Alluvione Emilia Romagna: effetti del clima o negligenza politica?

alluvione

L’alluvione in Emilia Romagna, con le sue varie drammaticità di morti, dispersi, aziende devastate dall’acqua e dal fango, sacrifici economici di decenni cancellati dalla furia della natura, ci fa riflettere sugli effetti del clima e dell’ambiente. 

Un alluvione: è solo colpa della violenza della natura?

Nella narrazione biblica di Noè, Dio incollerito per la violenza dell’uomo, decise di punirlo provocando il “Diluvio universale”. Oggi lo scenario non è molto diverso. A fronte della tragedia che si sta abbattendo in Emilia Romagna, si parla di furia cieca della Natura.

Sarà nuovamente la “collera di Dio” o la colpa deve ricadere sull’uomo?

A nostro avviso il vero responsabile di questi scenari apocalittici è l’essere umano, ovviamente con potere legislativo, con le sue azioni snaturate. Ad Alcide De Gasperi si attribuisce una frase che rende benissimo l’idea sull’uomo istituzionale: “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione.”

Dunque, è l’uomo il principale attore che con le sue scelte sbagliate ha la capacità di influenzare e rendere sempre più pericolosi e devastanti gli inevitabili cambiamenti climatici e fenomeni meteorologici quali alluvioni e nubifragi. 

Nel caso dell’Emilia Romagna, siamo davanti ad una politica di governo del territorio non certo impeccabile. 

In questo caso, è sempre l’uomo l’artefice del dissesto idrogeologico. Trafori e altre opere considerate necessarie per il progresso, stanno compromettendo la morfologia di un Paese che per l’82% è montuoso-collinare. Senza peraltro comprendere che montagne, colline ed alberi non sono ostacoli, ma preziosi elementi naturali per l’ecosistema e, soprattutto, strumento di contenimento.

Cementificazione: quanto ha inciso sull’alluvione?

La selvaggia cementificazione ha causato sia la distruzione delle risorse idriche, con il conseguente aumento della siccità, sia l’impermeabilizzazione del suolo. Cosa che espone al rischio frane. 

Lo confermano i dati ISPRA (Istituto Superiore per La Protezione e la Ricerca Ambientale) nel Rapporto dedicato al tema della impermeabilizzazione del suolo. Stando agli ultimi studi, in Emilia-Romagna «si consuma suolo perfino nelle aree protette (più 2,1 ettari nel 2020-2021), nelle aree a pericolosità di frana (più 11,8 ettari nel 2020-2021) e nelle aree a pericolosità idraulica».

Alluvione e cementificazione: quanto ha influito la negligenza politica?

Negli ultimi tempi abbiamo notato come la politica usi la scienza come concetto che preclude ogni dibattito. Per esempio, quando si vuole asfaltare e cementificare una parte del territorio nazionale, la politica mostra indifferenza davanti ai rischi esposti dagli esperti, dando più ragione agli interessi economici.

Tornando alle responsabilità politiche, la Regione amministrata da Stefano Bonaccini vanta un triste primato, quello cioè di essere la prima in Italia per cementificazione e la terza per consumazione di suolo nelle aree alluvionali. Tuttavia, ieri, ai microfoni di Sky Tg24 il presidente dell’Emilia-Romagna, intervistato dopo l’incontro con la Premier Giorgia Meloni, tra le altre cose ha detto “Serve in questo momento una semplificazione burocratica, perché bisogna fare bene e in fretta”.

I dati ISPRA, però, indicano che «tra il 2020 e il 2021, si è costruito per 78,6 ettari nelle aree ad elevata pericolosità idraulica e per 501,9 in quelle considerate a media pericolosità, oltre la metà del consumo di suolo nazionale con quel grado di pericolosità idraulica».

Nello specifico, ISPRA sottolinea che la provincia di Ravenna (ha registrato migliaia di sfollati a causa dell’alluvione) «è stata la seconda provincia regionale per consumo di suolo nel 2020-2021, occupando ben 114 ettari, pari al 17,3% del consumo regionale». I numeri sono eloquenti sul nesso cementificazione- alluvione.

