da un giorno all’altro. Occorre pazienza, perseveranza, studio, disciplina. Quando ho iniziato a prendere lezioni di canto ad esempio, la mia estensione vocale era meno di un’ottava. Tutto quello che riesco a fare oggi è frutto di una tecnica che si è perfezionata negli anni. Il punto è dunque, identificare  il metodo più corretto. 

Gli errori tecnici più comuni 

S.M. Lei parla dell’importanza del metodo corretto, della giusta tecnica. Quali sono le basi imprescindibili e quali gli errori più comuni, commessi tra l’altro da alcuni professionisti?

S.C. Purtroppo alcuni professionisti insegnano senza avere le giuste basi tecnico-scientifiche. Tra gli errori più comuni, quello di gonfiare la pancia e spingere in basso. Si tratta di accorgimenti totalmente privi di fondamento. Occorre fare attenzione a questi dettagli perché si rischia di acquisire dei difetti difficili da scardinare nel corso degli anni, anche a livello muscolare o di postura.

Il mio invito a chi si vuole avvicinare al canto è quello di evitare il “fai da te” o di studiare avvalendosi di tecniche improvvisate.

Meglio partire da zero che partire in modo sbagliato.

Quanto ai tempi, ci vogliono almeno sei mesi per sentire le prime differenze importanti.

Voce al top: l’allenamento quotidiano 

S.M. Quanto è importante l’allenamento quotidiano, in cosa consiste e quanto tempo va dedicato all’esercizio e al riscaldamento?

S.C. L’allenamento è alla base di tutto se si vogliono ottenere risultati tangibili. Si inizia con degli esercizi di riscaldamento vocale da fare possibilmente tutti i giorni (per le prime settimane basta mezz’ora).

Si tratta di uno step fondamentale, per evitare di danneggiare le corde vocali. Gli altri esercizi coinvolgono il tronco, il diaframma, la parte superiore del corpo, i muscoli facciali. 

Altro punto fondamentale è la corretta respirazione costo-diaframmatica, allargando le costole, innalzando e abbassando il diaframma per almeno cinque minuti.

Infine si passa ai vocalizzi mirati sugli intervalli brevi, toni, semitoni, salti, salti inversi (dai suoni acuti ai gravi e viceversa), legato, teso, durata del fiato ecc. 

Dono di natura o esercizio?

S.M. Una bella voce, parlo ad esempio di Dimash Kudaibergen, è un dono di natura, talento o esercizio?

S.C. Sicuramente la sua è un dono di natura portato al massimo potenziamento. Eccezioni a parte, insisto sul fatto che l’esercizio possa fare miracoli. Di sicuro, chi ha un talento naturale ha più facilità di apprendimento e i risultati sono più immediati.

Quando effettuo le analisi vocali sui miei studenti, riesco a cogliere una serie di sfumature importanti (relative al range vocale e alle potenzialità), che nemmeno loro sapevano di possedere. E’ su quello che vado a lavorare. E’ un’arte maieutica che mi permette di scoprire talenti. In aggiunta, mi definisco un vocai coach, una sorta di psicologo o una guida che deve sempre motivare gli allievi, invitarli a non cedere allo sconforto quando, soprattutto inizialmente, i risultati stentano ad arrivare.

Maledette vocali! 

S.M.  Alcune vocali e fanno disperare i principianti. Perché è cosi difficile pronunciarle e intonarle? 

S.M. Nella voce femminile la “e” è un dramma, nella maschile la “o” è quella più difficile. 

Parliamo di vocali aperte o chiuse, che devono essere pronunciate e posizionate correttamente attraverso degli esercizi mirati in cui vengono esasperate. Risultato? Padroneggiando la tecnica si potrà imparare a gestirle in maniera naturale, senza provare fastidiosi sibili o tremolìi di ogni sorta. 

Voce al top per imparare i passaggi di registro

S.M. Il passaggio di registro è l’altro incubo dei principianti. Come deve avvenire affinché non si percepisca?

S.C. Il passaggio di registro è il cambio di modalità vibratoria delle corde vocali: nella voce parlata vibrano con la massa spessa. Salendo con le note, le corde si assottigliano, riducendo la loro massa vibratoria. 

Il mio primo insegnante era un negazionista del passaggio di registro “non esiste! E’ nella tua testa” mi ripeteva. In realtà, quando ci si trova nella cosiddetta “zona di transizione”, per cantare nella zona più acuta dobbiamo dare la possibilità alle nostre corde vocali di allungarsi, utilizzando muscoli diversi (tiroaritenoideo per la zona grave, di petto e cricotiroideo per la voce di testa) per gestire al meglio la voce. 

La voce di petto, quella “parlata” a un certo punto infatti non basta. Bisogna usare la “voce di testa” per arrivare agli acuti. 

Anche in questo caso, l’analisi vocale è importante perché consente di capire a quale altezza effettuare il cambio di registro, dopo aver individuato esattamente il timbro vocale di ogni studente. 

Ovviamente il cambio di registro va allenato, altrimenti si rischia di compromettere le corde vocali.

Un target variegato

S.M. Chi si rivolge a lei? Giovani, adulti, professionisti, dilettanti? 

