Ustica: cosa è successo?

ustica15Sul disastro aereo di Ustica si è parlato tanto, ma sappiamo tutti che ad oggi la verità è ben diversa da quella che ci hanno fatto credere. Ecco allora qualche ipotesi che potrebbe avvicinarsi al reale svolgimento dei fatti.

 Già nel 1980 il New York Herald Tribune aveva accennato a un patto italo-iracheno autorizzato da Cossiga e Carter. La Commissione, presieduta dal ministro del Commercio estero Manca, da quello iracheno Hassan Alì e dal sottosegretario del petrolio Abdul Munin Alwan Samarai, si sarebbe riunita a Roma per definire i dettagli dell’accordo e stipulare il contratto. Ecco a cosa portò la riunione: l’Italia avrebbe fornito del materiale radioattivo in cambio del petrolio e l’acquisto di navi da guerra italiane della Snia Technint e Ansaldo, per un valore di 50 milioni di dollari.

Parallelamente anche la Francia aveva stipulato un accordo con l’Iraq per la fornitura di uranio arricchito da trasportare a bordo di un Airbus 300, ma il governo israeliano sionista, venuto a conoscenza della cosa, tentò di impedirlo con una serie di attentati intimidatori ed ultimatum rivolti soprattutto al nostro Governo. E cosi alcuni velivoli israeliani camuffati da mig, abbatterono il Dc9 Itavia, partito da Bologna con destinazione Palermo.

A questo punto entrano in gioco altri protagonisti, gli ufficiali Mario Naldini e Ivo Nutarelli. I due piloti erano balzati sulle pagine della cronaca perchè si era scoperto che la sera della strage, avevano condotto dei voli di addestramento sopra i cieli di Ustica a bordo di un aereo biposto TF 104 G. Non fecero mai in tempo ad essere interrogati dal giudice Rosario Priore, in quella che sarà la più lunga istruttoria della storia italiana. Morirono misteriosamente durante un’esibizione delle frecce tricolore a Ramstein.

La coincidenza era poco convincente. Sembrava strano infatti che nell’incidente fossero morti proprio i due colleghi che si erano esercitati segretamente a Ustica.

Secondo la requisitoria di Priore, l’operazione sarebbe stata condotta da americani, francesi, inglesi e libici

A sistemare le cose è intervenuta prontamente “Mamma Repubblica”, che ha cercato di depistare e insabbiare il più possibile i fatti, in nome della Ragione di Stato e così da quel 27 giugno 1980, continuiamo a fare solo ipotesi, supportate da dati che non si possono facilmente verificare.

Poco importa se l’incidente è costato la vita a 64 passeggeri, 11 ragazzi , due bambini e 4 uomini dell’equipaggio.

Cosa è successo in realtà? Due caccia Phantom F-4 (donati agli Usa) si trovavano tra Ponza e Ustica, in una zona che sfuggiva al controllo radar della difesa italiana, in attesa di colpire un bersaglio (le coordinate sono 39°43′0″N 12°55′0″ E). I missili, tuttavia, colpirono l’aereo italiano. A questo punto i due caccia di Israele (modificati e riforniti in volo), assistiti da un velivolo Sig-int, si divisero per rientrare alle rispettive basi.

Peraltro, dai tracciati radar, si vide giungere sul posto un elicottero decollato dal mare, prima che arrivassero i soccorsi giunti con notevole ritardo. Nelle vicinanze dell’ammaraggio si trovava l’unità militare italiana Vittorio Veneto, ma questa non intervenne nell’immediato. Perchè? Non è stata fornita alcuna risposta.

La scoperta più sorprendente è avvenuta grazie al sommergibile Nautile, che il 22 maggio 1988 scopre e filma dei missili nei fondali del Tirreno. Con il video è stato possibile visionare, identificando, un missile di fabbricazione francese e uno israeliano, entrambi in dotazione allo Stato di David. Proprio uno di questi avrebbe colpito l’Itavia.

La certezza deriva dal fatto che sono state ritrovate 31 sferule d’acciaio sui flap della fusoliera dell’aereo civile, cosa imputabile alla frammentazione di un missile a risonanza e non ad impatto. Infatti se fosse stato ad impatto,  l’aereo sarebbe stato ridotto in polvere.

di Simona Mazza

Fonti: archivio del Corriere e New York Herald Tribune

Foto: sudmagazine.it

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