A sottolineare i danni di un’errata scelta politica del governo locale è anche Paolo Pileri, insegnante di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano. Ecco il suo commento su Altreconomia, «In pochi anni – e con questi governanti – la Regione è arrivata ad avere una superficie impermeabile dell’8,9% contro una media nazionale del 7,1%. E tutti sappiamo perfettamente che sull’asfalto l’acqua non si infiltra e scorre veloce accumulandosi in quantità ed energia, ovvero provocando danni e vittime».

Il PNRR sottostima le azioni preventive  

Nella deliberazione 31 ottobre 2019, numero 17/2019/G, la Corte dei Conti aveva esaminato le modalità di funzionamento e di gestione del “Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico”. Attraverso l’analisi quantitativa della Corte dei Conti (pubblicata nel luglio del 2022), sulla gestione del rischio idraulico e del rischio alluvione, aveva poi sottolineato che si spende troppo poco per la prevenzione, evidenziato altresì dei misteriosi rallentamenti nell’attività dei centri di spesa. 

Per essere più precisi, dal 1999 al 2019 sono stati spesi circa 7 miliardi di euro per un totale di circa seimila progetti finanziati. Troppo pochi, dal momento che, stando a una stima del costo teorico per la messa in sicurezza dell’intero territorio nazionale, bisognerebbe investire almeno 26 miliardi di euro.

Anche il PNRR (Piano nazionale per gli investimenti complementari) ha sottostimato l’importanza della prevenzione, stanziando 2,49 miliardi di euro per quella che, a conti fatti, dovrebbe essere una priorità. 

Cosa possiamo fare adesso? 

La prevenzione e una vera transizione ecologica potrebbero fare la differenza. Bisognerebbe evitare di deturpare l’ambiente, agire per la messa in sicurezza dei fiumi, canalizzare le acque, rafforzando gli alvei e gli argini con casse di colmata. Bisognerebbe fare manutenzione dei canali senza, tuttavia, tagliare gli alberi sugli argini dei fiumi o sui pendii delle montagne, perché servono a frenare la violenza delle acque.

A livello politico, bisognerebbe contrastare ogni forma di abusivismo e condono edilizio e, semmai, proporre una seria normativa nazionale sul consumo di suolo. Una legge che si impegni alla riqualificazione del territorio in linea con il quadro europeo («consumo di suolo zero al 2050»), indicando le rispettive competenze di Stato e Regioni.

Poi si dovrebbe lavorare sulla cultura del verde e della tutela dell’ambiente, sensibilizzando i giovani e richiamarli all’attivismo ambientale.

Utopia? Forse, ma per il bene dei nostri figli e dei nostri nipoti, bisogna impegnarsi a farlo. Ognuno di noi con le proprie possibilità.

Papa Francesco “prendersi cura del Creato”

A proposito di cultura ambientalista, non si può non ricordare l’enciclica “Laudato Si’” di Papa Francesco, nella quale il Sommo Pontefice ci insegna che bisogna prendersi cura del Creato, perché “la terra, lacqua, le montagne, tutto è carezza di Dio”. 

O ancora, come non prendere ad esempio le parole di Benedetto XVI, quando diceva “la natura è espressione di un disegno di amore e di verità. Essa ci precede e ci è donata da Dio come ambiente di vita. Siamo dentro di essa e non al di sopra di essa. Il mondo non ci appartiene, appartiene al Dio creatore”. 

Concludiamo con la riflessione di Giovanni Paolo II: “alla radice dellinsensata distruzione dellambiente naturale c’è un errore antropologico, purtroppo diffuso nel nostro tempo. Luomo, che scopre la sua capacità di trasformare e, in un certo senso, di creare il mondo col proprio lavoro, dimentica che questo si svolge sempre sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio. Egli pensa di poter disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà, come se essa non avesse una propria forma ed una destinazione anteriore datale da Dio, che luomo può, sì, sviluppare, ma non deve tradire. Invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nellopera della creazione, luomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura, piuttosto tiranneggiata che governata da lui” (Centesimus Annus 37). 

Più chiari di così!

Foto di Hermann Traub da Pixabay

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.