S.C. Devo dire che da quando ho iniziato con il progetto online vocealtop.it” ho scoperto un mondo. Per anni ho cantato in un gruppo polifonico, poi con il lockdown mi sono avvicinato al canto moderno, fatto di centinaia di persone appassionate al tema e che dopo aver studiato con me hanno cambiato in meglio la loro voce. 

Per quanto riguarda il target, è assolutamente variegato. Insegno a ragazzi giovanissimi accompagnati dai loro genitori, persone adulte (non più trentenni), cantanti professionisti o esordienti, ragazzi che si esibiscono dal vivo o in chiesa e anche religiosi. 

Uso dell’Auto-Tune: Sì o no?

S.M. L’autotune è un plug-in audio che, una volta determinata la tonalità, fa ricadere all’interno delle note della scala impostata qualsiasi tono musicale emesso da chi canta. In questo modo è praticamente impossibile “steccare”.

Oltre a essere utilizzato nelle sale di registrazione, anche durante le esibizioni live, “l’aiutino” della tecnologia sta prendendo sempre più piede. Cosa ne pensa?

S.C. Finché si mantiene per la creazione di qualche frase all’interno di un brano o per dare una sonorità più moderna, l’utilizzo dell’Auto Tune non mi preoccupa più di tanto. Del resto, il progresso è qualcosa che non possiamo evitare. Tutto si evolve. All’inizio l’Auto Tune nacque per fare delle correzioni sull’intonazione nelle live. Nel corso del tempo si è tuttavia trasformato in una ricerca finalizzata a creare una voca robotizzata, che di fatto perde la sua naturalezza, annulla l’identità dell’interprete e rende il tutto estremamente artificioso. Francamente è un concetto che rifiuto categoricamente.

Intelligenza artificiale. Sì o no?   

S. M. Altra questione assai discussa negli ultimi tempi è l’utilizzo dell’AI. Penso ad esempio alla categoria dei doppiatori italiani. I contratti prevedono infatti che la loro voce possa essere liberamente utilizzata da grosse compagnie specializzate nell’Intelligenza Artificiale. Cosa che alimenta i rischi di un uso improprio della stessa, a danno dei professionisti. Cedendo i diritti sulle loro voci (pur di non perdere il lavoro) chiunque le può utilizzare a piacimento, anche per scopi fraudolenti. Addirittura in alcune liberatorie c’è scritto che la voce sarebbe state ceduta per sempre e ovunque! Può darci il suo parere a riguardo?

S.C.  Sono assolutamente contrario. Con l’AI si perde il senso intrinseco del canto. Già ci siamo allontanati tantissimo da quella che era l’idea del Belcanto, cioè la continuazione della voce parlata messa in musica. Con l’uso indiscriminato della tecnologia si perderebbe lo scopo della musica stessa, che è quello di commuovere i cuori. Nel 1500 si parlava di questo grande compito della musica, della “parola messa in musica” per emozionare. Sono arrivate così le opere comiche, poi quelle più drammatiche, che, a seconda della specifica peculiarità, erano in grado di suscitare tutte quelle emozioni che hanno a che fare con l’animo umano. L’intelligenza artificiale difficilmente potrà riuscire a commuoverci e se ci dovesse riuscire, non avrebbe niente a che fare con le persone. La voce deve rimanere nelle persone e deve anche preservarne l’identità. Dunque: assolutamente no! Combatto con i denti e con le unghie. Sia l’Auto-Tune (vedasi il suo impiego massiccio nel corso dell’ultimo Festival di Sanremo) sia l’AI sono delle aberrazioni. Ripeto, posso accettare qualche piccola concessione al modernismo, ma non deve diventare il modus operandi, altrimenti si perde di vista quello che dovrebbe essere il canto stesso. 

Una musica può fare…

S.M. Max Gazzè cantava “Una musica può fare..”. Per lei cosa può fare la musica, in un momento storico come il nostro, sommersi come siamo da notizie infauste. Come diceva Dostoevskij, “il bello può salvare il mondo?”

S.C. Nel mio piccolo, posso dire che portare la bellezza attraverso il canto è altamente gratificante. Oggi più che mai c’è bisogno di respirare qualcosa di diverso. La musica può fare questo e altro. Ci rende vivi, può migliorare l’umore, innalzare il nostro livello vibrazionale, cambiare le nostre prospettive. Unire un testo alla musica è un modo incisivo ed eterno di comunicare. Del resto il Belcanto insegnava a “recitar cantando”, giusto?

2 Risposte

  1. Benito

    Salvatore, complimenti. Una bella intervista completa che condivido in pieno su tutti i punti trattati.

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  2. Benito

    Salvatore, perchè non proponi la tua “Analisi Vocale” intervenendo personalmente in varie città italiane, ad esempio Reggio Emilia, appoggiandoti a qualche Associazione che dispone di una Sala Conferenze oppure un Hotel predisposto a tali eventi. A Reggio Emilia sono predisposti, ad esempio l’Hotel Astoria, l’Hotel Classic.
    E’ una idea, pensaci|

    Rispondi

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